Riforma della Curia, si prepara la relazione al Concistoro

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Raccontano che la bozza della nuova costituzione apostolica che rimpiazzerà la Pastor Bonus nel regolare funzioni e compiti degli enti della Curia sia lunga 66 pagine e più di 180 paragrafi. Ma sarà una versione più breve, nell’ordine della decina di pagine, quella che Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio dei Cardinali, presenterà al Concistoro sulla riforma della Curia il prossimo giovedì. Poco si sa del testo completo, che viene mantenuto riservato e conosciuto solo a pochi. Di certo il progetto è quello più volte svelato. Ovvero, l’accorpamento di più pontifici consigli in due super-congregazioni, con l’idea anche di istituzionalizzare il ruolo del Consiglio dei Cardinali e affiancarlo alla Segreteria di Stato. La novità è che in questo discorso si è inserito anche il tema della comunicazione.

Abbastanza logico, dato che il Comitato per la Comunicazione ha avuto la sua ultima riunione a Roma all’inizio di febbraio. Il tempo di raccogliere le opinioni e le ultime informazioni, prima di cominciare il rapporto finale che dovrebbero presumibilmente consegnare a settembre. Ma Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali e membro del Comitato in quota ‘Vaticano’, ha già presentato un primo ‘interim report’ al Consiglio dei Cardinali nella riunione di questa mattina. Il rapporto conteneva alcune delle indicazioni che sono state raccolte in questi mesi di lavoro: il numero di personale necessario, i costi da affrontare. E poi, l’idea di una convergenza del reparto media vaticano sotto un unico coordinamento, che sia anche un coordinamento di tipo editoriale.

Tutte queste proposte, che saranno discusse e risistemate, verranno poi portate all’attenzione del Papa. Non si è mai formalmente parlato di una Segreteria per la Comunicazione, perché questa è una decisione che spetta al Papa. Ma l’idea di un unico organismo centrale può portare all’istituzione di un dicastero ad hoc.

Un dicastero che potrebbe inglobare il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, la Congregazione per l’Educazione Cattolica e magari anche il Pontificio Consiglio della Cultura. Nel pomeriggio del lunedì, il Cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero, ha relazionato di fronte al Consiglio dei Cardinali degli scopi peculiari del ‘Ministero della Cultura’ vaticano.

La parola d’ordine è razionalizzazione. La proposta presentata da Semeraro alla riunione dei capi dicastero lo scorso 24 novembre parlava di due nuove congregazioni, Giustizia e Pace e Famiglia e Laici, ognuna di queste con cinque segretariati, che avrebbero inglobato altrettanti Pontifici Consigli. Così Giustizia e Pace includeva Giustizia e Pace, Cor Unum, Migranti, Vita ed Ecologia Umana, mentre la Congregazione Famiglia e Laici si divideva nelle segreterie per Laici, Famiglia, Movimenti Ecclesiali, Giovani e Donne.

L’ultima bozza sembra aver rovesciato le priorità almeno per quanto riguarda la proposta della Congregazione Giustizia e Pace, in cui dovrebbe prendere un ruolo preponderante il settore della Carità, presente anche nel nome.

Ma sono molte altre le proposte, che si possono leggere in controluce dal testo che il Cardinal Gehrard Mueller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha pubblicato la scorsa domenica sull’Osservatore Romano. Il cardinale distingueva in maniera precisissima Curia Romana, Conferenze Episcopali, Stato di Città del Vaticano e Sinodo dei vescovi. Così facendo, metteva anche in luce alcune delle idee scaturite dalle conversazioni: quella di spostare alcune competenze di pontifici consigli e congregazioni alle conferenze episcopali; quella di dare una maggiore preponderanza al sinodo dei vescovi, la cui Segreteria Generale sarebbe dovuta essere stata inquadrata in una struttura di governo centrale con più Segreterie (di Stato, dell’Economia, del Sinodo e della Comunicazione); quella per cui Stato di Città del Vaticano e Santa Sede devono cominciare a fondersi, perlomeno in alcuni dati pratici come i bilanci, perché lo Stato diventi sempre più espressione della missione della Chiesa e non organo di governo.

Tutte idee che dovrebbero essere contenute in una bozza che si preannuncia come la prima riforma non romana della Curia. Il dibattito è comunque ancora apertissimo, e lo stesso Papa Francesco ha detto che le riforme non si completeranno prima del 2016.

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