Ucraina: 1000 bambini bloccati nei rifugi

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Il Parlamento ucraino nei giorni scorsi ha dichiarato la Russia ‘Paese aggressore’ a causa delle ostilità nelle zone orientali mai cessate, per cui si contano quasi giornalmente morti e attacchi: è una guerra a bassa intensità i cui cessate il fuoco lasciano il tempo che trovano.

Mentre nell’udienza generale di mercoledì papa Francesco ha invocato la pace su questa nazione: “Io penso a voi, fratelli e sorelle ucraini … Ma pensate, questa è una guerra fra cristiani! Voi tutti avete lo stesso battesimo! State lottando fra cristiani. Pensate a questo, a questo scandalo. E preghiamo tutti, perché la preghiera è la nostra protesta davanti a Dio in tempo di guerra”.

Intanto a seguito di questa nuova escalation del conflitto nelle regioni orientali dell’Ucraina, Amnesty International ha rinnovato l’appello alle due parti affinché proteggano la popolazione civile: “La scelta di usare zone densamente popolate come basi di lancio degli attacchi dei separatisti filorussi e la risposta delle forze pro-Kiev contro quelle zone stanno ponendo in grande pericolo la vita dei civili. Lanciare azioni militari da zone abitate e rispondere con attacchi indiscriminati sono violazioni delle norme di guerra di cui la popolazione civile sta pagando un duro prezzo”, ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

Inoltre una ricercatrice di Amnesty International attualmente nell’Ucraina orientale ha raccolto drammatiche prove sulle uccisioni e i ferimenti di civili causati negli ultimi giorni da entrambe le parti coinvolte nel sanguinoso conflitto in corso nelle città di Donetsk e Debaltseve. La recente, grave recrudescenza dei combattimenti in diverse aree dell’Ucraina orientale, comprese quella di Donetsk, roccaforte dei ribelli, e quella di Debaltseve, controllata dal governo, hanno costretto i civili a pagare un prezzo elevato, con oltre 25 persone uccise dal 29 gennaio.

Il 30 gennaio un mortaio ha colpito circa 200 persone in fila per ricevere aiuti umanitari. Cinque sono morte sul colpo, un’altra in ospedale e molte altre sono rimaste ferite. La città ha subito pesanti bombardamenti delle ultime due settimane. Degli originari 25.000 abitanti, ne sono rimasti 7000. Le autorità ucraine hanno dichiarato di aver evacuato oltre 2000 persone dal 28 gennaio e altre 269 il 1° febbraio.

Durante l’evacuazione di un gruppo di 26 persone, 8 di queste, tra cui cinque civili e due soccorritori, sono rimaste ferite. Secondo stime delle Nazioni Unite, dall’aprile 2014 il conflitto nell’Ucraina orientale ha provocato oltre 5100 morti e costretto alla fuga più di 900.000 persone. I combattimenti in corso rappresentano il peggiore momento di violenza dal cessate il fuoco sottoscritto nel settembre 2014.

Ma a farne le spese sono soprattutto i bambini: oltre 1000 sono stati costretti a cercare protezione nei rifugi sotterranei nella città di Donetsk. E’ quanto denuncia in una nota il Fondo delle azioni Unite per l’infanzia (Unicef), secondo cui “i bambini di questa regione soffrono enormi livelli di stress a causa del conflitto”. Anche l’ong Save the Children si sta prodigando per aiutare gli sfollati:

“L’escalation di violenza in Ucraina orientale sta colpendo centinaia di migliaia di civili. Ad oggi, più di 1.500.000 persone è stato costretto a fuggire dalle proprie case, più di 5.000 persone sono state uccise e purtroppo il numero di vittime e di sfollati è in continuo aumento. Per quelli rimasti nel mezzo dei combattimenti nella regione di Donbas, le difficoltà da affrontare sono enormi. I servizi quotidiani di base sono stati interrotti, l’accesso alle banche e alla liquidità è limitata, il cibo e beni di prima necessità sono sempre più scarsi e costosi.

Quasi la metà degli sfollati sono bambini riusciti a fuggire in qualche modo e che ci raccontano di essere stati costretti a trascorrere giorni interi negli scantinati, mentre fuori continuavano i bombardamenti… Solo alcuni ospedali sono operativi, ma con le risorse limitate e con forti restrizioni. Qualcuno di questi ospedali, dove i bombardamenti sono più pesanti, ospita famiglie intere che non hanno più una casa perché distrutta. Nelle comunità dove sono presenti vecchi rifugi antiaerei, le famiglie sfollate hanno trovato un nascondiglio, a volte con più di 20 o 30 persone ammassate in una stanza”.

Infine Link2007, un cartello che raggruppa significative Ong italiane di cooperazione allo sviluppo e di emergenza, ha rivolto un appello all’Unione Europea proponendo soluzioni politiche innovative: “La situazione in Ucraina sta rapidamente peggiorando, con escalation militari, reali rischi di disgregazione e conseguenze imprevedibili. Sembra di rivedere nuovamente, sul territorio europeo, quanto già vissuto nell’ex Jugoslavia con i devastanti effetti sulle popolazioni civili.

Siamo tutti chiamati a ripensare la politica internazionale e trovare soluzioni innovative alle tensioni che possono manifestarsi nei paesi-cerniera, come l’Ucraina, divisi all’interno e nei rapporti esterni. Un atteggiamento dilatorio può essere fatale, con possibili ricadute sul futuro dell’UE e la pace nel continente. La strada intrapresa, quella della contrapposizione crescente, delle sanzioni e conseguenti contro-sanzioni sembra portare al peggioramento delle tensioni e all’aggravamento dei problemi.

Diventa quindi necessario un deciso segnale di distensione, da tutte le parti, tenendo presente il complessivo e sempre più problematico contesto internazionale… Il punto di partenza deve essere l’interesse del paese conteso e in difficoltà, l’Ucraina. Quando si cerca una soluzione, gli interessi europeo, russo, americano, atlantico e degli altri paesi coinvolti, pur rimanendo il motore delle scelte politiche, dovrebbero essere valutati in una prospettiva di lungo respiro”.

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