1 Febbraio: la vita e la fantasia dell’amore

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Nell’udienza generale di mercoledì scorso papa Francesco ha continuato la sua riflessione sulla famiglia: “ E’ più profondo di quel che pensiamo il senso di orfanezza che vivono tanti giovani… E questo problema lo vediamo anche nella comunità civile. La comunità civile con le sue istituzioni, ha una certa responsabilità, possiamo dire paterna, verso i giovani, una responsabilità che a volte trascura o esercita male. Anch’essa spesso li lascia orfani e non propone loro una verità di prospettiva”.

Su tale tenore si sviluppa il messaggio dei vescovi italiani in occasione della 37^ Giornata nazionale della vita che si svolge oggi, ‘Solidali per la vita’: “Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura, sperimenta nella carne del proprio figlio ‘la forza rivoluzionaria della tenerezza’ e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia, ma per l’intera società”.

Il nucleo del messaggio della Chiesa consiste nella responsabilità della generatività, nucleo fondamentale per il progresso umano, in quanto il generare indica un’azione continua nel tempo, proprio per il fatto che il generare apre al senso pieno della vita: il generare è essenziale per la società, perché porta alla maturazione di un senso comune che sprona all’innovazione e alla gestione responsabile della libertà. Non si limita ad un fatto biologico, perché assume una dimensione culturale.

Questo concetto di generatività è adottato in ambito sociologico dal prof. Mauro Magatti, sociologo ed economista, docente all’Università Cattolica di Milano, nel libro ‘Generativi di tutto il mondo unitevi!Manifesto per la società dei liberi’, come una delle azioni trasformative che rendono le persone capaci di gestire una libertà che non è consumo individualizzato ma opera relazionale. La generatività è un’azione consapevole, diretta a uno scopo liberamente scelto, rispettosa del contesto e aperta al futuro.

Infatti secondo il sociologo si può generare in quanto si è stati generati: “Per mettere al mondo qualcosa di buono dobbiamo riconoscere di essere stati messi al mondo da altri: dai nostri genitori, dai nostri maestri, da chi ci ha preceduto. Dobbiamo vederci come ‘figli’, e non solo in senso biologico, riconoscendo il dono di cui siamo portatori. E poi ammettere, avendo generato, che si ė a propria volta messi al mondo da ciò e da coloro cui abbiamo consentito di venire alla luce… L’idea di cambiamento espressa dalla generatività ha dunque a che fare con una rivisitazione, un ritorno all’origine.

Al generativo non interessa il nuovo per il nuovo, né la differenza per la differenza. Il suo desiderio è piuttosto portare a realizzazione personale ciò che si è ricevuto e ciò che si vuole lasciare ad altri. Ancorato a un’origine, da cui riconosce di provenire, non riproduce il meccanismo dell’espansione quantitativa basato sulla differenza equivalente, ma ha il gusto di una differenza eccedente che da forza e sostanza ad uno stile personale che rende bella la realtà”.

Solo un serio investimento nella famiglia, secondo il professore, salva la società: “La famiglia rischia di morire per soffocamento. Il tema è propriamente politico. Quale centralità vogliamo dare alla famiglia? Pensiamo che il prendersi cura dei propri figli e dei propri genitori sia una attività di serie B? Desideriamo delegare questo lavoro a sistemi impersonali oppure intendiamo continuare a dare spazio a questo tipo di attività, nella convinzione che da lì passi una parte della nostra umanità?…

Abbiamo imparato che la natura va rispettata e che la sua salvaguardia ê un dovere che ci deriva dalla responsabilità verso le nuove generazioni e dalla consapevolezza che la nostra vita sarebbe più povera senza il conforto della bellezza che troviamo in un bosco, su una montagna, in un lago. Dobbiamo imparare a fare lo stesso per la famiglia. Che non va più pensata come un fondo indistinto da sfruttare, fino a farlo schiattare.

Ma un bene, o se si preferisce un valore, che va valorizzato e continuamente ricreato. Così da rendere la nostra vita più bella, nella piena continuità con la nostra tradizione. Come per il rispetto della natura, così il rispetto del legame famigliare ê un vincolo che, secondo i critici, rallenterebbe l’economia. Ma l’argomento è sbagliato. Assumere un vincolo non è rinunciare alla crescita. E’, piuttosto, l’occasione per sollecitare, orientandola, la nostra innovazione”.

In questo senso la famiglia, che è solidale con la vita, è non è un valore astratto ma una realtà concreta, con una storia precisa: “La famiglia, essendo vita, è mistero. Questo significa che oggi, ancora più che nel passato, una famiglia capace di custodire la propria trascendenza costitutiva, e consapevole insieme del suo limite e della grazia che ospita, rappresenta una risorsa preziosa per una società che vuole sfuggire alla presa dell’individualismo consumistico e della prepotenza tecnocratica.

E che proprio per questo è capace di superare la sua attuale deriva adolescenziale per virare verso quella ‘libertà generativa’… La famiglia alimenta una socialità dove la differenza non è cancellata ma valorizzata”. Quindi la solidarietà della vita produce progresso, come ricordano i vescovi in chiusura del messaggio, solo se siamo capaci di abbandonarci alla ‘fantasia dell’amore’:

“La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo: ‘vivere fino in fondo ciò che è umano… migliora il cristiano e feconda la città’. La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita”.

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