Diritto all’aborto. Una commissione UE dice sì

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Il diritto all’aborto potrebbe entrare tra le risoluzioni dell’Unione Europea. Per ora, ha fatto solo il primo passo: la relazione Tarabella, ed è stata approvata dalla Commissione Diritti della Donna e Uguaglianza di Gender della Unione Europea con 24 voti a favore, 9 contro e 2 astenuti. Ora, entro il mese, la relazione verrà portata alla discussione della plenaria del Parlamento Europeo. Ma davvero i cittadini europei vogliono che il diritto all’aborto entri dalla finestra dell’Unione?

La risposta è “no”, ed è provata dal fatto che quando la Federazione di Associazioni Familiari Cattoliche (FAFCE) ha lanciato una petizione per dire no alla relazione Tarabella, in quasi 50 mila hanno firmato in quattro giorni. Un risultato di notevole portata, se si pensa che la petizione per contestare la relazione Estrela aveva raccolto un numero di firme ugualmente consistente, ma spalmate in un mese di campagna.

La relazione Estrela sulla salute e i diritti sessuali riproduttivi era stata bocciata il 10 dicembre 2013 dal Parlamento Europeo. La relazione sponsorizzava l’aborto come diritto umano, la fecondazione e la teoria del “gender”. Al suo posto, gli eurodeputati avevano adottato una risoluzione che riafferma il principio di sussidiarietà e dichiara con forza che “la formulazione e l’applicazione delle politiche in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nonché in materia di educazione sessuale nelle scuole è di competenza degli Stati membri”.

In pratica, si stabiliva il principio di sussidiarietà. L’Unione non può approvare una risoluzione che dia un punto di vista comune su questioni come quelle dell’aborto e dell’educazione sessuale delle scuole, andando contro la legislazione di alcuni Paesi europei (in Polonia, per esempio, l’aborto non è ancora consentito per legge). La sconfitta della relazione Estrela e l’approvazione del testo alternativo stabiliva che queste sono sempre decisioni nazionali, e che non possono essere prese a Bruxelles. Un risultato che è stato anche propiziato dalla mobilitazione di migliaia di cittadini europei.

Una mobilitazione di cui non ha tenuto conto Marc Tarabella, del gruppo socialista. Tarabella è il relatore del Rapporto Annuale del Parlamento Europeo su uguaglianza tra Uomo e Donna nell’Unione Europea – 2013. Nel testo di Tarabella c’è questa disposizione, che va chiaramente in contrasto con il principio di sussidiarietà: “Il Parlamento europeo (…) insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva”. La commissione Diritti della Donna e Uguaglianza di Gender ha approvato a maggioranza schiacciante.

Per la commissione, dunque, il “diritto all’aborto” (di cui Tarabella ha parlato esplicitamente nei dibattiti) deve essere riconosciuto. E questo contro il principio di sussidiarietà. È anche questa la “colonizzazione ideologica” di cui ha parlato Papa Francesco durante il suo recente viaggio nelle Filippine e in Sri Lanka. Non riguarda, però, solo i Paesi del terzo mondo, costretti su un certo tipo di agende dagli aiuti dei Paesi occidentali. Riguarda anche i Paesi dell’Unione Europea.

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