L’equlibrio umano tra cultura e religioni

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Il mondo in cui viviamo è popolato, sempre più, da individui con sensibilità diverse, talvolta sottoposti a paure ed inquietudine, dove l’«altro» rappresenta un pericoloso concorrente. Il crescente disorientamento, causato oggi dalla perdita dei principali punti di riferimento, porta poi l’individuo ad un’insicurezza di fondo e alla conseguente tendenza a rifugiarsi nel privato o in un mondo “Illusorio”. Ha esordito così Iva Marino, esperto in scienze forensi e criminologiche, durante un convegno svoltosi in Sicilia: “Cultura e religioni: antidoto alla inquietudine umana?”. Viviamo un’epoca in cui è difficile essere figli e genitori. I figli – ha chiarito la dott.ssa Marino che ha risposto ad alcune nostre domande – «non si sentono più protetti dai genitori che spesso sono intrappolati in un egocentrismo confuso. Corriamo il rischio di vedere i giovani trasformati in individui in cui prevalgono solo motivazioni utilitaristiche, dove è implicito assistere all’affievolimento dei legami sociali e ad un crescente senso di solitudine, contrariamente a qualsiasi principio cristiano. Molti giovani si trovano quindi in una condizione di disagio psicologico (“sindrome amotivazionale”), le cui caratteristiche principali sono: riduzione delle attività, incapacità a gestire nuovi problemi, compromissione del giudizio e delle abilità comunicative, mancanza di ambizione e di progettualità a lungo termine».

Quanto è importante una vita serena per l’equilibrio interiore dell’uomo?
Talvolta non è semplice raggiungere la serenità dell’anima se l’uomo ha appiattito le sue prospettive umane sfociando nel relativismo o nell’irrazionalismo, realtà queste che non soddisfano più l’uomo, anzi lo gettano nell’inquietudine di un mondo diverso e pieno di pericoli. Le statistiche ci dicono che 15% degli italiani ha avuto un disturbo ansioso durante la vita. Questo problema è tre volte più frequente della depressione. Le forme più acute, come la crisi di angoscia, compaiono generalmente fra i venti e i trent’anni. Il sentimento di paura, d’inquietudine disturba l’attenzione, la concentrazione, la memoria, l’intera sfera cognitiva; attiva modificazioni fisiologiche, incide sulla sfera delle emozioni, ecc.

Che tipo di rapporto intercorre fra ragione e religione?
Molti autori riflettono sui mutamenti sociali presenti nel mondo contemporaneo, intersecando, nelle loro analisi, campi diversi del sapere e delle prassi umane (politica, filosofia, psicologia, ecc.). Remo Bodei, docente di Filosofia a Los Angeles dal 2006, ha aperto la questione sulla crisi e sull’ inquietudine dell’uomo in questa nostra società evidenziando molto il rapporto che intercorre fra ragione e religione. «Si ritorna – afferma Bodei – ai fondamenti religiosi, all’idea del Disegno Intelligente, a una biopolitica sui generis, in cui su ogni materia è sempre Dio a fissare le regole». Nietzsche parlava della morte di Dio, oggi, di fatto, si è andati anche oltre: insieme a Dio è finito nel baratro l’uomo stesso e la sua ragione.

Quali possono essere i rischi?
Poiché non si riesce più di dare un senso alle cose, alla vita, alla storia. Questa crisi si manifesta in vari modi: da una parte c’è’ l’atteggiamento “scientista” che riduce l’uomo e il mondo a mera materia calcolabile, basata sul solo criterio dell’efficacia sperimentale e indipendente da qualsiasi etica. Dall’altra c’è il “fanatismo” sia esso quello religioso o quello ideologico, entrambi caratterizzanti dal credere senza il vaglio della ragione. E poi c’è anche un certo irrazionalismo che si presenta sotto diverse forme: dagli stili di vita “sballati” di una certa parte dell’umanità, soprattutto tra i più giovani, spesso priva di progettualità che vive alla giornata; fino ad arrivare alle nuove forme di superstizione, esoterismo, magia e quant’altro.

E’ possibile coniugare la cultura e la religione come risposta alle sfida del presente?
Sì! Bisogna seguire però l’impegno della Chiesa nei confronti dei poveri, degli emarginati, dei bisognosi, a difesa della giustizia e del miglioramento sociale. Giovanni Paolo II, in Francia nel 1980, disse che «nel fondo, libertà, uguaglianza e fraternità sono idee cristiane». Suscitando la sorpresa di diversi intellettuali e commentatori, Woityla, in quell’occasione volle riaffermare la paternità cristiana di quei principi. Ogni battezzato dovrebbe sentirsi coinvolto in prima persona a trasformare questi ideali in azioni concrete nella sua vita.

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