I conflitti e le leggi minano la libertà di stampa

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Secondo le cifre snocciolate dall’organizzazione Reporter Sans Frontieres, quest’anno sono stati assassinati 66 giornalisti, cifra che porta a 720 il numero totale dei giornalisti uccisi in servizio negli ultimi dieci anni. Nel mondo, 119 giornalisti sono stati rapiti (con un rialzo pari ad oltre il 35%). 40 di essi ancora oggi sono in ostaggio.

Nello specifico, il Rapporto dell’organizzazione a difesa dei diritti dei giornalisti, mette in luce un cambiamento della violenza perpetrata, usata come strumento sempre più potente contro i reporter (decapitazioni, messe in scena, minacce). Gli assassinii diventano sempre più barbari, i rapimenti sono in forte crescita, con l’obiettivo per coloro che li mettono in atto, di impedire un’informazione indipendente e di dissuadere gli sguardi e le intromissioni dei Paesi esteri. L

e intimidazioni sono così diverse da far aumentare rispetto all’anno precedente il numero dei giornalisti che sceglie di prendere la via dell’esilio a causa delle minacce. Nello specifico, secondo il Rapporto per il 2014 risultano: 66 giornalisti uccisi, 5 esecuzioni, 1846 giornalisti minacciati e/o aggrediti, 853 giornalisti arrestati, 139 giornalisti in esilio, 178 giornalisti in prigione, 119 giornalisti rapiti, 5 zone considerate come le più pericolose.

I rapimenti in particolare che vedono una crescita del 37% si verificano soprattutto nelle zone del Medio Oriente e dell’Africa del Nord. Ma anche in Ucraina quest’anno numerosi giornalisti sono stati rapiti, specie nell’Est del Paese, dove ancora oggi perdura il conflitto. Ad oggi sono in ostaggio 40 giornalisti e tre cittadini giornalisti nel mondo: rappresentati il 90% degli ostaggi, i giornalisti locali pagano il tributo più alto. I posti più pericolosi per esercitare la professione sono: Siria, Palestina, Ucraina, Iraq, Libia.

Nel rapporto si sottolinea che l’avanzata dello Stato Islamico in Medio Oriente e l’esplosione del conflitto in Ucraina hanno reso queste due aree tra le più pericolose del mondo. Ed è proprio lì che si concentra il più alto numero di giornalisti che hanno perso la vita mentre svolgevano il loro lavoro: 15 in Siria, 7 in Palestina, 6 in Ucraina, 4 in Iraq e 4 in Libia, mentre 30 i giornalisti uccisi nelle altre aree del mondo.

Tra le altre aree considerate ad ‘alto rischio’ ci sono l’est della Libia, la provincia pachistana del Belucistan e la provincia di Antioquia, nel nordovest della Colombia. Altrettanto elevato è il numero dei giornalisti in carcere: il report si riferisce ai dati disponibili all’8 dicembre, ma solo domenica scorsa ben 32 persone, tra cui numerosi cronisti turchi, sono state arrestate dalla polizia nell’ambito di un’operazione voluta dal presidente Erdogan.

In tutto il mondo i giornalisti incarcerati sono 178: guida questa poco invidiabile graduatoria la Cina con 29, poi l’Eritrea con 28 e l’Iran con 19. Sono stati invece 853 i giornalisti arrestati nel 2014: Ucraina, Egitto, Iran, Nepal e Venezuela i paesi con più arresti. Il Paese più pericoloso al mondo per l’esercizio della professione è la Siria (177° posto), da tre anni teatro di un conflitto nel quale finora hanno perso la vita 130 operatori dei media e quest’anno sono stati uccisi 15 giornalisti. Spesso si è trattato di vere e proprie esecuzioni, come le decapitazioni di James Foley e Steven Sotloff. I territori palestinesi, con 7 giornalisti uccisi e l’Ucraina con 6, completano l’elenco dei luoghi più pericolosi per la stampa.

E’ inoltre raddoppiato il numero delle giornaliste uccise, salito a sei. Tra le ragioni di questo incremento, l’offensiva del sedicente Stato islamico, gli scontri tra milizie rivali in Libia e il conflitto in corso in Ucraina orientale. L’altra faccia della repressione è il sequestro o l’arresto degli operatori dell’informazione. Egitto e Ucraina si contendono il primato dei giornalisti arrestati che nel mondo sono 178. 119 quelli presi in ostaggio.La maggior parte dei rapimenti è concentrata in Medio Oriente e Nord Africa, con 29 giornalisti rapiti in Libia, 27 in Siria e 20 in Iraq, ma anche in Ucraina numerosi giornalisti sono stati sequestrati quest’anno nell’est del Paese.

Ad oggi, 40 giornalisti e 3 citizen journalist restano nelle mani dei loro sequestratori. La Cina resta il leader mondiale nella persecuzione della libertà di stampa. Sono almeno 33 i reporter attualmente in prigione, contro i 28 in Eritrea e i 19 dell’Iran. Christophe Deloire, segretario generale di Reporter Senza Frontiere, ha spiegato con una metafora la situazione mondiale: “Questo container rappresenta la situazione dei giornalisti detenuti che sono 178 nel mondo. L’Eritrea è in fondo alla lista della libertà di stampa. E’ un piccolo paese del Corno d’Africa, dove una trentina di giornalisti sono in carcere, nei campi di lavoro o in container come questo, dove vengono spesso torturati. E’ un Paese che conta anche 10.000 prigionieri politici”.

Restano numerosissimi i giornalisti minacciati o maltrattati per impedire loro di fare il proprio lavoro: 1.846 hanno subito minacce o aggressioni violente nel 2014 e 853 sono stati fermati dalle forze dell’ordine.

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