Domenica Gaudete, terza di Avvento

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I potenti del tempo di Gesù, sempre attenti ai movimenti del popolo. subito si allarmano quando vengono a sapere che cosa accade sulle rive del Giordano. Qui Giovanni accoglieva tante persone che andavano lì per farsi battezzare e ascoltare i1 suo appello alla conversione.

Sacerdoti e leviti si organizzano; mandano a vedere da vicino cosa succede e ad indagare su Giovanni. “Chi sei?” g1i chiedono, e Giovanni risponde con tre “Non lo sono”. È subito chiaro: dice di non essere il Cristo, di non essere Elia e di non essere il Profeta. Chi è allora? “Io sono voce di uno che grida nel deserto”. Ma questa informazione non basta. “Perché dunque battezzi?” . E qui la risposta di Giovanni si fa umile e apre la strada a Gesù: “Io battezzo nell’acqua… Io non sono degno di slegare il laccio…”.

Una dimostrazione di umiltà unica, una semplicità di espressione disarmante, una testimonianza che spiazza gli attenti uditori mandati per capire cosa stava accadendo in Betania, al di là del Giordano.

Giovanni sta pienamente nel piano di Dio e i potenti sacerdoti del tempio non comprendevano, perché il suo comportamento metteva in crisi la loro sicurezza, metteva in crisi il loro delirio di onnipotenza, apriva il popolo alla speranza di una gioia viva: la presenza del Dio con noi per le strade del mondo. Siamo così davanti ad una realtà che disturba i piani della “casta” d e l tempo e di ogni tempo.

Siamo spettatori, ma anche protagonisti della costruzione di un futuro che ci vede pienamente coinvolti. Siamo inseriti nel piano di salvezza che il Padre ha pensato per I’umanità.

Giovanni dà senso alla nostra attesa del Messia e assicura un orizzonte di gioia a tutti: anche a chi vive il dolore e la sofferenza, anche a chi, povero, deve affrontare la durezza dell’esistenza, anche a chi non ce la fa più e vorrebbe farla finita. Giovanni semina la speranza e sostiene la nostra attesa. Ci dice che “in  mezzo a noi” c’è già il Messia.

Nelle nostre strade, nelle nostre famiglie e nella nostra vita c’è Lui, il vero e unico Maestro:

Colui che ci battezza con Spirito Santo, che infonde i fuoco nei nostri cuori perché la nostra vita possa veramente mostrare che lo abbiamo incontrato e che cammina con noi. Giovanni ci incoraggia a conoscerlo meglio, cioè ad amarlo di più e ad essere lieti e gioiosi, perché nessuno potrà mai separarci dall’amore di Cristo. Lo Spirito Santo, nel quale siamo stati battezzati, ci consente veramente di aggrapparci alla potenza del Signore Gesù Cristo, che ci dà la forza e il coraggio di superare ogni prova che siamo chiamati ad affrontare.

Questa domenica, che è la domenica “Gaudete”, della gioia, è la conferma che il Cristo, il consacrato del Padre, è già con noi e che con noi vuole stabilire una relazione vera e profonda, fatta di piccole attenzioni, di parole di conforto, di incoraggiamento, di intese appena accennate da una strizzata d’occhio. Una pacca sulla spalla, una mano che si tende e che ci aiuta a salire verso la meta. Così immaginiamo il Signore, sempre pronto a venire in nostro aiuto e ad accoglierci grazie alla sua infinita misericordia.

Tutto questo è bello, come è bella la testimonianza di Giovanni che, in umiltà, sa farsi da parte aprendo la strada a Gesù. E, ancor più, con forza e senza invidia, lo indica come superiore a Lui, incoraggiando i propri discepoli ad incontrarlo. Lo stesso incontro che viene chiesto a noi, per avere la vita eterna.

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