Seconda domenica di Avvento

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E’ Giovanni, il Battista, che si fa avanti per preparare “la via del Signore”. La Prima domanda che possiamo farci è: “Chi è stato, oppure chi è per me il Giovanni che si è fatto avanti, per preparare l’ingresso del Signore nella mia vita?”. La seconda domanda che potremmo fare a noi stessi è: “In che misura noi siamo stati o siamo Giovanni per gli altri?”. Rispondendo a queste due domande, possiamo entrare nel cuore di questo brano, con cui inizia il Vangelo di Marco. E’ un modo personale di accostarci al Vangelo, che ci aiuta a penetrare il senso di questo episodio raccontato da Marco e che ci consente di entrare nel cuore della Parola di Dio di questa seconda domenica di Avvento.

Dunque, chi è Giovanni? Potremmo rispondere subito, dicendo che è quella voce già presente in ogni uomo e in ogni donna, che dobbiamo scoprire o riscoprire. Giovanni è la “voce di uno che grida nel deserto”. Ma quale deserto? È quello de1le nostre vite a volte stanche, addolorate, piene di angosce e, purtroppo, di quelle vite spente e che si trascinano stancamente. Giovanni è 1a “voce” di chi, accanto a noi, ci indica il giusto “sentiero” che sta alla porta e bussa, in attesa che noi apriamo iÌ nostro cuore. Giovanni è Ìa voce che intende risvegliare in noi l’amore per il Padre. Giovanni è un grande; è un uomo vero, che appartiene al tempo di Gesù; è un uomo autentico di ogni tempo e, quindi, anche di questo nostro tempo così complesso e così carico di tensione.

Egli viene in nostro soccorso e le sue grida sconquassano la nostra finta tranquillità, turbano il nostro perbenismo di maniera, scavano solchi nei quali siamo chiamati a piantare il seme di una fede nuova, preparano e indicano la strada sulla quale si fa avanti la buona notizia.

Marco ci propone, oggi. l’inizio dell’annuncio della “buona notizia”. La nostra attesa, vigile e attenta, può ora concentrarsi su  qualcosa di concreto: Gesù cammina verso le rive del Giordano insieme a quanti, dalla Giudea e da Gerusalemme, si fanno battezzare e confessano i loro peccati.

E una scena di grande effetto e di notevole suggestione. L’emozione ci tocca le corde del cuore e un senso di novità pervade il nostro spirito. Giovanni ci viene presentato vestito in maniera semplice, “di peli di cammello. con una cintura di pelle attorno ai fianchi”. Ci dice ancora che si cibava di “cavallette e miele selvatico” e abitava, quindi, una zona della Giudea che si presenta desertica. Chi è andato in Terra Santa o chi ci andrà, si render a facilmente conto che tutto è ancora così; anzi, è anche peggio, considerato che il Giordano si è ridimensionato rispetto ai tempi di Gesù. Giovanni vive così in quella regione così brulla e povera; è un’area ai margini, una zona che, con parole deÌ nostro tempo, diremmo “degradata”. Sceglie questo posto per annunciare, nuovo Elia che “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali”. E aggiunge: “Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.

Dopo aver letto e riletto il testo, dopo aver immaginato la scena, ricostruita con la nostra immaginazione, ci interroghiamo. Che cosa ci colpisce? Lo stile e la vita di Giovanni? Il luogo dove vive? Il suo messaggio che chiede la conversione? Oppure. il fatto che tanti accorrevano a lui da “tutta la Giudea”, compresi gli abitanti di Gerusalemme, e che confessavano i loro peccati?

Ciò che conta, ci sembra, sia l’appello  alla conversione con l’intento di raddrizzare le via del Signore nella nostra vita. Ed è quello che siamo chiamati a fare noi nel nostro oggi.

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