Papa Francesco: i consacrati abbiano il coraggio di aprirsi al cambiamento

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Dopo il Concilio Vaticano II, il vento dello Spirito ha continuato a soffiare con forza, da una parte spingendo gli Istituti ad attuare il rinnovamento spirituale, carismatico e istituzionale che lo stesso Concilio ha chiesto, dall’altra suscitando nel cuore di uomini e donne modalità nuove di risposta all’invito di Gesù di lasciare tutto per dedicare la propria vita alla sequela di Lui e all’annuncio del Vangelo.


Dopo il Concilio “nella porzione di vigna del Signore rappresentata da quanti hanno scelto di imitare Cristo più da vicino mediante la professione dei consigli evangelici, nuova uva è maturata e nuovo vino è stato spremuto.” Il Papa ha salutato così i partecipanti alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica sul tema: “Vino nuovo in otri nuovi” (25-29 novembre 2014).

E sull’ idea stessa di “vino nuovo”  il Papa ha articolato la sua riflessione: “vi siete proposti di discernere la qualità e la stagionatura del “vino nuovo” che si è prodotto nella lunga stagione del rinnovamento, e al contempo di valutare se gli otri che lo contengono, rappresentati dalle forme istituzionali presenti oggi nella vita consacrata, sono adeguati a contenere questo “vino nuovo” e a favorire la sua piena maturazione.” Il Papa ha esortato i consacrati a non “avere paura di lasciare gli “otri vecchi”: di rinnovare cioè quelle abitudini e quelle strutture che, nella vita della Chiesa e dunque anche nella vita consacrata, riconosciamo come non più rispondenti a quanto Dio ci chiede oggi per far avanzare il suo Regno nel mondo.”

Attenti dunque spiega il Papa alle “abitudini che ci allontanano dal gregge a cui siamo inviati e ci impediscono di ascoltare il grido di quanti attendono la Buona Notizia di Gesù Cristo.”

Il Papa sottolinea che la debolezza oggi della vita consacrata è la “resistenza di alcuni settori al cambiamento, la diminuita forza di attrazione, il numero non irrilevante di abbandoni, la fragilità di certi itinerari formativi, l’affanno per i compiti istituzionali e ministeriali a scapito della vita spirituale, la difficile integrazione delle diversità culturali e generazionali, un problematico equilibrio nell’esercizio dell’autorità e nell’uso dei beni” e indica alcuni criteri orientativi come “l’originalità evangelica delle scelte, la fedeltà carismatica, il primato del servizio, l’attenzione ai più piccoli e fragili, il rispetto della dignità di ogni persona.”

Ma “la sostituzione degli otri vecchi con quelli nuovi, come avete ben segnalato, non avviene automaticamente, ma esige impegno e abilità, per offrire lo spazio idoneo ad accogliere e far fruttificare i nuovi doni con cui lo Spirito continua ad abbellire la Chiesa sua sposa”. Il grazie e l’incoraggiamento del Papa è un affidamento a Maria che, dice Francesco “vi ottenga un nuovo ardore di risorti e la santa audacia di cercare nuove strade.”

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