Papa Francesco e la buona politica

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Ai nn^ 240/241 dell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ papa Francesco scrive: “Allo Stato compete la cura e la promozione del bene comune della società. Sulla base dei principi di sussidiarietà e di solidarietà, e con un notevole sforzo di dialogo politico e di creazione del consenso, svolge un ruolo fondamentale, che non può essere delegato, nel perseguire lo sviluppo integrale di tutti.

Questo ruolo, nelle circostanze attuali, esige una profonda umiltà sociale. Nel dialogo con lo Stato e con la società, la Chiesa non dispone di soluzioni per tutte le questioni particolari. Tuttavia, insieme con le diverse forze sociali, accompagna le proposte che meglio possono rispondere alla dignità della persona umana e al bene comune. Nel farlo, propone sempre con chiarezza i valori fondamentali dell’esistenza umana, per trasmettere convinzioni che poi possano tradursi in azioni politiche”.

Ancora, nello scorso 15 giugno, durante la visita alla Comunità di Sant’Egidio, il papa aveva fornito una sua visione sulla crisi politica europea: “L’Europa non è invecchiata. No!, è stanca, si è stancata. Dobbiamo aiutarla a ringiovanire, a trovare le sue radici. E’ vero: ha rinnegato le sue radici. E’ vero. Ma dobbiamo aiutarla a ritrovarle”.

Partendo da queste parole abbiamo incontrato il gesuita padre Bartolomeo Sorge, direttore emerito di ‘Aggiornamenti Sociali’ per capire le prospettive delineate da papa Francesco per rigenerare una visione nuova della politica: “Con l’elezione di papa Francesco al soglio di Pietro, si è aperta certamente una stagione nuova della vita della Chiesa e della presenza dei cristiani nel mondo. L’insegnamento ‘rivoluzionario’ contenuto nei gesti e nelle parole del nuovo Papa, pur essendo di natura strettamente religiosa, non può non portare al rinnovamento anche dell’impegno temporale dei cristiani”.

Perché nell’Esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ papa Francesco parla anche di politica?
“Papa Francesco parla di gioia ed allora dice che non si può fare una politica triste; quindi, come deve essere gioioso il Vangelo, così anche la buona politica deve essere fatta con convinzione e con gioia.

Il papa si accorge che quella che stiamo vivendo oggi è una politica triste, perdendo la sua spinta ideale e la sua coscienza, e si è ridotta a forme anche deviate di populismo. Allora il papa indica alcuni principi, spronando tutti, non solo cattolici, a realizzare una buona politica al servizio del bene comune, con un fondamento etico ed una carica di cambiamento, che abbia un programma riformista. E’ una riflessione che fa al termine del suo documento, ma non è l’ultimo per ordine di importanza”.

Quali sono le prospettive politiche nuove, aperte da papa Francesco?
“Il ritorno al Vangelo annunziato e testimoniato da papa Francesco ha come scopo principale quello di rimettere in marcia il rinnovamento della vita cristiana iniziato dal concilio Vaticano II e rimasto incompiuto, soprattutto per quanto riguarda la riforma interna della Chiesa. Ovviamente la ‘rivoluzione’ di papa Francesco, con il suo richiamo all’autenticità della fede, apre orizzonti nuovi anche all’impegno sociale e politico dei cristiani.

Ora, proprio su questo tema specifico, alcuni paragrafi dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, in piena continuità con il Concilio Vaticano II e con il magistero sociale recente, propongono un ideale di politica buona, intesa come vocazione e non come professione, come ha scritto al paragrafo 205 dell’Esortazione apostolica. Qui il papa non si rivolge solo ai fedeli cristiani laici, ma propone a tutti una sorta di ‘bussola per la buona politica’. Enuncia perciò, quasi ne fossero i punti cardinali, quattro ‘criteri evangelici’, necessari per sviluppare ‘una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia’ (n. 220), cioè il bene comune, che è il fine stesso della politica”.

Quindi il papa delinea una politica a servizio della cultura dell’incontro?
“La cultura dell’incontro è la definizione che dà ad una laicità che ci aiuti a vivere tutti uniti per avere obiettivi comuni, ma rispettandoci diversi in modo da valorizzare gli apporti di ciascuno secondo il principio di sussidiarietà, perché la democrazia deve essere lo sforzo comune di tutti, rispettandoci diversi ma agendo uniti”.

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