Con la nomina di Sarah, cominciano i cambi al vertice della Curia

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La nomina del Cardinal Robert Sarah a Prefetto della Congregazione per il Culto Divino rappresenta il definitivo “via libera” alla riforma della Curia targata Papa Francesco. Sarah lascia il Pontificio Consiglio Cor Unum, destinato a diventare una segreteria per la Carità in una congregazione più grande. Allo stesso tempo, va a bilanciare, con la sua sensibilità liturgica, i ranghi della Congregazione del Culto Divino, che dal 5 novembre si è visto privare di due ufficiali di lungo corso.

In quel giorno, Anthony Ward e Juan-Miguel Ferrer Greensche, sottosegretari della Congregazione, sono stati congedati con effetto immediato. Uno shock, praticamente. Ward conosceva forse più di tutti i problemi della liturgia negli Stati Uniti, Ferrer era una nomina del precedente Prefetto Canizares, che era stato inviato a fare l’arcivescovo di Valencia in Spagna. Al loro posto, era stato nominato un sottosegretario unico, Corrado Maggioni, monfortano, in forza alla Congregazione negli anni Novanta e vicinissimo a Piero Marini, cerimoniere pontificio negli anni di Giovanni Paolo II.

Sarah prende dunque un dicastero nel quale avrà poca libertà di movimento per quanto riguarda le nomine, lasciando la guida del dicastero della carità vaticana, che sotto Benedetto XVI era stato protagonista di uno slancio riformatore. Da quello slancio, erano venuti sia i nuovi Statuti di Caritas Internationalis, sia il motu proprio “Intima Natura Ecclesiae” con il quale si era dato un quadro normativo organico per ordinare le forme ecclesiali al servizio della carità.

Tutto questo slancio riformatore ora dovrebbe essere inglobato in un dicastero più grande.  Nello stesso giorno della pubblicazione della nomina di Sarah i capi dicastero si sono incontrati con Papa Francesco per una delle consuete riunioni periodiche. In genere queste riunioni erano organizzate de guidate dal Segretario di Stato. Con Francesco, non è stato più così. In genere, le ha guidate il Cardinal Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, segnalando come il Papa volesse inizialmente dare al Sinodo un potere governativo. Questa volta è stato il vescovo Marcello Semeraro, segretario del Consiglio dei Cardinali, a prendere la parola.

Nessuna discussione, ma solo la comunicazione sugli accorpamenti prese dal Consiglio.  Qualcuno afferma che l’agenda sembrava quasi “copiare e incollare la Pastor Bonus” in alcuni passaggi, non considerando le competenze di molti dicasteri che sono maturate nel corso degli anni, e che non hanno trovato ufficializzazione nella Costituzione che regola le funzioni della Curia.

Ascoltando le voci di corridoio, ai capidicastero sarebbe stata semplicemente annunciata la creazione di due nuove Congregazioni: la Congregazione Giustizia e Pace e la Congregazione Laici e Famiglia. La prima dovrebbe includere cinque segreteria: Giustizia e Pace nel Mondo (il vecchio Pontificio Consiglio Giustizia e Pace), Vita ed Ecologia Umana (che prende il posto dell’Accademia per la Vita), Migranti (dal Pontificio Consiglio Migranti ed Itineranti), Carità (precedentemente, Cor Unum), Salute (che era il Pontificio Consiglio per la Pastorale Sanitaria). Tutti questi dicasteri saranno uniti sotto uno stesso presidente, secondo una semplificazione amministrativa che è testimoniata anche dall’esigenza di razionalizzare le amministrazioni.

Il Cardinal Peter Turkson dovrebbe rimanere alla guida di Giustizia e Pace, mentre a Laici e Famiglia potrebbe essere inviato il Cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga. Fu lui il primo a proporre una Congregazione per i Laici, e in questi mesi si è mostrato sempre vicino a Papa Francesco, nel cuore di ogni decisione.

Da coordinatore del Consiglio dei Cardinali, il Cardinal Maradiaga dovrebbe guidare e organizzare poi i lavori del Consiglio che si terranno dal 9 all’11 dicembre. Nelle scorse settimane, i cardinali hanno inviato una lettera a tutti i dicasteri vaticani, chiedendo quali delle loro competenze potevano essere trasferite alle competenze episcopali. Un segnale di snellimento delle procedure. È anche un segnale di smantellamento del sistema?

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