Il Dio della storia

Condividi su...

Il problema della presenza di Dio nella storia è uno dei più difficili e appassionanti, anche se, talvolta, è mal compreso perché gli avvenimenti sembrano seguire la loro strada e i fatti della storia non avere alcun rapporto con il Creatore e Signore dello spazio e del tempo.

Dinanzi alle catastrofi, alle rivoluzioni, ai crimini, alle guerre, a tutti i gesti d’ingiustizia, di violenza, di sopraffazione e di maldicenza, si ha quasi l’impressione di assistere al trionfo dell’irrazionale e del male, per cui qualsiasi tentativo di spiegazione appare un fallimento. Però, come sapientemente si dice, se il male esiste e i suoi frutti sono deleteri, soprattutto c’è la Provvidenza, sollecita dei beni di ogni uomo, che sa scrivere dritto sulle righe storte tracciate dagli uomini. Una cosa è certa: il trionfo è sempre del bene e della vita perché a scomparire saranno il male e la morte. Questa verità di fede, anche per chi fede non ha, pare che faccia a pugni con l’evidenza dei fatti.

Sappiamo bene che con la sola ragione possiamo affermare che Dio esiste ed è infinitamente perfetto, buono, giusto, amabile, sapiente e pieno d’amore per la creatura umana uscita dalle sue mani. Se nel mondo esiste imperfezione, male, ingiustizia, odio e morte, tutto ciò non proviene certamente da Dio. Allora si dirà: «Dio non può permettere il male!». Se, “permettere” significa “approvare”, è giusto, ma se, “permettere” è inteso come “impedire”, allora l’affermazione è sbagliata. Dio, infatti, non impedisce il male perché ha creato l’uomo libero. Egli è il primo che rispetta la libertà dell’uomo, anche perché, se questa è usata male, conduce l’uomo alla morte. Se Dio togliesse all’uomo la libertà di operare il male – fare il male non è mai esigenza di libertà – nel momento stesso in cui l’uomo decidesse di compierlo, praticamente lo renderebbe un automa. Da ciò seguirebbe che il bene fatto dall’uomo non sarebbe una libera scelta ma effetto di una necessità indegna dell’uomo. In effetti, tanto per compiere il bene quanto per fare il male, è sempre indispensabile la libertà. Senza libertà non si costruisce storia.

È, dunque, miope e malvagio chi, aprendo gli occhi all’evidenza dei fatti, si accorgesse soltanto del male, scaricando la colpa su Dio. Infatti, la storia dell’uomo è permeata di tantissimo bene. Bene e male convivono, grano e zizzania crescono insieme. Il succedersi dei fatti risponde a un disegno soprannaturale di amore e di salvezza. La creazione, il peccato, l’incarnazione, la redenzione sono eventi che costituiscono l’autentica storia dell’uomo che, anche se pecca, attraverso il pentimento, riceve sempre da Dio tutti i doni di grazia per la gioia di una nuova vita.

La storia è cristiana per essenza: l’uomo si agita e Dio lo conduce. Il male che sembra trionfare deve essere osservato in questa luce: esso si spiega soltanto come allontanamento da Dio e ignoranza di Cristo. Siamo noi che introduciamo il male nel mondo con la nostra ribellione al progetto di bene e d’amore di Dio Creatore e Padre. Il male, dunque, si combatte e si supera operando quel bene che viene soltanto da Dio. La presenza di Dio nella storia è la testimonianza continua di quella realtà che non può essere smentita. L’uomo, riconoscendo il proprio peccato, si apre alla misericordia divina e s’immette nella via di luce, di salvezza e di vita. Il peccato rimane sempre il fallimento più deleterio dell’uomo.

Talvolta, ci sembra di percepire che il nostro Dio è un Dio che tace. Il Dio che tace è il Dio presente, vivo e operante. Il dio muto è il dio idolo. Lo spazio di abissale silenzio che intercorre tra il grido lacerante di Gesù in croce, Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato (Mt 27,46), e l’esplosivo annunzio alle donne presso il sepolcro della risurrezione, è quella zona di mistero che delimita le richieste ostinate della ragione quando pretende di spingersi oltre i limiti del sapere umano. Il silenzio di Dio nella storia, è attesa di Colui che è presente, è atmosfera spirituale tra il già avvenuto sacrificio di Cristo e il gaudio non ancora pieno della Risurrezione. L’autentica esperienza di fede tra il dire e il tacere, tra il credere e lo sperare è avvolta dall’arcano silenzio di Dio.

Come avvertire il volere divino in quel misterioso silenzio? Chi ha in mano il governo di una qualsiasi istituzione, sia civile che religiosa, si preoccupa di discernere quale sia la volontà di Dio che guida la storia? Oppure, impone il proprio volere non curando se le scelte che opera sono realmente volere di Dio oppure operazioni di umani meccanismi?

Sono sempre rimasto ammirato dal fatto che Gesù abbia pregato tutta la notte prima di scegliere i Dodici! Mi rimane difficile comprendere perché abbia scelto anche Giuda! Eppure, quella scelta l’ha fatta, non in base a operazioni di complotti di poteri occulti, ma dopo il divino colloquio con il Padre suo. Quei poteri occulti politici e religiosi lo condanneranno e lo inchioderanno sulla croce.

Non è facile obbedire alla volontà degli altri quando te la presentano come “volontà di Dio”, ma, in realtà, è subdolo culto di se stessi, dei propri capricci, delle proprie chimere, dei propri progetti che diventano vere auto-idolatrie e impongono ad altri obbediente servilismo. Non è facile obbedire quando ti accorgi che il cosiddetto “volere di Dio” proviene da volontà umana, rivestita ipocritamente di volontà di Dio ma, in realtà, è soltanto frutto di complotti che umiliano la persona, allontanandola ed eliminandola perché non appartiene alla tua “cordata”.

Quale la reazione? Fare la volontà di Dio rispettando la sacrosanta dignità della tua persona, o ubbidire a chi detiene il potere, lasciandolo che profitti della “volontà di Dio” per fare i propri capricci? Non può l’uomo servirsi del volere di Dio per operare i propri interessi, oppure, Dio non voglia, per realizzare le proprie vendette, mancando di rispetto verso il fratello in umanità e fede.

Il primo e fondamentale compito di ogni uomo consiste nel conoscere ciò che Dio vuole e compierlo con entusiasmo fedele, superando la superstizione da schiavi con la libertà di coscienza. La coscienza, questo luogo del cuore in cui l’uomo si autoconosce e decide di sé, questo misterioso centro dello spirito in cui avviene l’unificazione armoniosa della persona! Bisogna, dunque, conoscere bene la volontà di Dio per poterla realizzare. La coscienza riceve la sua profonda verità dal lavoro dell’uomo che mette le proprie potenzialità umane a servizio degli arcani progetti che lo trascendono e verso cui si sente chiamato. Il conoscere l’arcana volontà richiede quelle particolari disposizioni che san Paolo descrive nella lettera ai Romani: Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (12,2). Non si può, quindi, conoscere la volontà di Dio con la mente offuscata da false concezioni. L’orgoglio, la superbia, la vendetta e tutti gli sconvolgimenti causati da una mente frantumata non lasceranno mai percepire l’arcano volere divino che ordina e armonizza le diverse realtà della storia dell’uomo che vive nella speranza tra il “già e il non ancora”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50