I Padri Bianchi: l’Africa non è un virus!

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Con un ritmo quasi incalzante, le epidemie di Ebola, più o meno ogni anno, colpiscono i Paesi dell’Africa Subsahariana. L’ultima risale al gennaio scorso ed è ancora in corso. Interessa il versante occidentale del continente ed al 31 ottobre ha causato 4922 morti, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Quella attuale è stata definita ‘la più grave emergenza sanitaria mondiale degli ultimi 40 anni’.

Però la disinformazione sull’epidemia veicola messaggi sbagliati e genera una psicosi collettiva. A subire i contraccolpi di paure irrazionali dettate dall’ignoranza è l’intero continente africano e i suoi abitanti, troppo spesso considerati e additati come ‘pericolosi’. Per comprendere meglio il fenomeno abbiamo contattato la redazione del bimestrale dei Padri Bianchi, ‘Africa’, che attraverso due volontari, Giacomo e Matteo, ci hanno fornito precise informazioni su alcune falsità dei media occidentali: “Dopo aver colpevolmente trascurato la malattia, l’Occidente si rifugia negli stereotipi che per l’ennesima volta veicolano un’immagine dell’Africa distorta e negativa”.

Quale è la situazione in Africa?
“L’epidemia interessa tre Paesi confinanti: Liberia, Sierra Leone e Guinea. Nel vicino Mali è stato accertato un solo caso di contagio, tempestivamente gestito dalle autorità sanitarie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la Nigeria e il Senegal ‘liberi dal virus’. Nelle altre 50 nazioni africane non si sono verificati episodi di contagio. Finora Ebola ha ucciso circa 5.000 persone nei paesi interessati all’epidemia e ucciderà ancora, soprattutto in Africa occidentale per mancanza d’igiene. Ma come ricorda l’immunologo Stadler, l’influenza ‘fa ogni anno più morti in Europa di quanti ne abbia fatti finora Ebola in tutto il mondo’”.

Anche in Europa ci sono stati alcuni casi di contaminazione del virus ebola. Esistono rischi anche per l’Italia?
“Non si può e non si deve tassativamente associare la diffusione di Ebola alle migrazioni via mare, in quanto l’aggressività del virus non renderebbe possibile affrontare viaggi di migliaia di chilometri dalle zone colpite fino alle coste nordafricane e da lì alle nostre coste. Chi divulga questa falsità si rende responsabile di una sconsiderata campagna di disinformazione che può favorire episodi di intolleranza e razzismo. Per dissipare dubbi e inquietudini sulla malattia, il Ministero della Salute ha preparato un’esauriente scheda informativa che invitiamo a consultare: http://www.salute.gov.it/portale/p5_1_1.jsp?lingua=italiano&id=184 ”.

E spiegano che le ‘nostre’ paure dipendono da una informazione distorta: “E’ profondamente ingiusto e pericoloso guardare agli africani che vivono attorno a noi come potenziali vettori del virus. A questo proposito andrebbero censurati alcuni sconcertanti episodi di razzismo che rasentano la follia. Come il caso della bimba di tre anni rifiutata ad una scuola materna in Italia perché tornata con la famiglia dall’Uganda (Paese escluso dal contagio).

O come quello segnalato dal blog www.buongiornoafrica.it relativo al cittadino nigeriano lasciato morire all’aeroporto di Madrid, dopo essere rimasto privo di sensi al suolo per 50 minuti, senza che nessuno si avvicinasse, nemmeno medici e personale sanitario, perché temevano potesse trattarsi di un sospetto caso di ebola. Sul web sta diffondendosi una campagna mediatica (https://www.youtube.com/watch?v=ikYn1LhSlzE), questa sì, davvero virale!, realizzata negli Stati Uniti da personaggi famosi del mondo dello spettacolo, di origine liberiana, che lottano contro la stigmatizzazione di Ebola e ricordano al mondo una verità tanto banale quanto importante da ribadire: ‘I Am Not a Virus’.

Non è l’unica iniziativa da segnalare. I più grandi cantanti africani contemporanei si sono uniti per realizzare un brano musicale (http://youtu.be/ruYQY6z3mV8), ‘Africa Stop Ebola’, che invita a frantumare i pregiudizi sul continente e la sua gente: un grido di dolore e di speranza, ma anche un segno di ritrovato orgoglio, a dimostrazione che l’Africa non è affatto un continente condannato alla disperazione”.

Quindi come aiutare le popolazioni colpite?
“Ognuno di noi può fare qualcosa: anzitutto evitando di subire o di alimentare paure irrazionali; informandosi sull’evolvere dell’epidemia e sui reali rischi ad essa associati; tornando a frequentare con serenità l’Africa e gli africani. Ma anche sostenendo quegli organismi sanitari che sono impegnati a portare soccorso agli ammalati e combattono ogni giorno contro Ebola… Non dimenticate: pregiudizi e panico sono nemici della verità. Informatevi. L’Africa non è un virus!”

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