Banca Etica: un nuovo valore ai soldi

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Banca Etica nasce dall’impegno di migliaia di cittadini e organizzazioni che si interrogano sulla necessità di utilizzare il denaro in modo responsabile. Le prime esperienze italiane in questo settore sono state le cooperative MAG (Mutue per l’Autogestione) e il loro obiettivo era (ed è tuttora) duplice: creare un sistema di raccolta e impiego del risparmio tra soci privilegiando chi si trova in situazioni di difficoltà e proporre progetti con finalità sociale.

Obbligate dalla nuova normativa e spinte dall’esigenza di dotare il terzo settore di un soggetto finanziario adatto, negli anni ’90, le MAG contattarono istituzioni del mondo della cooperazione sociale, del volontariato e dell’associazionismo. La proposta ebbe grande successo e si concretizzò nel dicembre 1994 nell’Associazione ‘Verso la Banca Etica’, alla quale parteciparono il movimento delle MAG e diverse organizzazioni rappresentanti l’intero panorama associativo nazionale.

Una volta raggiunto il capitale sociale, il 30 maggio 1998 l’Assemblea dei soci approva il passaggio da cooperativa a banca popolare, un evento che resta ancora oggi unico e riconosciuto a livello internazionale. Il primo presidente è Fabio Salviato; arriva anche l’autorizzazione di Banca d’Italia e l’8 marzo 1999 inizia l’operatività con l’apertura della prima filiale a Padova. Con l’emergere dei movimenti che promuovono modelli economici e sociali alternativi a quelli della globalizzazione, Banca Etica rafforza la sua natura di vero e proprio capitale sociale alternativo, fatto di relazioni e idee innovative.

E nel 2014 Banca Etica ha compiuto 15 anni con nuovi traguardi. Al presidente Ugo Biggieri, nonché socio fondatore della banca e presidente fino al 2000 dell’ong ‘Mani Tese’, abbiamo chiesto di spiegarci il significato di Banca popolare Etica: “Banca Etica è una banca popolare, di proprietà di circa 37.000 soci. I soci sono in maggioranza persone fisiche, ma figurano anche 6.000 organizzazioni non profit e imprese sociali che hanno scelto di investire su Banca Etica. Siamo una Banca Popolare: pertanto nessun socio può detenere più dell’1% delle azioni e vige la regola ‘una testa un voto’: ogni socio può votare in assemblea a prescindere dal numero di azioni che possiede”.

Come è nata l’idea di una Banca?
“L’idea di dare vita a una banca etica al servizio delle organizzazioni del terzo settore è nata nella metà degli anni ‘90. Allora le organizzazioni non profit non avevano alcun credito presso le banche tradizionali: molte delle reti principali del volontariato e del non-profit italiano si sono dunque impegnate per dare vita a una banca che sostenesse con il credito le loro attività. Tra i soci fondatori e di riferimento di Banca Etica ci sono Acli, Arci, Caritas, Legambiente, consorzi di cooperative, parrocchie, sindacati, ONG. L’impegno di queste reti e di migliaia di singoli cittadini ha permesso di raccogliere il capitale sociale necessario per aprire il primo sportello di Banca Etica a Padova nel 1999”.

Dopo 15 anni di attività chi si rivolge a voi per chiedere prestiti e per investire i propri soldi?
“Negli anni il numero di persone e organizzazioni che hanno scelto Banca Etica è cresciuto progressivamente e costantemente. Banca Etica ha intercettato il desiderio di moltissimi cittadini, imprese e associazioni che volevano sottrarre i propri risparmi all’industria del credito che troppo spesso utilizza il denaro affidatele per attività speculative che danneggiano l’economia reale, l’ambiente, la collettività.

Tante organizzazioni e persone hanno affidato a Banca Etica i propri risparmi perché volevano la certezza che questi non venissero utilizzati per finanziare ad esempio le compravendite di armi che stanno alla base di tante guerre, o la realizzazione di centrali nucleari e altre attività dannose per l’ambiente e la salute dell’uomo. Nel tempo è cresciuta la consapevolezza delle persone, e molte si rivolgono a Banca Etica ora perché cercano trasparenza e sicurezza sull’impiego dei loro risparmi.

Parallelamente sono cresciute le organizzazioni che si rivolgono a Banca Etica perché hanno bisogno di un prestito per sviluppare attività di pubblico interesse nei settori della tutela dell’ambiente; della tutela dei diritti umani, dell’inclusione delle persone più fragili e svantaggiate; della cooperazione internazionale; del commercio equo e solidale; della lotta alla criminalità organizzata; agricoltura biologica; accoglienza…

Banca Etica è così diventata il punto di incontro tra risparmiatori consapevoli e responsabili e organizzazioni che vogliono coniugare efficienza economica e bene comune. Banca Etica, fa parte del network internazionale di banche sostenibili attive in tutto il mondo: la Global Alliance for banking on Values che ha recentemente diffuso uno studio che evidenzia come le banche responsabili e sostenibili abbiano performances anche finanziarie migliori rispetto alle così dette banche ‘too big to fail’. Oggi Banca Etica conta 17 filiali in Italia e una in Spagna, 20 banchieri ambulanti e offre tutti i servizi bancari anche online”.

La finanza può essere etica?
“Banca Etica auspica che il concetto di finanza etica possa trovare una coraggiosa definizione a livello normativo. Una definizione che prevenga l’annacquamento dell’idea di cambiamento che, tramite un uso diverso del denaro, decine di migliaia di cittadini chiedono. L’esigenza di ricreare un clima di fiducia nei confronti della finanza, percepita come fattore scatenante della crisi, ha portato alla proliferazione di prodotti finanziari che si auto-definiscono ‘etici’.

Al fine di creare norme capaci di stimolare la finanza realmente al servizio del bene comune e dell’interesse generale, è necessario definire chiaramente le caratteristiche della finanza etica: sia in relazione al tipo di imprese e organizzazioni che essa finanzia (che lavorino effettivamente nell’interesse della collettività con particolare attenzione alle categorie più fragili e all’ambiente) sia in relazione alle modalità di governance che devono essere improntate alla trasparenza e alla partecipazione delle comunità”.

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