Comunicazione: seconda anno di “Non sei un nemico”

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E’ iniziato, all’Università Europea di Roma, il secondo anno di attività del Laboratorio di comunicazione “Non sei un nemico”, fondato e diretto dal giornalista Carlo Climati.
Troppo spesso, oggi, il linguaggio della comunicazione utilizza toni esasperati e aggressivi. L’obiettivo del Laboratorio è quello di sensibilizzare i giovani ad una nuova forma di comunicazione, che non veda nell’altro un nemico e che sia basata sul dialogo e su una serena accoglienza dell’altro.
Il Laboratorio, teorico e pratico, fa parte delle attività di responsabilità sociale dell’Università Europea di Roma. Esplora le diverse forme di comunicazione del mondo di oggi: dal giornalismo ai social network, dalla musica alla radio, dalla televisione al dialogo nella vita quotidiana.
“Non sei un nemico!” è il motto, l’idea di base del Laboratorio. I giovani sono incoraggiati a vedere gli altri con uno sguardo nuovo, a creare linguaggi che possano rappresentare un ponte verso tutti, contribuendo all’abbattimento di muri, ostacoli, sospetti e diffidenze.
Nell’incontro inaugurale, il giornalista Carlo Climati ha parlato della necessità di ritrovare uno stile di comunicazione più vero, autentico ed ispirato alla cultura del dialogo e dell’incontro.
“Siamo nell’era delle grandi comunicazioni”, ha spiegato Carlo Climati. “È sufficiente spingere un tasto del computer per entrare in contatto, via internet, con persone che abitano a migliaia di chilometri di distanza. Eppure, a volte, appare sempre più difficile stabilire relazioni vere e costruttive.
Questo accade perché i rapporti umani diventano sempre di più rapporti “mediati”. Ovvero: relazioni indirette e limitate nelle emozioni, in quanto “filtrate” attraverso alcuni strumenti: il computer, il telefonino, il messaggino, la chat, il social network”.
Secondo Climati “esiste un terreno culturale preciso in cui si sviluppa la tendenza a vivere relazioni “mediate”. Si può ritrovare fin dai tempi dell’infanzia. Negli ultimi anni sta scomparendo l’antica tradizione del cortile, dove i ragazzi si riunivano per respirare all’aria aperta e immergersi in giochi di gruppo, festosi e creativi.
I giochi di un tempo, fatti in cortile, non erano soltanto momenti di svago. Erano una solida base per costruire il domani relazionale delle nuove generazioni. Attraverso l’atmosfera ludica, si imparava a comprendere il valore dell’altro. Ci si abituava ad avere delle regole e a rispettare il prossimo. Ridendo e scherzando, si scopriva l’importanza delle persone.
Una parte della gioventù di oggi, purtroppo, ha un modo meno fantasioso di trascorrere il tempo libero. Tende ad isolarsi e a rinchiudersi fra le mura di casa, davanti allo schermo del computer”.
Carlo Climati ha ricordato che “sempre più bambini e ragazzi si ritrovano a vivere nelle “piazze virtuali”, che hanno preso il posto dei cortili di una volta. In questo modo, alcuni giovani sono in difficoltà nel costruire le loro relazioni.
Il rischio fondamentale delle relazioni “mediate” è la fuga della realtà. Trascorrere troppo tempo di fronte al computer significa perdere il contatto con le persone vere e disabituarsi al dialogo concreto con il mondo che ci circonda.
Certi “salotti virtuali” si basano su una grande contraddizione. Danno l’illusione dell’onnipotenza, perché consentono di entrare in contatto con tanta gente lontana attraverso un semplice click con il mouse del computer.
Ma, prima di tutto, bisognerebbe domandarsi: con chi sto comunicando? Che cosa sto comunicando? Qual è la qualità della mia comunicazione?
L’invasione, sempre più forte, del virtuale nella nostra vita suscita alcuni interrogativi. Come si fa a considerare il prossimo, se non ci si abitua realmente a incontrarlo e a dialogare con lui? Come si possono prendere a cuore i suoi problemi?
E’ importante riscoprire la bellezza dei rapporti umani autentici. Rinchiudersi troppo nel mondo virtuale significa, a volte, rifiutare di confrontarsi con altri. Significa rinunciare ad impegnarsi, perché il rapporto diretto con il prossimo rappresenta anche un impegno, uno sforzo per mettersi in discussione.
Le persone vere sono il vicino di casa che non salutiamo mai, il compagno di studi che ha bisogno di una mano, il pensionato smarrito tra le slot machine, la prostituta che vuole uscire dalla morsa della schiavitù, l’immigrato che è venuto in Italia per cercare un futuro… Tutte queste persone hanno bisogno di noi e del nostro aiuto concreto”.
“È importante tornare a cercare le persone vere”, ha concluso Climati. Vivere con loro, per comprenderle e amarle sul serio. Non attraverso la barriera di uno schermo o di un telefonino. Perché la vita non è mai isolamento, ma relazione vera ed incontro con gli altri”.

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