In Italia aumenta la tratta delle schiave

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21.000.000 di uomini, donne e bambini nel mondo sono costretti in condizioni di schiavitù in varie forme e in vari settori della società. Partendo da questi dati oggi e domani in Vaticano, nella Casina Pio IV si svolge il simposio internazionale ‘I giovani contro la prostituzione e la tratta di persone: violenza massima contro l’essere umano’, organizzato dalla Pontificia Accademia delle scienze sociali insieme alla ong argentina ‘Vínculos en Red’.

Dati ‘scandalosi’, ma anche per quanto riguarda l’Italia i numeri non sono rassicuranti. Dall’inizio del 2014 al 31 ottobre nel nostro Paese sono arrivati 154.075 migranti via mare. I siriani sono sempre la nazionalità più rappresentata (36.351), seguiti da eritrei (33.872), maliani (8.899), nigeriani (8.031), gambiani (6.787), palestinesi (5.044) e somali (4.965).

Nonostante ad ottobre si sia registrato un calo degli arrivi di circa il 40% rispetto a settembre, la sezione italiana dell’Organizzazione Italiana per le Migrazioni (OIM) ha sottolineato come vi siano delle tendenze particolarmente preoccupanti: tra queste, la crescente presenza di donne potenziali vittime di tratta: “Nel 2014 sono giunte in Italia 16.839 donne, mentre nello stesso periodo del 2013 furono 5.163. Abbiamo notato in particolare un rilevante aumento di giovani ragazze provenienti dalla Nigeria: 1.290, circa il 300% in più rispetto alle 392 arrivate l’anno scorso”.

Infatti l’OIM da quest’anno ha costituito due team ‘anti-tratta’ attivi in Sicilia e in Puglia, allo scopo di rafforzare le attività di individuazione e identificazione delle vittime di tratta e sfruttamento. Gli operatori dell’OIM hanno affermano che molte donne intervistate sono state fatte arrivare in Italia a scopo di sfruttamento sessuale. In alcuni casi, le loro denunce hanno potuto portare all’arresto degli sfruttatori:

“Ben presto le ragazze capiscono di essere state ingannate: durante il viaggio si ritrovano in una condizione di semi-schiavitù: vengono spesso violentate e sono obbligate a prostituirsi. Sono costrette di frequente a lavorare in bordelli in Libia e poi inviate in Italia dai loro aguzzini. Molte di loro, prima di partire, devono sottoporsi a una cerimonia vooddo, nel corso della quale devono giurare di restituire i soldi ‘offerti’ per il viaggio. Purtroppo, a causa di questa manipolazione psicologica, diventa a volte complicato far capire loro come sia possibile liberarsi da questo debito e dagli sfruttatori”.

Anche l’associazione ‘Amici di Lazzaro’ ha diffuso il rapporto sulla tratta nigeriana nella provincia torinese: sono state incontrate 398 ragazze e donne nigeriane; di queste, ben 310 risultano sfruttate e sotto ricatto di ‘Maman’ (sfruttatrici) o di ‘Bros’ (sfruttatori). Quindi la percentuale è vicina al 78%. E’ un numero in crescita, dovuto probabilmente alle tante ragazze arrivate nel 2011 passando per la Libia che ottenuti il permesso di soggiorno umanitario hanno lasciato i centri di accoglienza per ricongiungersi agli sfruttatori che da tempo le attendevano.

E’ rimasto stabile (circa il 10%) il numero delle donne nigeriane disperate che tornano in strada dopo anni di vita normale. Si tratta di donne senza strumenti culturali, in molti casi analfabete che non riescono a trovare un inserimento stabile nel mondo del lavoro, cui la crisi ha tolto ogni speranza di risalita, senza un supporto formativo mirato.

Continuano ad esserci donne che hanno da poco terminato di pagare il debito agli sfruttatori e non riescono a regolarizzarsi e a fare ingresso nel mercato del lavoro, anche questo numero è destinato ad aumentare, anche se registriamo almeno una decina di donne che hanno deciso di dichiarare fallito il loro progetto migratorio in Europa e fare ritorno in Africa.

A Milano e provincia nel 2013, gli operatori e i volontari Caritas hanno incontrato 292 donne, un quinto di quelle che si stimano presenti sulle strade. I luoghi in cui le hanno trovate erano quelli abituali: la circonvallazione milanese, le strade di maggiore scorrimento che si inoltrano in provincia. Inutile ogni misura di contrasto diretto, la prostituzione che non era mai scomparsa, è tonata dunque così più visibile.

Identica anche la geografia dei paesi di provenienza. Le rumene si confermano le più numerose (60% del totale), seguite dalle nigeriane (il 15%), presenti principalmente nell’hinterland milanese e comunque nella periferia) seguono le albanesi (il 12%) che sono tornate ad essere più presenti dopo un calo negli ultimi anni (nel 2011 erano scese al 6,5%).

L’incremento e soprattutto il turn over molto elevato (il 72% delle ragazze albanesi incontrate nel 2013 sono diverse da quelle intercettate l’anno precedente) fanno ipotizzare una forte ripresa della tratta da parte organizzazioni criminali di Tirana e Valona.

Nel frattempo è stato pubblicato il 1° Rapporto di ricerca sulla tratta di persone e il grave sfruttamento di Caritas e CNCA, in cui si sottolinea che è un fenomeno sempre più complesso dal punto di vista delle tipologie di persone e di target, delle etnie, delle età e delle provenienze geografiche. Nel 2012, attraverso le unità di strada, gli enti partecipanti alla ricerca hanno effettuato 23.878 contatti, di cui 21.491 con donne e ragazze, 781 con uomini e ragazzi e 1.606 con persone transgender.

Rispetto alla distribuzione territoriale, il 61% delle persone contattate si trova al Nord, il 25% al Centro e il 14% al Sud e nelle Isole. Per quanto riguarda l’età, continuano ad essere soprattutto le giovani tra i 18 e i 25 anni (più del 50%) ad essere sfruttate nel mercato della prostituzione, mentre le minori sono circa il 4,5%.

I paesi di origine principali sono la Nigeria e la Romania, in costante crescita invece il Brasile, il Marocco, la Cina. Si registra infine il ritorno dell’Albania. Dal 1999 al 2012 i servizi di aiuto alle vittime sono entrati in contatto con oltre 65.000 persone; di queste, ben 21.378 hanno deciso di entrare in un programma di protezione e assistenza sociale.

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