Giorgio La Pira: un cristiano da imitare

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“Giorgio La Pira santo? Sono d’accordo”: così si è espresso papa Francesco sulla canonizzazione dell´ex sindaco di Firenze con il prof. Mario Primicerio, presidente della Fondazione La Pira, che gli ha consegnato i due libri di Giorgio La Pira, ‘Il valore della persona umana’ e ‘Architettura dello Stato democratico’ tradotti e pubblicati a Buenos Aires quando l’attuale Pontefice era ancora studente.

Il prof. Mario Primicerio, collaboratore di Giorgio La Pira ed ex sindaco di Firenze, incontrato nei giorni scorsi, mi ha detto: “E’ stato un momento molto bello! L’ho visto molto attento e partecipe. In uno dei volumi, tra l’altro, è stampato in spagnolo il saggio ‘L’attesa della povera gente’, uno scritto lapiriano che ha molti punti di contatto con la spiritualità e l’azione del pontificato di Bergoglio”.

Ed ha spiegato il punto del processo di beatificazione: “Il processo di beatificazione ha passato la fase diocesana ed adesso è a Roma, dove è stata raccolta tutta la documentazione fornita ed è stata redatta una biografia ragionata del Servo di Dio, Giorgio La Pira. Questa è composta da due volumi di un migliaio di pagine: è stata abbastanza complessa ed ha richiesto due anni per essere terminata.

Ci sono un po’ di cose da concludere, ma sicuramente saranno concluse entro la prossima primavera; dopodiché questi documenti passeranno al vaglio della Commissione teologica e della Commissione della Congregazione per le Cause dei Santi. Noi ci aspettiamo che presumibilmente entro un anno e mezzo si dovrebbe arrivare al decreto di venerabilità, che è un passo molto importante, perché è proposto come esempio ai cristiani della Chiesa intera.

Credo che, se non cambiano le norme, per considerarlo beato o santo ci vogliono ancora i miracoli certificati. Ma queste sono norme giuridiche che potrebbero cambiare, visto la ventata di novità portata da papa Francesco”.

Però la novità di La Pira è stata quando si è dedicato alla politica: quale è stato il motivo?
“Credo che in quel momento tutta la generazione che aveva lottato per la liberazione dal fascismo, sentì su di sé il dovere di costruire una nuova società. E quindi La Pira, che era uomo di studio e di preghiera, si lasciò convincere ad entrare nell’Assemblea Costituente.

Dopodiché pensava di tornare all’insegnamento ed alla sua vita di preghiera e di studio. Però, quando nel 1951 ci furono le elezioni per dare a Firenze un sindaco a quello eletto e sostenuto dalle sinistre, Mario Fabiani, ci furono molte insistenze ed anche lo stesso arcivescovo, il card. Dalla Costa, insistette personalmente affinché La Pira accettasse.

Lui si sentì in qualche modo spinto a questo, tanto che disse che era stato ‘tirato per i capelli’ ad impegnarsi in politica, ma la sua vocazione era essenzialmente contemplativa”.

Nonostante tutto lui invitava i cattolici a non avere paura dello Stato?
“Assolutamente vero! Oggi si può dire che per il cattolico l’impegno politico è un dovere; di conseguenza, non aver paura dello Stato vuol dire considerare lo Stato come uno strumento di promozione di tutta la società.

Per qualcuno questo impegno a favore dei cittadini si traduce in una partecipazione politica, strettamente intesa; per altri si può limitare ad una vocazione diversa come lo studio o la preghiera. Per esempio una suora di clausura può fare politica molto più di un politico, se lo fa con una visione concreta di servizio alla società”.

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