Natuzza Evolo, una beata dei tempi moderni

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Grande festa in Calabria e in tutto il mondo per l’annunciato avvio della causa in vista della beatificazione di Natuzza Evolo. Migliaia di persone lo scorso primo novembre hanno raggiunto Paravati, la frazione di Mileto (Vibo Valentia), terra della mistica. Migliaia in fila per visitare la sua tomba, un gesto d’affetto che si ripete ed è forte da ormai cinque anni, da quando Fortunata (Natuzza) ha lasciato questa terra.

Nell’ultima seduta della Conferenza episcopale calabra i vescovi avevano dato il via libera all’introduzione del processo di beatificazione, e proprio in occasione del quinto anniversario della nascita al cielo della Evolo il vescovo di Mileto – Nicotera – Tropea, monsignor Luigi Renzo, ha annunciato ai cinquemila presenti a Paravati l’apertura dei lavori. Una notizia tanto sperata dalle migliaia di devoti che sono legati alla mistica calabrese: tanti i cenacoli di preghiera che sono sorti sulla spiritualità di Natuzza, testimone del Vangelo della sofferenza e della risurrezione nel tempo presente. 

“Un giorno speciale” – così l’ha definito monsignor Renzo nella celebrazione eucaristica. “La Calabria è terra di santi, lo è da due millenni. Mi auguro che anche Natuzza sia iscritta in questa schiera”, ella che “è entrata per sempre nel cuore di Dio”. Un riferimento concreto alla prossima canonizzazione del frate Nicola Saggio da Longobardi, oblato professo dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, che il 23 novembre sarà elevato al culto della Chiesa universale da papa Francesco. Natuzza si pone in questa scia, ella che “ha compreso bene la via della santità da accettare la croce e la sofferenza, ed oggi addita a noi questa stessa strada” – ha detto Renzo. La via della croce per poter raggiungere le vette della santità, come dimostra la storia di una vita e di una fede vissuta sin dall’infanzia.

Fortunata Evolo, “Mamma Natuzza” come la chiamava chi la conosceva e come ancora oggi da più parti è definita, nasce a Paravati il 23 agosto 1924. Come si legge sul sito www.fondazionenatuzza.org, “all’età di 5-6 anni iniziarono per lei una serie di visioni e altri inspiegabili fenomeni come i primi contatti con quella realtà soprannaturale che ne avrebbe pervaso l’intera esistenza, anche se, come molti anni dopo spiegherà lei stessa ai suoi padri spirituali, non aveva capito che quella bella ragazza che le appariva era la Madonna, mentre aveva sempre sospettato che quel bambino bellissimo che giocava con lei e con i suoi fratellini fosse Gesù”. Gesù e la Madonna. “Cercateli sempre” – soleva dire Natuzza Evolo. Uno degli aspetti che il postulatore nominato della causa, don Enzo Gabrieli, sacerdote della diocesi di Cosenza, ha voluto subito mettere in evidenza.

Una donna semplice, umile, che non era in grado di leggere e di scrivere, ma che aveva dentro una capacità straordinaria di intercettare anime. Nella sua vita avrà la visione dei defunti, il dono della bilocazione e dei dialoghi con l’Angelo Custode. Si legge ancora nel sito: “la Madonna dice a Natuzza che il 26 luglio 1938 farà la “morte apparente”. Natuzza non comprende il significato della parola “apparente” e avvisa che finalmente raggiungerà il suo Gesù. Cadrà in un lungo sonno che durerà sette ore, attorniata da tanti medici, che erano là ad aspettare la morte. Racconterà, al suo risveglio, che si è trovata in Paradiso, al cospetto di Gesù che le chiese di portare a Lui le anime”.


Amore e sofferenza, nella vita di Natuzza, vanno a braccetto. “Il 29 giugno del 1940, festa dei Santissimi Pietro e Paolo, mentre Natuzza riceve dal Vescovo monsignor Paolo Albera il sacramento della Cresima, avverte un brivido profondo in tutto il corpo e qualcosa di gelido scorrerle dietro: sulla sua camicia si era disegnata una grande croce di sangue”. Le stimmate sono un fenomeno importante: “le autorità religiose invitano alla prudenza, mentre la questione viene sottoposta all’attenzione dei medici e dal vescovado di Mileto viene inviata una lettera ad Agostino Gemelli che liquida sbrigativamente la questione consigliando l’isolamento in una casa di cura. Andrà a Reggio Calabria, dove resterà sott’osservazione del Professore Puca per due mesi”.


La presenza di Dio nella vita di Natuzza, con le medesime manifestazioni, però continuerà per tutta la sua vita. Una donna della Calabria del suo tempo, semplice, una mamma di famiglia (Natuzza fu madre di 5 figli), ma di una famiglia che ancora oggi abbraccia migliaia di persone che continuano a chiamarla “Mamma”.

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