Paolo VI, il Papa della preghiera

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La pianeta della prima messa, cucita con la stoffa bianca dell’abito nuziale della madre, è lì, presenza e testimonianza dell’amore per la Chiesa del beato Paolo VI. Nella sala della Libreria della LEV che porta il suo nome, Paolo VI appunto, che da anni ogni venerdì accoglie presentazioni ed incontri con l’autore grazie alla sapiente scelta di Neria Di Giovanni, la pianeta ha riportato Montini tra i presenti. L’occasione per un omaggio a Paolo VI è nata dalla pubblicazione di due volumi curati da Padre Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia:” Pregare è bellezza” e “ La civiltà dell’amore”.

Nel primo caso si tratta di una raccolta di  preghiere composte dal Pontefice, sia per occasioni particolari, o come semplici invocazioni che costellano le sue catechesi. Paolo VI sosteneva che “la preghiera è non solo un dovere, ma un’arte, e arte di grande qualità” scrive padre Sapienza. “In Paolo VI abbiamo visto un uomo di preghiera, di profonda, personale, direi mistica preghiera. Non si può rimanere indifferenti davanti alle immagini di Paolo VI in ginocchio nel Cenacolo, o davanti alla Porta Santa in San Pietro; o mentre legge la straziante preghiera per Aldo Moro; o nel vederlo celebrare l’Eucaristia (…) E non si può rimanere insensibili davanti alle catechesi sulla preghiera e ai testi composti da Paolo VI. Testi che rivelano come il segreto della sua profonda spiritualità è racchiuso nella vita di preghiera”. Da tutte le sue preghiere, nota il curatore, “traspare lo spirito profondamente religioso di Paolo VI, e il suo amore appassionato a Dio, a Cristo, alla Madonna, ai Santi”.

“Civiltà dell’amore” è la bellissima espressione che Paolo VI usò per la prima volta  il giorno di Pentecoste del 1970. “Papa Montini, ricorda padre Sapienza in apertura di quest’opera antologica, che riunisce tutti gli interventi nei quali Papa Montini fa riferimento alla ‘civiltà dell’amore’ e ai valori ad essa collegati, aveva il dono di esprimere le sue intuizioni più ricche in formule lapidarie che rimangono ancora fresche nella nostra memoria”.

“Come spiegare il successo di questa espressione se non per il fatto che Paolo VI era riuscito a farsi il fedele interprete delle maggiori aspirazioni dei suoi contemporanei?”  La proposta di Paolo VI “continua a stimolare i cristiani che, nel rispetto delle libertà, offrono al nostro tempo un generoso ideale per il futuro delle culture”.

I due volumi sono solo gli ultimi di una serie che Padre Sapienza, che ha avuto la possibilità di essere vicino a Papa Montini, ha editato con la possibilità unica di accedere ai manoscritti custoditi in Segreteria di Stato. Per questo i volumi hanno, in copia anastatica, le pagine con la scrittura minuta del Pontefice. Testi scritti di getto, quasi senza correzioni, di discorsi, omelie, catechesi.

Nel primo della serie invernale dei “Venerdi’ di Propaganda” alla Libreria Paolo VI a Piazza di Spagna, la presenza di Paolo VI è stata reale grazie ai tanti ricordi. Non solo del curatore dei volumi ma anche di Gianni Gennari e di Monsignor Ennio Apeciti che nella diocesi di Milano ha seguito il processo di beatificazione di Montini.

Ricordi semplici e fortissimi, di come pregava il Papa, del suo amore per la vita benedettina, del suo appassionato amore per la Chiesa, della sua costante attenzione ai poveri, agli ultimi come alla grandi questioni dottrinali, e anche della sua privatissima mistica che lo faceva portare il cilicio di nascosto ogni volta che a Milano consacrava una nuova chiesa. Un Paolo VI diverso da quello che normalmente si conosce. Più intimo e profondo. Testi da rileggere per comprenderne la modernità, non nel senso banalizzato di “progressismo”, ma nel significato profondamente conciliare di “ritorno alle origini” cioè al Vangelo.

Un Montini che aveva quasi deciso di dimettersi e a Montecassino aveva una stanza pronto per accoglierlo. Ma fu di fatto impedito da alcuni. Salire sul monte per pregare per la Chiesa. Una profezia che Benedetto XVI ha fatto diventare realtà. Ratzinger che con Wojtyla e Luciani sono stati i successori di Paolo VI che lui stesso aveva creato cardinali. Profezia anche in questo caso.

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