Il realismo seicentesco romano a Villa Medici

Condividi su...

L’Accademia di Francia di Roma – nel suggestivo spazio espositivo di Villa Medici, in cima alla scalinata di Trinità de’ Monti – mette in mostra, fino al 18 gennaio 2015, “I Bassifondi del barocco. La Roma del vizio e della miseria”, esposizione di dipinti dei Seicento romano curata da Francesca Cappelletti e Annick Lemoine. Si tratta di una mostra gustosa, che aggira le tradizionali costruzioni espositive della pittura seicentesca: ordinate per autore o per località, proponendo una scelta di dipinti “a tema”. La collocazione storica è quella del ‘600 romano e i quadri sono il frutto dell’attività di pittori che in quel periodo vissero ed operarono a Roma, ma la mostra documenta la pittura minore: pittura di genere, realistica, a volte bozzettistica. Tale pittura è divergente per contenuti rispetto al filone maggiore della pittura seicentesca, quello religioso, scenografico, barocco. Ma conserva qualcosa della sapienza artistica delle grandi tele collocate nelle chiese e nei palazzi gentilizi.

Roma nel Seicento era il centro culturale più vivo e all’avanguardia d’Europa e attirava artisti da tutti i paesi: italiani, francesi, olandesi, fiamminghi, spagnoli vissero e fecero carriera nella capitale delle arti. La mostra presenta più di cinquanta opere realizzate, nella prima metà del XVII secolo, da artisti dai nomi importanti come Claude Lorrain,  Giovanni Lanfranco, Valentin de Boulogne, Jan Miel, Sébastien Bourdon, Leonaert Bramer, Bartolomeo Manfredi, Jusepe de Ribera, Pieter van Laer. Sono pittori caravaggeschi, paesaggisti e bamboccianti che si cimentano con la  rappresentazione della vita della gente comune di Roma e della campagna circostante. In forma pittoricamente curata o, più spesso, con tratti rapidi e allusivi, si ritraggono i bassifondi della città, le taverne, i luoghi di “perdizione” – spesso adiacenti alle solenni aree monumentali o posti lungo il Tevere – in cui si svolgono conciliaboli di briganti, feste di zingari o riunioni di strane sétte neopagane. I quadri, i disegni, le stampe in mostra provengono dai più importanti musei europei e da collezioni private, ma, per i loro soggetti non convenzionali, si tratta per lo più di opere raramente esposte al pubblico.

A monte della esplorazione pittoresca del mondo dei vizi, dei peccati e delle malversazioni vi è sicuramente la teologia morale di ascendenza controriformistica, che aveva aggiornato la tavola dei vizi e delle virtù di origine medioevale. Ma vi è anche la rivalutazione di un certo spirito plebeo paganeggiante che ancora alitava fra le rovine e le grandi costruzioni della capitale che fu dei Cesari. Come nota la curatrice Lemoine, nel bel saggio in catalogo, nella Roma dei Papi in cui la cultura religiosa cattolica era consolidata in riti e chiese e divulgata in grandiose opere d’arte, il redivivo “culto di Bacco” era il filo conduttore di una città notturna e trasgressiva, lontana dagli di devozione auspicati e praticati nell’attività diurna. Alcune opere lo descrivono come un rituale allestito in maniera teatrale, con rappresentazioni sul genere del “tableau vivant”, che accomunava popolo e artisti.

Il percorso della mostra ci conduce dall’ebbrezza del vino e del gioco alle carte o ai dadi alla malinconia dei musici stanchi per il massacrante lavoro alle feste dei nobili, ci porta dai saloni sontuosi della “nobiltà nera” agli angiporti dei miserabili e dei vagabondi. L’esibizione della vita sottoproletaria è punteggiata da vedute dei più celebri scorci di Roma, urbani o pastorali, appena alterati da dettagli dissonanti e burleschi. Le pratiche censurabili e condannate, come quelle tabacco, dell’alcol, del gioco e dei piaceri di Venere – pericolose in quanto causa di perdita della ragione e del dominio su di sé – vengono certamente additate all’esecrazione e al biasimo. Tuttavia sono raffigurate con quel certo compiacimento che nell’Ottocento si sarebbe definito fokloristico o, addirittura, “romantico”.

In alcuni ritratti a matita attribuiti a Leonaert Bramer appaiono i maggiori artisti del tempo travestiti e con accessori che sembrano ricondurli a una messa in scena teatrale o carnevalesca. Ad esempio, Artemisia Gentileschi vi appare in abiti maschili. Nei quadri di paesaggio, in cui si raffigurano l’ambasciata di Spagna o il Campidoglio, e negli scorci della vicina campagna romana, appaiono in primo piano scene violente di aggressioni e cronache impietose di episodi di prostituzione che la  fissità della pittura sembra quasi cristallizzare. La folla dei diseredati, dei mendicanti e degli zingari – ritratti con una certa qual dignità – ci restituisce l’immagine di una Roma multietnica e socialmente segmentata sicuramente corrispondente alla società del tempo. Una velo di malinconia seicentesca – in stile Vanitas o Memento mori – avvolge però anche queste raffigurazioni.

L’origine di questa produzione artistica minore è da trovare negli imitatori di Caravaggio e nella comunità internazionale di artisti che si stabilì nei pressi di Villa Medici, tra i quartieri di Santa Maria del Popolo, Sant’Andrea delle Fratte e San Lorenzo in Lucina e che si riunivano sotto le insegne dei “Bentvueghels” (gli “Uccelli della banda”).  Sono pittori del nord Europa che invocano la protezione di Bacco, dio del vino e della creazione artistica, che vivono – chiusa la bottega dell’arte – nei luoghi della plebe, trascorrendo le serate tra servi e mendicanti.

Il linguaggio pittorico è veristico, quasi naturalistico, i temi e i personaggi: gentaglia, risse, truffe e festini, ma anche soldati in libera uscita e donnine spagnolesche, li abbiamo visti già – sia pure in modo marginale – nella pittura maggiore dei primi decenni del Seicento. Qui sono collocati in un contesto autonomo, che li rende meglio comprensibili. Questa cultura popolare – così interna alla società, ma anche così lontana dai suoi valori supremi – avrebbe trovato espressione oltre che nella pittura anche nella musica, nella letteratura e nel teatro, con la “commedia dell’arte”.

Nella foto: Bartolomeo Manfredi, “Riunione di bevitori”, c. 1619-1620.

Free Webcam Girls
151.11.48.50