Sinodo dei vescovi, in attesa della prima relazione

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L’attesa è tutta per lunedì, quando il Cardinal Petr Erdo, relatore generale del Sinodo, leggerà la sua “relatio post disceptationem”, la relazione che segue la discussione dei padri sinodali. Solo in quel momento si potrà definire in che modo i temi nel dibattito sono entrati nella discussione, e come verranno affrontati. E magari prevedere la relatio synodi, il documento finale che sarà presentato dal Cardinal Lorenzo Baldisseri, segretario generale del sinodo. Per ora, il sinodo dei vescovi ha chiuso la sua prima parte, gli interventi degli uditori sono tutti terminati, i circoli minori (dieci) sono stati definiti e dunque si attende di terminare la stesura della relazione e di avviare il secondo giro di consultazioni.

Secondo uno dei partecipanti, “la relazione avrà la parte ‘normativa’, in cui si parlerà di divorziati risposati, coppie dello stesso sesso e via dicendo. Ma non è da sottovalutare la parte ‘propositiva’, quella in cui si racconta la bellezza del matrimonio cristiano, e in cui vengono posti esempi positivi di famiglia”.

Esempi positivi che sono stati sviscerati nel pomeriggio di giovedì dai padri sinodali, nel mezzo di una serie di interventi che padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, definisce come “attestati su due linee: quella della fedeltà al Vangelo del Signore sulla indissolubilità del matrimonio, e quella sempre di fedeltà al messaggio del Signore ma con discernimento su vie concrete alle singole situazioni che si possono presentare”.

Tra queste situazioni concrete, è entrato nel dibattito il possibile cammino penitenziale che i divorziati risposati dovrebbero seguire, magari per avvicinarsi all’accesso alla comunione. Varie le proposte, persino l’idea di un “giubileo” in cui si possa celebrare, tutti insieme, la ritrovata grazia del Signore. Poi si è parlato ancora dei casi di nullità. Quando uno degli sposi non ha fede, o non prende il matrimonio con fede, allora il matrimonio è da considerarsi nullo? Padre Federico Lombardi ricorda che ne aveva parlato già Benedetto XVI, e che l’argomento è stato solo accennato dai padri sinodali. Come è stato ripreso anche il tema dell’accelerazione delle cause di nullità – tema sul quale tra l’altro Papa Francesco ha istituito una apposita commissione di studio.

E per la prima volta sono entrati nel dibattito sinodale anche temi di carattere culturale, specialmente per quanto riguarda l’impegno delle università cattoliche. Due le linee di impegno esplorate dai padri sinodali: la fedeltà alla famiglia, e l’evoluzione di temi che riguardano la famiglia e la coppia. L’idea è quella di non tenere la Chiesa troppo lontana dalle realtà antropologiche di oggi.

Si è parlato anche dei bambini. I bambini dei figli di separati – “i più poveri tra i poveri”, secondo una espressione del Cardinal Gerhard Mueller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede – che sono stati definiti come “una pallina da ping pong”, spinti tra il padre e la madre.

Un padre sinodale ha parlato della sua esperienza di figlio di genitori divorziati, facendo così spostare il punto di vista da quello dei genitori a quello dei bambini.

I vescovi africani, dal canto loro, ci hanno tenuto a far sapere che i problemi vissuti nell’Occidente non sono quelli che vivono in Africa. Dove le famiglie affrontano piuttosto il problema della poligamia, e dove l’insegnamento della Chiesa è contrastato dalla pressione delle organizzazioni internazionali e dei Paesi più sviluppati perché venga praticato il controllo delle nascite, o vengano introdotti i cosiddetti diritti di salute riproduttiva e il matrimonio omosessuale.

Gli uditori, nella mattina, hanno posto l’accento sulla loro esperienza concreta. E una degli uditori, la signora Khoury, ha commentato così in Sala Stampa vaticana il dibattito sinodale: “Tutti sono allo stesso punto di partenza, che è l’indissolubilità del matrimonio, la verità della Chiesa sul matrimonio. Ci sono due approcci distinti: la prima parte dall’insegnamento sul matrimonio per dire che non deve essere compromesso nella pastorale. L’altro punto di vista parte dell’esperienza di quello che è vissuto, dell’approccio di relazione con le situazioni per andare avanti in una pastorale di misericordia. Ma è un dibattito che si fa con apertura, con umiltà, con comprensione. Dimostra la grandezza della Chiesa, perché quando noi vediamo che non c’è uscita apparentemente nella logica umana, e l’uscita sembra un po’ difficile, si trova alla fine un punto di incontro, ed è la prova che veramente è lo Spirito che guida la Chiesa. Sono certa che si troverà una sintesi”.

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