I vescovi europei in attesa del Sinodo pregano per la pace

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Partiamo da lì, dall’appello che i vescovi europei consegnano al mondo alla fine dei lavori della Plenaria. Ucraina e Medio Oriente e “altri paesi europei che attraversano  gravissime difficoltà con un alto numero di vittime e di profughi.”

Il prossimo anno sarà la Terra Santa ad ospitare la plenaria del CCEE, e intanto la presidenza della CEI sarà dal 2 al 4 novembre a Gaza. Con gli occhi bene aperti e con la convinzione che “ovunque, le situazioni sono segnate dal comune denominatore della complessità, dalla violenza, dalla sofferenza dei più deboli, dall’incertezza sul futuro.”  Preghiera, come prima cosa, ma anche un incoraggiamento alle “comunità cristiane dei diversi paesi ad intensificare la loro opera di conciliazione e di pace portando il loro contributo per soluzioni giuste e tempestive.”

Lo sguardo va anche verso ad Oriente con il  “dolore dell’intolleranza verso i cristiani e altre minoranze, che condanniamo con fermezza.” La richiesta riecheggia l’appello inviato alle Nazioni Unite: “Con l’animo di pastori, condividiamo la grande sofferenza di tanti fratelli e sorelle nella fede e in umanità, mentre chiediamo alle autorità internazionali risoluzioni efficaci, chiare e immediate perché si ponga fine alle tragedie in atto, e anche perché si assicuri il rientro dei profughi, nel tempo più breve possibile, nelle loro terre in condizioni di sicurezza e di libertà.”

I partecipanti alla plenaria sono stati ricevuti dal Papa venerdì 3 ottobre. L’Europa deve scegliere se essere nonna o madre, ha detto il Papa fuori dal discorso scritto. Cioè se deve essere feconda. Un tema legato alla natalità, certo, ma anche alla fecondità spirituale. “ Non capisco perchè l’ UE non voglia la citazione delle radici cristiane d’ Europa nella costituzione”, ha detto il Papa. E forse sarà questo una dei temi che Francesco tratterà nel suo intervento a Strasburgo il 25 novembre al Parlamento Europeo.

Una tema che si lega ai temi dalla famiglia visti non solo come “casistica”, ma anche come sfida antropologica.

Il presidente del CCEE il cardinale di Budapest Péter Erdő spiega che il problema è quello del rapporto con la istituzionalità. Così la gente non si sposa o tiene le ceneri dei defunti nell’ armadio perchè non crede nelle istituzioni, ma se anche la famiglia viene vista come una “impressione personale” e non un fondamento della società, la vita si svuota di senso.

Gli fa eco il vice presidente Angelo Massafra, vescovo di Tirana. Serve più impegno formativo, dice, perchè se il matrimonio è fortificato dalla fede, anche la fede fortifica il matrimonio. Coppie salde di sposi possono essere le più vicine a famiglie in sofferenza.

Il cardinale Angelo Bagnasco di “mutazione dell’ alfabeto umano”. Parole come amore, famiglia e vita perdono il loro significato reale, la fragilità dell’amore poi crea il paradosso di giovani che hanno voglia di famiglia ma che non sopportano i legami, condizionati da una certa cultura mediatica che vede un legame come un limite alla libertà. A questo gli europei devono reagire per comprendere che al contrario la vera libertà è nell’impegno. Questo porta anche alla denatalità aumentata da pessime politiche familiari, dice Bagnasco, “come nel nostro paese.” E ricorda che solo Francia e Svezia hanno intrapreso politiche di sostegno alle famiglie.

Tutto nasce dalla pastorale giovanile che deve essere adeguata dice P. Duarte da Cunha, Segretario Generale del CCEE.  Della denatalità parla anche il patriarca Tawal, che dice “ se non si fanno figli è ovvio che arrivano altri popoli a riempire i vuoti”.

E di questo ha parlato anche il Papa, direttamente ai vescovi.

Un appello per i cristiani europei a reagire, ad essere più coraggiosi annunciatori di Cristo e del Vangelo.

Tutto è pronto per il Sinodo che vede il cardinale Erdő come relatore generale. “ Farò nottata” dice con una battuta, “per finire il testo.” Gli ultimi ritocchi saranno certo il risultato dei lavori della plenaria dei presidenti delle Conferenze episcopali europee. Che del resto saranno padri sinodali.

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