San Francesco: l’amore supera la presunzione

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Un Dio umile, piccolo e povero spaventa e lungo i secoli lo abbiamo rivestito di numerose superfluità che non gli appartengono. San Francesco d’Assisi in un periodo particolare della storia della Chiesa, attraverso la testimonianza della sua vita ci ha donato una “viva immagine di Cristo”. La sposa che ama davvero lo sposo le somiglia sempre di più: così la Chiesa con Gesù Cristo. In questa dimensione va interpretata la missione del poverello di Assisi. Quando il santo si presentò da Papa Innocenzo per l’approvazione della Regola dell’ordine, il pontefice si ricordò di un sogno che fece: la basilica del Laterano stava crollando e un piccolo frate la puntellava per non lasciarla crollare. “Ecco, pensò: questi è colui che con l’azione e la parola sosterrà la Chiesa di Cristo”. (2 vita Celano, 17).

Dio prova misericordia per la Chiesa mandando Francesco affinché a sua volta egli potesse amare la Chiesa di un amore oblativo. “Va e ripara la mia casa”, così nacque l’esperienza di Francesco ai piedi del crocifisso: il padre serafico riforma la Chiesa con l’amore, rimanendo al suo interno, obbedendo e soffrendo e illuminandola con la sua vita coerente: povero, umile e casto. San Francesco non riformò la Chiesa con la presunzione del ribelle: uscendo da essa e guardandola con disprezzo puritano. Mentre Lutero esce dalla Chiesa pretendendo di crearne una migliore, san Francesco rimane portando avanti la riforma dell’amore ben cosciente che la Chiesa è di Cristo non sua!

San Francesco trova Dio nell’amore ai poveri, ai fratelli, ai peccatori e nell’amore alla Chiesa la quale nella sua debolezza sperimenta l’amore del Padre che rimane fedele nonostante i tradimenti della sposa.

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