Il papa a Venezia:custodite l’armonia tra fede e ragione

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Venezia al tramonto sembra d’oro. Il papa arriva al Molo San Marco “porta di accesso a cuore della città” su un motoscafo. Sbarca mentre le sirene delle navi suonano e grandi getti d’acqua formano degli archi trionfali sullo sfondo del cielo e della laguna. Sorride sereno e ricorda i tre patriarchi saliti al soglio di Pietro: Giuseppe Sarto, Angelo Roncalli e Albino Luciani.

“Da questo molo- dice Benedetto XVI- si può cogliere quell’aspetto di singolare apertura che da sempre caratterizza Venezia, crocevia di persone e comunità di ogni provenienza, cultura, lingua e religione. Punto di approdo e di incontro per gli uomini di tutti i continenti, per la sua bellezza, la sua storia, le sue tradizioni civili, questa Città ha corrisposto nei secoli alla speciale vocazione di essere ponte tra Occidente ed Oriente. Anche in questa nostra epoca, con le sue nuove prospettive e le sue sfide complesse, essa è chiamata ad assumere importanti responsabilità in ordine alla promozione di una cultura di accoglienza e di condivisione, capace di gettare ponti di dialogo tra i popoli e le nazioni; una cultura della concordia e dell’amore, che ha le sue solide fondamenta nel Vangelo.”

Gente dalla fede soda i veneziani, radicata nella storia, capace di “buon senso”, che tutto mette nelel man di Dio: “I vostri padri ben sapevano che la vita umana è nelle mani di Dio e che senza la sua benedizione l’uomo costruisce invano. Perciò, visitando la vostra Città, chiedo al Signore che doni a tutti voi una fede sincera e fruttuosa, capace di alimentare una grande speranza e una paziente ricerca del bene comune.” E per questo prega oggi il papa di Roma e invita i veneziani “a ricercare e custodire sempre l’armonia tra lo sguardo della fede e della ragione che permette alla coscienza di percepire il vero bene, in modo che le scelte della comunità civile siano sempre ispirate ai principi etici corrispondenti alla profonda verità della natura umana. L’uomo non può rinunciare alla verità su di sé, senza che ne soffrano il senso della responsabilità personale, la solidarietà verso gli altri, l’onestà nei rapporti economici e di lavoro.”

Benedetto XVI è il terzo papa a visitare Venezia, il patriarcato che ha dato tre papi alla Chiesa del XX secolo. Va nel Triveneto, cattolico per tradizione e drammaticamente secolarizzato. Nel 1985 Giovanni Paolo II in tre giorni di giugno e 27 discorsi scrisse una “enciclica veneziana”. Cinque anni dopo nella Chiesa Madre di Aquileia si apriva un mini sinodo: Aquileia 1. Benedetto XVI ha aperto Aquileia 2, per vedere che cosa è successo in questi due decenni. A leggere le conclusioni del 1990 non sembra sia cambiato un granché. Recuperare la freschezza dell’annuncio evangelico, educare alla fede, costruire una casa comune nel rispetto delle diversità.
Oggi la evangelizzazione è un problema ancora più urgente, tanto che il papa ha voluto un apposito Pontificio Consiglio. La ignoranza della fede è tanto evidente che in una delle Chiese figlie di Aquileia, Vienna, è nato il catechismo per i giovani. L’immigrazione dai paesi islamici, fenomeno difficile da gestire, fa dimenticare che questa zona è cuore e crocevia della cultura cristiana.
Una scuola di meticciato, come ama ricordare il patriarca Angelo Scola, con il suo più riuscito esperimento culturale, la rivista Oasis pubblicata anche in arabo e urdo. Benedetto XVI conclude la sua visita incontrando il mondo della cultura invitato dallo Studium Generale Marcianum, il polo pedagogico del Patriarcato. Una nuova tappa della teologia politica di Joseph Ratzinger come ai Bernardins di Parigi, alla Westminster Hall di Londra, all’Università di Ratisbona.

Domani mattina il papa celebra la messa nel Parco di San Giuliano a Mestre. Tutto è pronto per un grande numero di fedeli, il palco ricostruisce in mezzo al grande prato la cupola e i mosaici bizantini della basilica di San Marco.
Per chi vuole seguire la messa anche via internet il sito, ricchissimo, www.ilpapaanordest.it

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