Una app per confessarsi? “No, solo un sussidio pastorale”

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Non ci si può confessare via iPhone. Ovvio. Non per tutti però. Da qualche giorno gira la notizia di una nuova applicazione che permetterebbe la confessione. Ma bastava poco in effetti per non cadere nell’equivoco. Intanto perché chi scrive di materie religiose dovrebbe sapere che cosa è un Sacramento, come è la confessione, nella Chiesa cattolica.
Serve una materia ed una forma, che in questo caso significa “il rapporto di dialogo personale  per il penitente e il confessore e l’ assoluzione da parte del confessore presente”. Lo ha ricordato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede ai giornalisti che chiedevano lumi.
In effetti la notizia della nuova applicazione fa pensare che molti, troppi, non sanno più che cosa sia una confessione cattolica. Non certo però nella casa di Cupertino che nella pagina on line che offre l’applicazione (per ora solo in inglese), scrive tra l’altro: “Questa app non è e non può prendere il posto del confessarsi validamente da un prete cattolico ordinato in un confessionale, di persona, sia faccia a faccia, o dietro la grata. Perché? Perché la Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti ha da tempo stabilito che le confessioni da parte dei media elettronici non sono valide e che la assoluzione da parte del sacerdote deve essere resa di persona perché il segreto della confessione deve essere protetto e perchè il sacramento sia valido ci deve essere sia la materia che la forma cioè vuol dire il Sacerdote.”
Piuttosto chiaro e corretto. Sul sito si spiega, come ha ripetuto anche padre Lombardi e come sa qualunque cattolico praticante e giornalista informato, che l’applicazione serve come preparazione, esame di coscienza e riflessione.
La applicazione è stata pensata in collaborazione con i vescovi statunitensi e strizzando l’occhio al messaggio di papa Benedetto per la giornata delle comunicazioni sociali. E alla intenzione di preghiera del Papa per il gennaio 2011: “che i giovani possono imparare ad usare i moderni mezzi di comunicazione sociale per la loro crescita personale e per preparare al meglio se stessi per servire la società.”
Lo sviluppatore iApps e co-fondatore, Patrick Leinen, ha detto, “Il nostro desiderio è quello di invitare i cattolici a esercitare la loro fede attraverso la tecnologia digitale. L’applicazione ha già aiutato un uomo a tornare a il sacramento dopo 20 anni. Ci auguriamo che molti altri potranno usufruire di questa nuova risorsa per la confessione “.
Ecco perché la Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, anche se perde la la competenza tecnico -giuridica sulle cause matrimoniali a favore della  Sacra Rota, non perde quella sugli altri sei Sacramenti della Chiesa cattolica. Piccolo chiarimento sulle notizie di oggi.

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