L’ex vescovo di Ciudad del Este: non ho mai potuto parlare con il Papa

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Non ha peli sulla lingua Rogelio Livieres, per volontà del Papa ex vescovo di Ciudad del Este, nella sua lettera al cardinal  Marc Ouellet prefetto della congregazione per i vescovi. In una lettera pubblicata anche sul sito della diocesi, il prelato risponde al provvedimento preso nei suoi confronti mettendo in luce una serie di quelle che chiamo “irregolarità in un anomalo processo”.

La lettera porta la data del 25 settembre e nasce dopo una udienza non con il Papa, che Rogelio Livieres dice non lo ha mai ricevuto, ma con Ouellet.

Nella lettera il vescovo avanza dubbi chiari sul modo di procedere del cardinale Santos y Abril, che, terminata la vista apostolica gli disse: “spero che i fedeli ricevano le decisioni di Roma con la stessa apertura e docilità con cui hanno ricevuto me!”  Si chiede allora il vescovo Livieres: “ Stava indicando forse quale sarebbe stato il corso della azione ed era già deciso prima delle informazione e dell’ esame del Santo Padre?”

Il vescovo lamenta il fatto che l’annuncio è stato dato dal nunzio in pubblico prima che ne fosse informato lui stesso, e poi parla di quello che sarebbe il problema: una mancanza di comunione nell’episcopato. E ricorda che la sua nomina era stata osteggiata dal resto dell’episcopato. Un caso non unico, dice. “Ho avuto la grazia che nel mio caso due Papi, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI mi hanno appoggiato per andare avanti. Capisco ora che Papa Francesco ha deciso di ritirarmi questo appoggio.”

Punto dolente per il vescovo del Paraguay quello di non essere stato ricevuto dal Papa e di non avere ricevuto contestazioni scritte alle quali avrebbe potuto rispondere.

“ Nonostante i tanti discorsi su dialogo misericordia, apertura, decentralizzazione e rispetto per l’autorità delle Chiese locali, non ho nemmeno avuto l’opportunità di parlare con Papa Francesco e non ho potuto spiegargli dubbi o preoccupazioni. Di conseguenza, non ho potuto ricevere nessuna correzione paterna- o fraterno come si preferisce- da parte sua. Senza sentimenti di inutili lamenti, questo modo di procedere senza formalità, in modo indefinito e repentino, non mi pare molto giusto, e non da la possibilità di una legittima difesa ne alla correzione adeguata di possibili errori. Ho solo ricevuto pressioni a voce per rinunciare.”

L’ ex vescovo di Ciudad del Este denuncia anche delle manovre di orientamento da parte di altri vescovi che avrebbero inteso il concetto di “comunione” non basandosi sul Eucarestia e Magistero, ma su un tentativo di appiattimento ideologico.

Nella lettera si parla che dei problemi nati dalla creazione di nuovi seminari diocesani che monsignor Rogelio Livieres aveva voluto dopo le evidenti carenze e problematiche dell’unico seminario nazionale esistente nel Paese. Del resto spiega il vescovo il “nostro seminario” ha dato eccellenti frutti riconosciuti da lettere di lode della Santa Sede in almno tre opportunità, nel pontificato precedente, dai vescovi che ci hanno visitato e anche dai Visitatori apostolici. E tutti i suggerimenti fatti dalla Santa Sede per migliorare e mandare avanti il Seminario sono stati compiuti fedelmente.

Il vescovo spiega che la “uniformità ideologica” non deve essere scambiata per “collegialità” e che coloro che soffrono le conseguenze maggiori sono i fedeli “ visto che le le Chiese particolari sono in stato di letargo e c’è un esodo verso altre denominazioni” e mancano vocazioni.

Il vero problema del Paraguay per il vescovo è la crisi di fede e di morale dovuta ad una cattiva formazione del clero insieme alla negligenza dei pastori. É un segno dei tempi la riduzione della vita della fede a ideologie di moda, spiega il vescovo. “Se si pensa che il problema della Chiesa in Paraguay è un problema di sagrestia e si risolve cambiando il sagrestano sarebbe un tragico equivoco”. E qui il vescovo apre lo scenario politico dopo quello ecclesiale e sociale.

L’opposizione al rinnovamento della Chiesa non è solo un problema per alcuni vescovi, ma ha anche con l’appoggio di gruppi politici e associazioni anti cattoliche e di alcuni religiosi. Rogelio Livieres non ha paura di fare i nomi e cita un “portavoce pagato e bugiardo”: Javier Miranda. Miranda aveva accusato il vescovo nel giugno di aver venduto beni della Diocesi e di vare occultato dei fondi destinati alla carità, e aveva mandato una lettera al Papa.

Il vescovo nella sua lettera aperta conclude dicendo che la Diocesi è cresciuta spiritualmente e certo non nelle “ideologie politicizzate e nelle diluite credenze che si adattano alle opinioni dominanti”. Il vescovo è dell’Opus Dei e considerato un conservatore.

Nel giugno scorso le accuse di Miranda avevano scatenato molte polemiche, con un violento dibattito perfino su Facebook.

La vicenda è più complicata di quanto lo scarno comunicato vaticano lascia capire. Intanto la Diocesi ha pubblicato un comunicato ufficiale. Sul sito della diocesi si può ripercorrere la intera vicenda.

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