Un disastro annunciato

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Disastro antropologico. Definizione quanto mai chiara della situazione morale in cui vive oggi l’Italia e non solo. Ma cosa c’è alla radice del disastro? Qual è la causa prima, o ultima, di un tale disastro? I vescovi italiani sembrano non saperlo indicare. Anzi lo indicano da anni, addirittura dal 1981 con testi e documenti, con appelli e richiami, ma poco, troppo poco, con i fatti. Nel senso che si rivolgono ad una esigua minoranza degli italiani che ancora vanno a Messa, frequentano i sacramenti e credono che il cristianesimo non è un moralismo ma uno stile gioioso di vita.

La secolarizzazione occidentale è un male diffuso, un disastro antropologico appunto, da curare con forti dosi di verità, amore e libertà. Quello che manca sempre più spesso nelle pagine dei giornali e nel dibattito politico e sociale del nostro paese. Come si può parlare di “ moralizzazione della vita pubblica” se non si sa a quale morale ci si debba riferire? Come  si può dire cosa è giusto e cosa è sbagliato se non c’è più un riferimento comune? Come si fa a parlare alla gente se le gente viene allontanata dalla sciatteria e dall’indifferentismo che troppo spesso contraddistinguono la vita delle nostre parrocchie? Papa Paolo VI rilanciò l’ “essere testimoni”, Giovanni Paolo II ne fece uno stile di vita, Benedetto XVI invoca la testimonianza della verità come unica strada verso il bene comune, mentre troppi, fuori e dentro la Chiesa, continuano imperterriti su strade di comodo e potere.
Per i cristiani, sale della terra, l’indicazione è facile. Si va con il Vangelo in mano, si vive liberamente la verità di Cristo che ci ha amati per primi, si ribalta il mondo standoci dentro.
La nazione “sgomenta” si sprona con l’entusiasmo di chi, lontano dai moralismi, riporta al centro della vita pubblica la “morale dell’amore”, quella che è sparita da decenni sostituita da un buonismo mediocre a prezzi stracciati.

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