La Chiesa difende i diritti della famiglia

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E’ ripreso l’iter parlamentare della legge per l’istituzione delle unioni civili per coppie omosessuali e del divorzio breve. Il testo accorcia i tempi accelera il divorzio: stop alla separazione di tre anni necessari sinora per chiederlo. Il termine scende a 12 mesi per la separazione giudiziale e a 6 mesi per la consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Se la separazione è giudiziale, il termine decorre dalla notifica del ricorso. La comunione dei beni si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale. Il divorzio breve sarà operativo anche per i procedimenti in corso.

Secondo il Forum delle Famiglie il ‘divorzio breve’ ‘privatizzare la famiglia’ “porterà dunque in modo inevitabile ad alcune elementari conseguenze: la prima sarà la soccombenza del debole contro il forte. Non dimentichiamoci che il matrimonio è la più garantista delle istituzioni umane. Per il maschio infatti sarebbe molto più facile declinare dalle proprie responsabilità lasciando la donna sola a tirar su i ‘prodotti del concepimento’.

Aver ottenuto che il maschio diventi ‘marito e padre’ e sia incluso nel nucleo familiare, sostenendo, completando e integrando l’endiadi madre-figlio è certo tra i più importanti diritti conquistati dai bambini e dalle loro madri. Rinunciare a cuor leggero a tale conquista porterà inevitabilmente ad un grande scollamento nelle relazioni tra i sessi e le generazioni. La seconda conseguenza di tale privatizzazione, più a lungo termine, sarà l’implosione sociale.

Non è dato infatti di capire per quale ragione potremo pretendere che ci si prenda cura della nonna anziana o del fratellino disabile o che si difenda la patria, quando avremo ridotto i legami familiari al rango di accordi verbali privati senza più alcun rilievo di diritto pubblico, che fino ad oggi ha certificato il carattere di bene sociale della famiglia fondata sul matrimonio”.

Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari ed autore con la sociologa Gabriella Ottonelli del saggio ‘I diritti della famiglia’, ha commentato il disegno di legge: “All’insegna del tutto e subito si vogliono cancellare di fatto i tempi di riflessione destinati al tentativo di salvare la famiglia e non si prevedono norme a tutela delle parti più deboli (uno dei coniugi e soprattutto i figli) o forme di assistenza alle famiglie in crisi… Conseguenza è che non si fa nulla per evitare la dissoluzione delle famiglie che è un vero e proprio dramma sociale”.

Nel vostro libro un capitolo è dedicato al matrimonio: quali sono oggi i rischi di un indebolimento di questa ‘istituzione’?
“Le difficoltà del matrimonio oggi, in Italia così come in quasi tutti i Paesi occidentali, risiedono prima di tutto nella paura del ‘per sempre’; in una società che vive solo di presente, promettere la propria vita ad un altro appare quasi impensabile. Eppure sarebbe l’unico orizzonte credibile dell’amore tra l’uomo e la donna! Inoltre il crescente individualismo fa vedere il legame con l’altro come una minaccia alla propria libertà e felicità, mentre la bellezza della coppia sta proprio in un’alleanza che diventa ‘strada per la felicità’, proprio attraverso questo legame, che vince la solitudine. Non dimenticherei però, nel contesto italiano, le difficoltà strutturali, sociali, come le tensioni abitative, e soprattutto la precarietà del lavoro per i giovani (quando non addirittura la sua assenza)”.

Quali diritti della famiglia andrebbero riconosciuti sul piano legislativo?
“Nello scenario italiano verrebbe da dire ‘tutti’, perché fisco, lavoro, scuola, casa, sostegno alle relazioni sono sostenute solo marginalmente dal punto di vista legislativo. Mancano le infrastrutture sociali che favoriscano la vita delle famiglie, e sono invece le famiglie a doversi adattare ai vincoli sociali, politici, economici. Tutto si può dire, ma non che l’Italia sia un Paese ‘amico della famiglia’.

Anzi, assistiamo a crescenti attacchi alla famiglia in ambito normativo, in primis con l’idea, sempre più rivendicata, che la famiglia non ha sue qualità specifiche e distintive, ma che ognuno può farsi la propria famiglia, come gli pare. Così la differenza sessuale e il mandato generativo e di cura verso i piccoli sembra diventato un optional. Ma questo colpisce al cuore la famiglia; se tutto è famiglia, alla fine, niente sarà più famiglia. E la legge può essere molto pericolosa, su questo aspetto”.

Il papa ha convocato un Sinodo per la famiglia: quale sarà l’impatto nelle famiglie cristiane?
“L’esperienza insegna: nel 1980 si tenne l’ultimo Sinodo dedicato alla famiglia, e da quel Sinodo nacquero la Familiaris consortio (1981), pietra miliare per le famiglie cristiane (e non solo), e la stessa Carta dei Diritti della Famiglia, due anni dopo, nel vivo del Pontificato del Beato Giovanni Paolo II, che a ragione può essere chiamato ‘il Papa della Famiglia’.

Quindi è giusto aspettarsi grandi cose dalla Provvidenza, e dalla paterna guida di Papa Francesco, di fronte all’impegno della Chiesa tutta, che si raccoglie in due Sinodi, sia nel 2014, sia nel 2015, per diventare sempre più ‘una casa per ogni famiglia’. Del resto anche la novità del ‘Questionario’, che ha raccolto in anticipo il sentire delle comunità ecclesiali di tutto il mondo, ha mostrato la forte voglia di prepararsi all’appuntamento del Sinodo, affrontando anche temi complessi, ma sempre nella convinzione che la famiglia è capace di essere ‘volto dell’amore di Dio tra gli uomini’, e risorsa rigenerativa della Chiesa e della società”.

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