Papa Francesco: per accogliere i migranti servono coraggio e creatività

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La Chiesa non ha frontiere, la Chiesa è madre di tutti. Francesco lo ripete anche per celebrare la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato in un momento in cui sono loro i tragici protagonisti della storia.

Nel messaggio per l’occasione, seguendo la consolidata tradizione dei suoi predecessori, Papa Francesco ripropone alcuni passi della Evangelii guadium, parla delle necessaria missionarietà di una Chiesa che va verso i confini della terra ad annunciare il Vangelo, dei discepoli che con la forza dello Spirito Santo escono ne giorno di Pentecoste. “Quel mandato copre ormai due millenni di storia, ma già dai primi secoli l’annuncio missionario ha messo in luce la maternità universale della Chiesa, sviluppata poi negli scritti dei Padri e ripresa dal Concilio Ecumenico Vaticano II.”

Una maternità che “diffonde nel mondo la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare. Se vive effettivamente la sua maternità, la comunità cristiana nutre, orienta e indica la strada, accompagna con pazienza, si fa vicina nella preghiera e nelle opere di misericordia.”

Ma non sempre chi lascia tutto per cercare condizioni di vita più umane trova accoglienza “sospetti e pregiudizi si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso.”

C’è la tentazione di mantenere una “prudente distanza” dalla piaghe di Cristo. Solo il “coraggio della fede, della speranza e della carità permette di ridurre le distanze che separano dai drammi umani.” Francesco cita Paolo VI “i più favoriti devono rinunciare ad alcuni dei loro diritti per mettere con maggiore liberalità i loro beni al servizio degli altri»(Lett. ap. Octogesima adveniens, 14 maggio 1971, 23).

In una società multiculturale non basta la tolleranza, ma quella specifica “vocazione della Chiesa a superare le frontiere e a favorire «il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione … ad un atteggiamento che abbia alla base la ‘cultura dell’incontro’, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno» , scrive il Papa citando il messaggio dello scorso anno.

Le migrazioni interpellano tutti anche, e Francesco cita Benedetto VI, “per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che sollevano, per le sfide drammatiche che pongono alle comunità nazionali e a quella internazionale” .

Team al centro del dibattito internazionale quindi che necessita di “un’azione più incisiva ed efficace, che si avvalga di una rete universale di collaborazione, fondata sulla tutela della dignità e della centralità di ogni persona umana.”

Il Papa si rifà ad uno dei principi sociali del pontificato di Giovanni Paolo II e ripete che “alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione.”

E conclude Francesco: “Alla solidarietà verso i migranti ed i rifugiati occorre unire il coraggio e la creatività necessarie a sviluppare a livello mondiale un ordine economico-finanziario più giusto ed equo insieme ad un accresciuto impegno in favore della pace, condizione indispensabile di ogni autentico progresso.”

Non perdete la fiducia e la speranza, dice il Papa a chi lascia la casa: “Pensiamo alla santa Famiglia esule in Egitto: come nel cuore materno della Vergine Maria e in quello premuroso di san Giuseppe si è conservata la fiducia che Dio mai abbandona, così in voi non manchi la medesima fiducia nel Signore.”

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