Il papa a Barcellona chiede chela famiglia cristiana sia sostenuta dallo stato

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Dalla grande cattedrale dei popoli in cammino, alla cattedrale di luce tempio della famiglia. Dal grido perché l’Europa rimetta Dio al centro, alla preghiera per la difesa della famiglia violata e avvilita in tante parti del mondo. A Barcellona, il papa dedica la grande basilica ricca di arte e simboli, proprio come una cattedrale medioevale. Un luogo di culto che è anche simbolo di una fede forte e radicata nella gente di Spagna e di un uomo presto beato: Antonio Gaudì “architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta.” Benedetto XVI ha celebrato la messa nella chiesa della Sacra Famiglia a Barcellona come un evento dedicato alla bellezza della fede, alla santità, alla forza della “terra catalana che, soprattutto a partire dalla fine del XIX secolo, diede una moltitudine di santi e di fondatori, di martiri e di poeti cristiani.” Al suo arrivo alla nuova Basilica, è stato ricevuto dai Reali di Spagna Juan Carlos e Sofia, con i quali si è trattenuto in un incontro privato. Poi è iniziata la messa solenne e festosa. 1100 i celebranti tra cardinali, vescovi e sacerdoti. La chiesa è “segno visibile del Dio invisibile” ha spiegato il papa, ma soprattutto con questa opera, Gaudì “collaborò in maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza.”

Ed è chiaro, dice il papa che “la Chiesa non ha consistenza da se stessa; è chiamata ad essere segno e strumento di Cristo, in pura docilità alla sua autorità e in totale servizio al suo mandato.” Questo significa anche un tempio come la Sacra Famiglia, un grido dell’ uomo che vuole proclamare Dio. “I patrocinatori di questa chiesa, dice il papa, volevano mostrare al mondo l’amore, il lavoro e il servizio vissuti davanti a Dio” Ma i tempo sono cambiati, ci sono stati profondi mutamenti sociali, grandi progressi tecnici, sociali e culturali. Ma, “non possiamo accontentarci di questi progressi. Con essi devono essere sempre presenti i progressi morali, come l’attenzione, la protezione e l’aiuto alla famiglia, poiché l’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita e nel suo termine naturale. Solo laddove esistono l’amore e la fedeltà, nasce e perdura la vera libertà. Perciò, la Chiesa invoca adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare.”

E’ la voce del papa che interpella le coscienze dei politici e degli educatori. Al termine della omelia i seimila e cinquecento presenti nella chiesa hanno applaudito il papa. Un fatto divenuto insolito durante le messe di Benedetto XVI che chiede sempre silenzio nella liturgia, e quindi ancora più ricco di significato. Il papa ha poi dedicato l’altare, inaugurato la cappella dell’ Eucarestia, e firmato la Bolla cche dichiara “basilica” la Sagrada Familia. Al termine della messa, acompagnato dal canto Rosa di Aprile titolo della madonna di Monserrat, dalla terrazza di fronte alla “Porta della Nascita” ha recitato l’Angelus davanti a circa cento mila fedeli che avevano seguito la messa. I cori dei giovani hanno sottolineato la grande giornata di festa per Bercellone e la Chiesa di Spagna. Il papa ha ricordato che la grande opera di Gaudí è un modo portare il Vangelo a tutto il popolo. “Per questo concepì i tre portici all’esterno come una catechesi su Gesù Cristo, come un grande rosario, che è la preghiera dei semplici, dove si possono contemplare i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di Nostro Signore. Non solo: in collaborazione con il parroco, don Gil Parés, disegnò e finanziò con i propri risparmi la creazione di una scuola per i figli dei muratori e per i bambini delle famiglie più umili del quartiere, allora un sobborgo emarginato di Barcellona. Faceva così diventare realtà la convinzione che esprimeva con queste parole: “I poveri devono sempre trovare accoglienza nella chiesa, che è la carità cristiana”.

E dopo la sosta per il pranzo in arcivescovado con i vescovi e i cardinali che questa mattina hanno partecipato alla messa, il papa visiterà proprio una delle più conosciute opere di carità di Bercellona: l’opera di beneficenza sociale per i bimbi del Dio bambino.

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