Marx e Bagnasco alle Settimane Sociali di Madrid

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La Chiesa è libera di esprimere un giudizio di valore su tutto quello che accade e di ritenere quello che è buono non per giudicare i cuori degli uomini, ma per richiamare ad una visione più profonda e più realista sulla persona, sul bene comune e sui rapporti sociali”, lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Vice-Presidente del CCEE, nel suo saluto iniziale ieri in apertura delle II Giornate Sociali Cattoliche per l’Europa, che fino a domenica 21, si svolgono nella capitale spagnola.

Guardando poi all’Europa di oggi, il Vice-Presidente del CCEE, dice che “è riscontrabile da un lato una volontà ed un impegno per la pace, per il rispetto dei diritti dell’uomo, per lo sviluppo economico che cerca anche di affrontare la crisi. Si nota anche un’unanime accettazione della democrazia e di molti valori le cui radici appartengono alla cultura cristiana. Tuttavia, da un lato si riscontra il tentativo se non di negare, almeno di relativizzare le sue radici cristiane e quell’umanesimo integrale che sta alla base delle diverse Carte Internazionali dei diritti umani”. Insomma, per il cardinale Bagnasco, queste giornate sono “segno di quanto i cristiani si sentano responsabili perché l’Europa non diventi un progetto soltanto economico e senz’anima religiosa, ma si costruisca come una comunità di vita e di destino come era desiderio dei padri fondatori”. 

Dal canto suo, il cardinale Reinhard Marx, Presidente della Comece, ha ricordato in apertura delle Giornate sociali cattoliche per l’Europa la grave crisi economica che colpisce i popoli d’Europa.

“Riunendoci a Madrid, ha detto, non soltanto vogliamo ricercare le vie di una solidarietà dell’Europa di fronte a questa crisi di proporzioni mondiali, ma anche incoraggiare la partecipazione dell’Unione europea a una civiltà dell’amore che non lascia nessuno da parte in nessuna parte del globo, che unisce le generazioni future”.

Inoltre, nel contesto del centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale che viene commemorata nel 2014, il presidente della Comece ha espresso preoccupazione per la recrudescenza del conflitto sul continente europeo (Ucraina) e nelle sue vicinanze (in Siria, in Iraq). Egli ha anche messo in guardia contro l’aumento dei populismi in diversi paesi europei: “Sono convinto che il ripiegarsi in sé sarebbe un errore: la recrudescenza del populismo e del nazionalismo sarebbero fatali per le nostre famiglie, i nostri figli, la nostra convivenza”.

Alla domanda circa la crisi attuale e il tipo di discorso che dovrebbe aver la Chiesa in questo contesto europeo, il cardinale Marx ha detto che l’Europa è soprattutto un progetto di pace. “Prima di criticare Europa, dobbiamo prima dire GRAZIE per la pace che il progetto d’integrazione europeo nel corso degli ultimi 60 anni ha recato. Se confrontiamo la situazione dell’Europa nel XX secolo con l’Europa in cui viviamo oggi, la situazione è chiara. La costruzione europea ha portato un enorme beneficio per i popoli d’Europa. Le difficoltà economiche che abbiamo di fronte oggi non devono farci dimenticare la pace acquisita. E dobbiamo pregare per la pace”. Ricordando la preghiera del cardinale Martini, il cardinale Marx ha invitato ad “assumere con fiducia il nostro dovere di suscitare e promuovere un’ intesa tra i popoli che assicuri per tutti i continenti, la giustizia e il pane, la libertà e la pace.”

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