Albania: intervista a don Santinelli in attesa del Papa

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Domenica 21 settembre papa Francesco si recherà a Tirana per il suo primo viaggio internazionale nel continente europeo. Lo scorso 19 agosto papa Francesco ha spiegato i due motivi principali di questa visita apostolica per mostrare solidarietà e incoraggiamento a un popolo che è riuscito a creare un governo di unità nazionale tra islamici, ortodossi e cattolici, con un consiglio interreligioso; ricordare nella preghiera le vittime del regime comunista in un Paese, dove era anticostituzionale andare a messa e dove sono state distrutte 1.820 chiese cristiane; in più papa Francesco renderà omaggio alla Beata Madre Teresa di Calcutta, nata in questa terra.

Quindi dopo 21 anni dalla visita di san Giovanni Paolo II papa Francesco visiterà questa Chiesa in crescita, dal punto di vista delle vocazioni sacerdotali, della solidarietà, dell’educazione e della catechesi. Infatti i vescovi hanno deciso di accogliere il Papa con lo slogan: ‘Insieme con Dio, verso la speranza che non delude’, riprendendo un po’ sia san Paolo nella Lettera ai Romani, dove parla della speranza che non delude, ma anche l’idea del cammino fatto insieme agli altri. Ed intanto è stato creato anche un sito per il viaggio: www.spes.al, il portale che offre informazioni sulla Chiesa in Albania, sulle varie diocesi, sulla vita religiosa, sui giovani, sui centri di carità e altro ancora…

A 7 km dalla capitale, con i suoi 50.000 abitanti sorge Bathore, dove opera la missione in cui, assieme alle suore della Beata Imelda, è attivo don Patrizio Santinelli, sacerdote fidei donum della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia. In questo sobborgo è stata consacrata la prima chiesa dedicata a san Giovanni Paolo II. A lui chiediamo di raccontarci l’attesa di questo popolo per il papa: “Come si può immaginare l’attesa dell’arrivo del papa il 21 settembre è accompagnata da grande gioia e entusiasmo. Come ormai tutti sanno l’Albania durante il passato regime era l’unico stato al mondo che aveva inserito l’ateismo nella sua Costituzione e ha conosciuto lunghi anni di feroce persecuzione, torture e violenze di ogni genere, da cui il popolo ne è uscito prostrato ad ogni livello.

E’ ancora molto viva la viva la visita di san Giovanni Paolo II nel 1993 che ha portato all’ordinazione dei primi vescovi e ha segnato di fatto l’uscita dalla persecuzione e dalla discriminazione. Ora dopo più di vent’anni dalla riapertura delle chiese e di attività evangelizzatrice, la visita di papa Francesco, oltre alla gioia che suscita di per sé questo evento, è una vera conferma nella fede e nell’unità di una chiesa in minoranza, ma giovane e piena di energie, nella coscienza che tanto ancora bisogna fare per ricostruire quanto in passato è stato sistematicamente distrutto”.

‘Insieme con Dio, verso la speranza che non delude’: è lo slogan. Come la Chiesa in Albania sperimenta questa frase?
“Lo slogan è veramente ricco di significato in questo luogo dove sistematicamente è stata distrutta la coscienza di un popolo. Infatti, nel profondo del cuore della maggior parte degli albanesi, nonostante tutto quello che hanno subito, è molto forte la percezione e il riferimento ad un Dio che al di là delle differenti fedi religiose, è il Padre di tutti e che tutti accoglie. Inoltre in questo ventennio dopo il regime molte sono state le promesse che di volta in volta hanno illuso tante persone a iniziare dalle promesse di facili e veloci guadagni legati ai noti traffici illeciti. Ma oltre le tante persone e proposte che hanno profondamente illuso, resta l’unica speranza che non delude, poiché è un dono gratuito che viene dall’alto”.

Come si sta attuando l’evangelizzazione in Albania?
“Dal 1991 sono giunti diversi missionari provenienti dall’Italia e da altre parti del mondo. La prima esigenza, visti i tantissimi bisogni di quei tempi legati soprattutto alla povertà e alla miseria, è stata quella del soccorrere e dell’aiutare anche materialmente chi si trovava in situazione di bisogno e spesso di mancanza anche del necessario. Per questo molti dicono che la Caritas è stato qui in Albania il primo volto con cui la Chiesa si è fatta conoscere, ma insieme a questo non è mai mancato l’annuncio della Parola del Signore e la proposta di cammini di fede adatti alle diverse situazioni.

Anche oggi continua la grande attenzione della Chiesa ai bisogni dell’uomo concreto attraverso tantissime iniziative di promozione umana nel campo sanitario, scolastico e formazione professionale, ma si stanno affermando cammini di fede sempre più specifici e adeguati in particolare rivolti alla formazione di laici, religiosi e sacerdoti locali per portare sempre di più il messaggio di Cristo nel cuore di questo popolo e della sua cultura”.

Quali difficoltà incontra la Chiesa nell’annuncio del Vangelo?
“L’Albania è passata in 20 anni da una organizzazione totalmente collettivista e spersonalizzante ad un liberismo senza regole e senza criteri. Lo sviluppo è enorme e rapidissimo ma sempre di più riservato a poche persone. La speranza dei giovani di investire in Albania il proprio futuro è molto labile e, anche se non si usano più gli scafi come nei primi anni, sono ancora molti quelli che lasciano il paese per il Nord-Europa o per il Nord-America. In poco più di 20 anni l’Albania è passata dal medio evo ai più moderni sistemi di comunicazione.

Gli evidenti progressi e miglioramenti non sempre significano che altrettanto velocemente si stia camminando verso una mentalità di apertura e di inclusione per tutti, come testimonia la condizione della donna in parte ancora legata a esclusione e discriminazione. Le tensioni tra queste istanze e disparità spesso presentano notevoli difficoltà all’azione della chiesa, le cui forze e risorse maggiori continuano a venire dall’estero e quindi tutta la realtà della chiesa rischia di essere vista come una realtà importata dal di fuori. Per questo la visita del Papa dopo oltre un ventennio dalla riapertura della Chiesa e della sua attività evangelizzatrice, sarà senz’altro una potente iniezione di entusiasmo e anche di conferma nell’unica fede che al di là delle differenze ci fa sentire membri di una stessa famiglia”.

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