La Santa Sede all’ONU: “La società efficientista marginalizza i poveri”

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Il numero di anziani sta crescendo, si prevede che raddoppierà nella prossima decade, e triplicherà a partire dal 2050, raggiungendo il numero di 2 miliardi di persone anziane. E, di fronte alle lobby efficientiste che mettono in luce la “tassa demografica”, la Santa Sede esprime la sua preoccupazione. Perché “un approccio puramente economico e funzionalista riguardo le persone anziane rischia di creare una cultura in cui i membri più fragili e deboli della società – i non nati, i poveri, i malati, gli anziani, i portatori di handicap grave – sono in pericolo di essere ‘gettati via’ da un sistema che deve essere efficiente a tutti i costi”.

L’Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra, dà voce anche al grido di allarme di Papa Francesco contro la cultura dello scarto, nel suo intervento tenuto alla 27esima sessione del Consiglio per i Diritti Umani. Si parlava appunto del rapporto dell’Esperto indipendente per la promozione e protezione dei diritti umani delle persone anziane.

“Il significato di questo trend demografico è troppo spesso calcolato solo sulle basi del possibile impatto economico”, denuncia Tomasi. Ma al contrario “ il crescente numero di anziani, specialmente quanti restano in buona salute, significa anche che possono dare il loro contributo alla società per periodi più lunghi di tempo”.

Aggiunge l’Osservatore che “tuttavia per assicurare che questi sviluppi positivi abbiamo luogo, dobbiamo fare una strategia per implementare nuovi approcci, in modo da strutturare la società in generale, il mondo del lavoro, le infrastrutture sanitarie, lo sviluppo della tecnologia, dei sistemi di protezione sociale e delle relazioni sociali intergenerazionali”.

Insomma, costruire una società a misura di tutti, come tra l’altro sottolineato nel Piano Internazionale di Madrid sull’invecchiamento che impone agli Stati di “prendere misure per affrontare l’invecchiamento in modo da creare una società per tutte le età”.

Un piano ancora più attuale, di fronte a persone anziane che sono costrette a lasciare le loro case in nazioni con alto reddito per cercare sollievo in regioni in via di sviluppo in cui il costo di una cura a lungo termine è meno cara.

“Quando parliamo di preservare il godimento di tutti i diritti umani, è essenziale rispettare e preservare, per quanto possibile, i legami delle persone anziane con i loro cari e all’interno di un ambiente familiare”, sottolinea Tomasi.

Il quale poi mette anche in luce la contraddizione tra la richiesta agli Stati di osservare gli obblighi che “derivano dal diritto alla vita e a una morte dignitosa”, e allo stesso tempo chiedere la proibizione di imprigionamento e pena di morte per le persone anziane.

La Santa Sede ha chiesto a tutti gli Stati in ogni parte del mondo di abolire la pena di morte, e allo stesso tempo ha “difeso il diritto alla vita per tutte le persone, dal momento del concepimento alla morte naturale, e per questo trova molto allarmante il crescente utilizzo del cosiddetto “suicidio assistito”, così come i commenti di alcuni ufficiali governativi che queste azioni estreme azioni possano garantire una considerazione in più, dato che possono offrire un beneficio di risparmio economico in periodo di crisi”.

È appunto la cultura dello scarto. Un approccio che da sempre la Santa Sede denuncia, e che non può accettare.

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