Il Vangelo secondo Matteo a Venezia dopo 50 anni

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La Mostra Internazionale del Cinema, in svolgimento a Venezia, ha ricordato ieri con una proiezione i 50 anni del film ‘Il Vangelo secondo Matteo’ di Pier Paolo Pasolini, che alla XXV Mostra del Cinema ricevette molti premi: Premio speciale della giuria, Premio OCIC (Office Catholique International du Cinéma), Premio Cìneforum, Premio della Union International de la Critique de Cinema (UNICRIT).

Intanto domenica scorsa a Venezia si è svolto un convegno dedicato al film con una videointervista al card. Loris Francesco Capovilla, a cura di mons. Dario Edoardo Viganò. Inoltre Matera, la città che nel 1964 divenne per un’estate Gerusalemme nelle riprese del regista italiano, rende omaggio al film con una mostra allestita a Palazzo Lanfranchi, visitabile fino al 9 novembre. A Lecce, invece, al Castello di Carlo V, l’esposizione ‘L’universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da Giotto a Patty Smith’, in programma fino al 30 settembre, segue le tracce della tradizione pittorica italiana nelle opere del regista-poeta attraverso un percorso fatto di testimonianze video, audio e radio.

Nel convegno di domenica scorsa a Venezia si è potuta ascoltare la testimonianza di Enrique Irazoqui, l’interprete di Gesù, che ha raccontato alcuni aneddoti legati alla realizzazione del film: “Una volta i contadini che interpretavano metà degli apostoli decisero di scioperare, chiedendomi di appoggiarli in questa loro protesta. Il motivo era che secondo loro Pasolini trattava molto male sua madre. Ma la vera ragione era che il regista, desiderando suscitare un’espressione di dolore nella madre, che interpretava la Madonna nelle scene della passione di Cristo, le ricordava la morte del figlio Guido, ucciso in una faida tra partigiani di diverse fazioni nel 1944. Per questo non li appoggiai”.

Il film nacque ad Assisi dall’amicizia di Pier Paolo Pasolini con don Giovanni Rossi, fondatore della Pro Civitate Christiana. Comunque ‘Il Vangelo secondo Matteo’ non sarebbe nato, ha aggiunto il card. Capovilla, senza l’esempio della fede e della grandezza di cuore del cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano fino al 1921, di cui il fondatore della Cittadella era stato segretario, condividendone le soddisfazioni, ma anche le fatiche e le delusioni. Un giorno, il 2 ottobre 1962, Pasolini arrivò ad Assisi quasi senza accorgersene e si ricordò che circa un mese prima aveva ricevuto un invito per partecipare a un convegno di cineasti indetto dalla Pro Civitate Christiana.

Ma quel giorno nella città francescana fece tappa, di ritorno dal Santuario mariano di Loreto, papa Giovanni XXIII. Sulle prime Pasolini sentì il desiderio di mischiarsi con la folla e di vedere il Papa da vicino,ma subito dopo si rese conto che la sua presenza sarebbe stata una distrazione per molta gente e che lo avrebbero accusato di cercare una facile pubblicità. Se ne andò allora alla Cittadella della Pro Civitate, prese una stanza e si sdraiò sul letto:

“D’istinto allungai la mano al comodino, presi il libro dei Vangeli che c’era nella camera e cominciai a leggerlo dall’inizio, cioè dal primo dei quattro Vangeli, quello secondo Matteo. L’idea di un film sui Vangeli m’era venuta anche altre volte, ma quel film nacque lì, quel giorno, in quelle ore. L’unico dunque al quale potevo dedicare quel film non poteva essere che lui, papa Giovanni”, raccontò in seguito Pasolini.

L’incontro con le pagine di Matteo lasciò un segno, perché Pasolini tornò alla Cittadella altre volte. L’idea di un film ispirato al testo evangelico di Matteo era pienamente maturata in lui e, ormai convinto della sua scelta, ne parlò con don Giovanni Rossi, che a sua volta incaricò una persona fidata, Lucio Caruso, giovane volontario della Pro Civitate, di seguire il progetto. Nell’evoluzione dell’idea del film Pasolini così scrive a don Rossi:

“Io non credo in Dio. Però, di un fatto devo tener conto: la lettura del Vangelo di Matteo mi ha veramente sconvolto. E c’è un altro fatto: che non posso continuare a vivere senza farne una trascrizione cinematografica. Voglio farne un film, con il vostro aiuto”. Così dopo 50 anni il film di Pasolini riceve nuovi consensi, tantoché Emilio Ronzato in Osservatore Romano del 21/22 luglio lo ha classificato come capolavoro:

“Ecco dunque che quello che nelle premesse doveva essere il suo film su una crisi personale, la sua variante di ‘Otto e mezzo’ e ‘Il bandito delle 11’, diventa invece un’opera che individua negli insegnamenti cristiani, restituiti però alla spoglia essenza di cui si invocava un ritorno già ne ‘La ricotta’, lo strumento per uscire da quella stessa crisi. Non è un caso, allora, che ai suicidi, benché surreali o solo immaginati, con cui terminano i sopracitati omologhi di Fellini e Godard, qui si contrappone una resurrezione.

Girata anche questa, fra l’altro, con la spinta emotiva, la gioia e l’urgenza di chi, al di là delle dichiarazioni ufficiali, vi crede davvero. Che sia un film su una crisi in atto o su un suo superamento, Il Vangelo secondo Matteo rimane comunque un capolavoro, e probabilmente il miglior film su Gesù mai girato. Sicuramente, quello in cui la sua parola risuona più fluida, aerea e insieme stentorea. Scolpita nella spoglia pietra come i migliori momenti del cinema pasoliniano”.

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