Genocidio in Iraq: il vescovo caldeo di Baghdad invita l’Occidente a svegliarsi dal sonno. Il silenzio è immorale

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La prospettiva del martirio s’impone in questi giorni come tema d’attualità, attraversa – con un brivido di comprensibile paura – la vita di moltissime persone (laici, sacerdoti e consacrati) che prestano il proprio servizio alla Carità nelle numerose periferie del mondo; coinvolge migliaia di persone (anziani, giovani e bambini) che pagano con la morte il prezzo del loro credo religioso o della loro innocenza, mentre chi è più “fortunato” prova – vestendo per necessità gli abiti dell’immigrato – a spezzare il muro di indifferenza e di odio razziale che lo attende oltre il Mediterraneo.

I Patriarchi e i Capi delle Chiese orientali – come riferisce l’agenzia Fides – denunciano “i crimini contro l’umanità” commessi dallo Stato islamico in Iraq (Daech, in arabo) “contro i cristiani, gli yazidi e le altre minoranze”. I Patriarchi non nascondono l’ulteriore e costante minaccia dei cristiani in Egitto, Siria e in Iraq, “vittime di aggressioni e di crimini odiosi, che li spingono ad emigrare a forza dai loro Paesi, dove sono cittadini originari da più di mille anni”. Sono già 120mila le persone costrette a lasciare la propria terra e a trovare rifugio nei territori curdi di Erbil e Dohouk. I Patriarchi – si legge ancora su Fides – chiedono un intervento deciso per fermare le “azioni criminali” del Daech. Si chiede in particolare alle istituzioni islamiche di pronunciarsi contro il Daech e gruppi simili, che con le loro azioni “danneggiano considerevolmente l’immagine dell’Islam nel mondo”.

Papa Francesco ha ricevuto in questi giorni il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti. Il popolo iracheno fugge per le violenze dei jihadisti del cosiddetto Stato Islamico. La gente che soffre – riferisce mons. Vegliò a Radio Vaticana – lascia tutto, scappa via… E non solo in Iraq. “Adesso l’Iraq è la punta dell’iceberg, perché vi è la situazione più spaventosa: ci sono uccisioni, stragi con le maniere barbare che sappiamo, che abbiamo visto… Ora, questa gente ha bisogno non solo delle preghiere: la preghiera è importante, ma non basta; ha bisogno di aiuti, ha bisogno che la comunità internazionale se ne prenda in carico”. Mons. Vegliò ricorda le parole del Papa e la necessità di “fermare” questo dramma; adesso – riferisce il porporato – dev’essere la comunità internazionale a valutare i mezzi, ma – prosegue – “non può far finta di niente. Ora, giustamente il Papa ha detto: «Noi non possiamo chiudere gli occhi, non possiamo far finta che non succeda nulla», perché sarebbe la stessa cosa di quando Hitler ammazzava gli ebrei e dopo molti hanno detto: «Ah, no, no: noi non sapevamo nulla!»: tutta ipocrisia! Bisogna fare qualche cosa!”.

Secondo il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti, la comunità internazionale (l’Onu – precisa Vegliò – e anche un po’ l’Europa) “fa molto poco”. “Secondo me, – incalza il porporato – l’Europa dovrebbe avere un po’ più di sensibilità. Purtroppo, in Europa abbiamo tanti di quei problemi, per cui egoisticamente parlando uno pensa a se stesso e pensa poco agli altri. Però, se pensiamo ai problemi nostri – ‘nostri’ dico come italiani – che sono gravi, per carità, perché l’economia non va bene, il lavoro in molti non ce l’hanno, però sono sempre problemi relativamente più piccoli di quelli che ha questo povero popolo iracheno che scappa per non essere sgozzato…”.

Il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, – come riferisce l’agenzia Sir – con ulteriore decisione afferma: “Se continuerete a dormire i terroristi arriveranno fin sotto le vostre case. Bisogna intervenire per via diplomatica e se necessario per via armata”. Ospite del Meeting di Rimini, il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad denuncia l’inerzia occidentale di fronte ai massacri contro cristiani e altre realtà religiose. “Sono qui – afferma mons. Warduni – per gridare all’Occidente di svegliarsi da un sonno durato troppo tempo. I Paesi occidentali si muovono solo per interesse, primo fra tutti la vendita di armi e di petrolio. È immorale non intervenire per salvare vite umane” dichiara il vescovo che non esita a definire “genocidio” ciò che sta avvenendo (Sir). Il vescovo caldeo, come un fiume in piena, ricorda ancora una volta in che modo vengano calpestati i diritti e la dignità delle persone, costrette a fuggire o a convertirsi all’Islam. Bisogna impedire – dice ancora – “l’approvvigionamento di armi ai terroristi e di punire chi li finanzia”. Tutti ricordiamo l’embargo in Iraq, quando invase il Kuwait. E oggi, “per cose ben peggiori”, – si chiede Warduni – perché solo silenzio? “Scandaloso – incalza – che nessuno denunci lo sfregio alla dignità delle donne, specialmente yazide, vendute al mercato come schiave sessuali per i miliziani dell’Isis che non sono veri islamici ma solo esaltati che praticano il male”.

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