Il caso “Ottaviano Augusto”

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L’intervento di Andrea Carandini, grande archeologo, presidente del Fai, il 20 agosto su “Repubblica-Roma”, ha riproposto il tema dell’attualità dell’antico nella Roma di oggi. Lo spunto per la sortita giornalistica è stato fornito dalla difficoltosa apertura al pubblico del Mausoleo di Augusto, in piazza Augusto Imperatore a Roma: monumento che versa in condizioni davvero precarie e il cui restauro è ancora molto lontano dal compimento. Carandini è intervenuto all’indomani del 19 agosto quando a Roma si è celebrato il bimillenario della morte dell’imperatore Gaio Cesare Ottaviano Augusto (63 a.C. – 14 d.C.): scadenza sontuosa e quanto mai suggestiva, ma anche densa di problemi e bisognosa di un’attenta riflessione.

A Roma, si era cominciato a fare e a parlare di Ottaviano Augusto e dell’incombente bimillenario molti mesi fa – dal 18 ottobre 2013 al 9 febbraio 2014 – con la ricca mostra statuaria e archeologica curata da Eugenio La Rocca, Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco, Cécile Giroire, Daniel Roger alle Scuderie del Quirinale e intitolata: “Augusto”. Dotto, ma anche ironico e cauto, era stato poi l’intervento di Andrea Giardina – autorevole storico romanista – al Quirinale il 28 novembre 2013 dal titolo: “Augusto tra due bimillenari”. Nel suo discorso – riferendosi sia al bimillenario della morte di Augusto del 1937 che e a quello della sua nascita del 2014 – Giardina aveva messo in guardia intellettuali e politici rispetto ad un uso eccessivo della “romanità” e dell’”impero” nella politica turistica e culturale di oggi: l’inquietante precedente del 1937, infatti, aveva portato l’Italia fascistizzata a buttare l’archeologia in politica e ad identificare l’“Impero” di Mussolini e Vittorio Emanuele III – proclamato nel 1936 – con i fasti imperiali dell’antichità.

 

Oltre a queste iniziative, nel mese di agosto (mese “augustale” esso stesso), qui a Roma si è fatto anche altro per accendere le luci su cotanto Imperatore. A cominciare dall’Ara Pacis – l’altare dedicato da Augusto nel 9 a.C. alla dea Pace – illuminata a colori sia sul fronte occidentale dell’altare, con i pannelli di Enea e del Lupercale, sia sul fronte orientale, con quelli della Tellus, della Dea Roma e del grande fregio vegetale. Vi è stata pure l’apertura straordinaria del museo fino a mezzanotte. Non solo: al piano sottostante il Museo dell’Ara Pacis – aperta dal 25 aprile al 7 settembre 2014 – si può visitare la preziosa e impegnativa mostra “L’arte del comando. L’eredita’ di Augusto”. Le 12 sezioni della mostra (che ha carattere storico e secondariamente artistico e archeologico) sono articolate per temi e per epoche. Illustrano – iniziando dalla celebrazione che Virgilio fece del Divo Augusto nell’Eneide (Lib. VI) e nella I Ecloga delle Bucoliche – la reinterpretazione del mito imperiale e dell’arte del comando” di Augusto compiuta da sovrani quali Carlo Magno, Federico II di Svevia, gli Ottoni del Sacro Romano Impero, Carlo V d’Asburgo e Napoleone Bonaparte. Di origine medioevale è invece l’interpretazione cristiana della IV Ecloga delle Bucoliche virgiliane, che ebbe influsso sulla trasposizione del potere imperiale in capo al Papa romano. Sono esposti al pubblico anche le centinaia di piccoli frammenti in marmo che, durante la ricostruzione dell’Ara Pacis (1937), non fu possibile reinserire nel monumento.

 

La mostra termina con grandi foto in bianco e nero che vedono l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli (poi passato nella fila dell’antifascismo) illustrare a Vittorio Emanuele III, Hitler e Mussolini (3 maggio 1938) le meraviglie dell’Ara Pacis appena ricostruita per celebrare a Roma il Bimillenario augusteo. In quell’occasione, un imbarazzante volume fu pubblicato dall’Accademia dei Lincei con il titolo: “Augustus. Studi in occasione del Bimillenario augusteo” incentrato, manco a dire, sul parallelismo tra il “Princeps Romanus” e il “Duce italiano”.

 

Molto importante è stata l’apertura dell’area del Foro di Augusto – presso la via dei Fori Imperiali, lungo via Alessandrina – presentata al pubblico con un progetto di valorizzazione studiato da Piero Angela e Paco Lanciano con l’ausilio delle tecnologie multimediali, sempre più spesso applicate alla fruizione dei beni culturali (dal 22 aprile al 21 ottobre 2014 ). E dal 24 settembre prossimo si parla di “Keys To Rome”, ai Mercati di Traiano, esposizione ideata e curata dalla Sovrintendenza Capitolina e dal CNR tesa a far “passeggiare” nella Roma Augustea scoprendone luoghi suggestivi e testimonianze architettoniche con rigore storico e scientifico oltre che con gratificazione turistica.

Ricordo, infine, l’incontro di discussione promosso dall’Associazione Culturale G-Lexis Studio in Campidoglio, proprio il 19 agosto, dal titolo: “Processo ad Augusto. Cesare Augusto dalla Repubblica all’Impero” in cui – intervallati da un attore che impersonava l’anziano Ottaviano Augusto – Bruno Moschetti, Rubinio Costi e Antonio Delle Fratte hanno sottoposto al pubblico riunito nell’Aula Giulio Cesare interpretazioni diverse e contrapposte di un passaggio nodale dell’antica storia di Roma. L’età augustea fu l’inizio di un florido periodo di pace per il mondo (ottenuto unificando il centro del potere) o l’avvio di una tirannide odiosa che, per di più, divenne il modello, nel mondo Occidentale, per successivi dittatori e “uomini della provvidenza”?

Certamente queste iniziative non hanno avuto rilievo millenaristico e neppure si sono proposte di svelare chissà quale segreto arcano custodito nella storia passata di Roma. Hanno invece contribuito a rilanciare, con la dovuta sobrietà e con sforzo tecnologico e culturale, l’immagine monumentale ed archeologica dell’Urbe e a riproporne il richiamo turistico congiunto all’approfondimento storico (come noi sempre auspichiamo che sia).

 

Nella foto: il francobollo commemorativo del Bimillenario della morte di Augusto stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato il 19 agosto 2014.

 

 

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