Meeting: avere uno sguardo di fede sulla realtà del mondo

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Domenica 24 agosto  si è aperta a Rimini la XXXV edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli sul tema delle periferie del mondo ed il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, Emilia Guarnieri, un messaggio, letto prima dell’incontro con il custode di Terra Santa, padre Pizzaballa:

“Il tema scelto per questa edizione ‘Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo’ è di scottante attualità. Le drammatiche vicende irachene e siriane, le angosciose condizioni in cui versa la striscia di Gaza per effetto del conflitto tra Hamas e Israele, la situazione estremamente critica della Libia, gli scontri armati in Ucraina e le tensioni nei rapporti con la Russia, i focolai di contrapposizione che si moltiplicano ovunque nel mondo e la connessa tragedia delle migrazioni di massa sono le manifestazioni più dolorose e acute della complessità e della fragilità del quadro internazionale.

E angoscioso è il dramma silenzioso di chi ancora oggi vede calpestati i propri diritti, di chi ha smarrito ogni speranza e di quanti vivono ancora in condizioni di indigenza e povertà e faticano a costruire un futuro di serenità per se stessi e per le proprie famiglie. Le ‘periferie’ non sono lontane, fanno anzi parte del nostro mondo e del nostro vissuto, e le tragedie che si verificano quotidianamente in molte parti del pianeta ci riguardano da vicino.

Esse non possono e non devono consumarsi senza risvegliare la nostra coscienza e la nostra attenzione, senza suscitare il nostro coinvolgimento emotivo e morale. Devono anzi essere forte monito e stimolo ad agire per una coesione nuova della comunità internazionale e, in primis, per il consolidamento dell’Unione Europea intesa come baluardo di democrazia, libertà e giustizia”.

Ed il filo rosso che tiene legata questa settimana riminese è proprio la periferia, che qualche volta riesce a guadagnare l’attenzione ma poi ritorna ad essere periferia, come ha sottolineato nell’incontro di apertura il Custode di Terra Santa, p. Pierbattista Pizzaballa di fronte a 10.000 persone: “Non è semplice, in poco tempo, entrare in un tema così ampio e complesso, come quello del Medio Oriente di oggi a ferro e a fuoco, in radicale e drammatica trasformazione. E’ ancora più difficile mettere in relazione questa tragica situazione con il ‘potere del cuore’, che è il tema del nostro incontro.

Cosa potrà mai fare il cuore di fronte al dramma umanitario che i media ci vanno mostrando da mesi? C’è bisogno di ben altro che qualche parola buona o di buoni sentimenti, verrebbe da pensare. Credo invece che sia un errore limitarsi a una professionale analisi politica, sociale e storica di quanto sta avvenendo, senza uno sguardo religioso, redento, che aiuti a leggere e interpretare gli eventi senza tuttavia lasciarsene travolgere”.

Padre Pizzaballa ha raccontato che a Gerusalemme arrivano richieste e proposte da movimenti e associazioni che si propongono di salvare il Cristianesimo e la sua cultura in Medio Oriente, ma “manca lo sguardo di fede; lo sguardo di chi non solo confida nelle proprie capacità operative di diverso genere, ma anche affida, consegna la propria vita ad un Altro”. Il Medio Oriente era il ‘luogo di convivenze’, dove ogni religione non era solo una fede, ma implicava anche modi di vita nella quotidianità e appartenenze sociali e culturali. Questa convivenza interreligiosa è stata ora interrotta dai movimenti islamici integralisti e la cosiddetta ‘pulizia religiosa’ è vergognosa, ha scandito il Custode di Terra Santa:

“E’ necessario che tutte le comunità religiose alzino la voce contro questo abominio. Il mondo islamico ha cominciato a reagire, finalmente, ma onestamente dobbiamo dire che ci è sembrato assai timido nella denuncia. E’ chiaro, inoltre, che questo tipo di fanatismo deve essere fermato, se necessario, anche con la forza, con tutte le garanzie necessarie. L’uso della forza, tuttavia, senza una prospettiva di ricostruzione su tutti i piani, non risolverà nulla. La forza blocca, distrugge. Se poi non si costruisce, il vuoto creato dall’uso della forza darà vita ad un estremismo ancora peggiore. Perché c’è sempre qualcuno più puro e più giusto di te…”.

Il religioso ha raccontato poi del suo recente viaggio ad Aleppo, una città ridotta a macerie nella quale manca l’acqua, raccontando molti gesti di solidarietà tra i cristiani e musulmani per far fronte all’emergenza e aiutare la popolazione con la distribuzione di pasti: “Non sono un ‘buonista’ incantato. Non nego i problemi drammatici, i tradimenti e le crudeltà che interrogano la coscienza di tutti, interpellano in particolare il mondo islamico e ci chiedono di essere fermi e chiari nel chiedere loro una posizione altrettanto ferma e chiara contro tutto ciò. Ma credo che non basti fermarsi a questo.

E’ necessario avere sempre chiara una prospettiva, la ricostruzione, la vita. Non basta denunciare, bisogna indicare una via, la strada. Il male che sta di fronte a noi ci interpella come cristiani e ci chiede di esserlo ancora di più e fino in fondo. E’ proprio in queste circostanze che siamo chiamati a vivere la nostra vocazione cristiana in maniera completa, senza fughe e senza paure. Il male non deve spaventare un cristiano”. Ricordando l’episodio della barca dei discepoli sballottata dalle onde, al panico dei discepoli e al rimprovero di Gesù padre Pizzaballa ha rievocato l’incontro di papa Francesco e del patriarca ortodosso Bartolomeo nella Basilica del Santo Sepolcro e il momento di preghiera in Vaticano con i due presidenti di popoli in guerra:

“Le immagini della morte che abbiamo visto fino ad oggi, i bombardamenti, i missili, ma soprattutto l’odio profondo che viene alimentato da tutta questa violenza, non devono essere separate da quella dei due presidenti che pregano insieme per la pace. Ci dicono che è possibile. Ci aiutano ad alzare lo sguardo. Ci scaldano il cuore. Il Medio Oriente è anche questo”. Ma questo cuore ‘caldo’ nasce solo se non dimentichiamo il nostro passato, come ha sottolineato  la prof.ssa Marilyn Kelly Buccellati, docente alla California State University di Los Angeles e direttore del progetto archeologico Mozan/Urkesh, presentando la mostra ‘Dal profondo del tempo’:

“La periferia è molto più vicina al centro di quanto si possa pensare e l’abisso che ci separa dal passato è per me diventato, grazie al lavoro con gli architetti ed i giovani collaboratori della mostra, un trampolino”. Thomas Gamkrelidze, presidente onorario dell’Accademia georgiana delle scienze, Giorgio Buccellati professore emerito alla Ucla (Usa) e Paolo Matthiae, professore emerito all’Università di Roma, hanno portato ulteriori prove di come le ‘periferie’ siano state il centro della nostra civiltà. Matthiae e Buccellati hanno ‘scavato’ in Siria: il primo ha scoperto Ebla, città del bronzo antico, a 60 chilometri da Aleppo; l’altro, insieme alla moglie Marilyn, ha riportato alla luce Urkesh, città urrita del IV millennio.

In mattinata il Meeting è stato aperto dalla Santa Messa, celebrata da mons.  Francesco Lambiasi, concelebrata da  Pierbattista Pizzaballa, custode di Terrasanta e Francesco Braschi, dottore incaricato della biblioteca Ambrosiana. L’omelia al Vangelo di Matteo (16,13-20) centrato sull’incontro sempre nuovo tra Cristo e Simone, ha introdotto la provocazione per ciascun cristiano oggi: ‘Voi, chi dite che io sia?’, la stessa sentita da Simone:

“Ma quella mattina Simone si era trovato sulle labbra parole più grandi di lui; aveva captato il mistero di Gesù e Gesù gli ha affidato il suo compito: su di te, come su una roccia, edificherò la mia chiesa”.  E nel messaggio inaugurale papa Francesco aveva invitato il popolo del Meeting a non perdere il contatto con la realtà: “Anche questo è parte della testimonianza cristiana: in presenza di una cultura dominante che mette al primo posto l’apparenza, ciò che è superficiale e provvisorio, la sfida è scegliere e amare la realtà”.

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