Il papa alle organizzazioni della pastorale sociale: siate “una nuova generazione di leader servitori”

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E’ una liturgia della Parola l’occasione in cui le organizzazioni della Pastorale sociale del Portogallo fanno festa al papa, nella Chiesa della Santissima Trinità di Fatima. Benedetto XVI non esita ad assimilare queste Istituzioni al buon samaritano evangelico, e dice: “L’amore incondizionato di Gesù che ci ha guarito dovrà ora trasformarsi in amore donato gratuitamente e generosamente, mediante la giustizia e la carità, se vogliamo vivere con un cuore di buon samaritano”.
E’ anche l’occasione perché il papa dia la sua benedizione alla prima pietra di un centro delle Misericordie portoghesi, ma il suo discorso si estende a tutti coloro che esercitano la “pratica della compassione verso i poveri, i malati, i detenuti, quelli che vivono da soli e abbandonati, le persone disabili, i bambini e i vecchi, i migranti, i disoccupati e quanti patiscono bisogni che ne turbano la dignità di persone libere”.
A loro il papa spiega che la Chiesa non può “essere in grado d’offrire soluzioni pratiche ad ogni problema concreto, ma sprovvisti di qualsiasi tipo di potere, determinati a servire il bene comune, siate pronti ad aiutare e ad offrire i mezzi di salvezza a tutti”. Tuttavia, citando la Gaudem et Spes, Benedetto XVI spiega che “coloro che credono nella carità divina sono da Lui resi certi che la strada della carità è aperta a tutti gli uomini”.
E’ un papa che scende subito al cuore dei problemi Benedetto XVI e dice: “L’attuale scenario della storia è di crisi socio-economica, culturale e spirituale, e pone in evidenza l’opportunità di un discernimento orientato dalla proposta creativa del messaggio sociale della Chiesa”.
La ricetta è lo “studio” e l’applicazione della dottrina sociale della Chiesa, “che assume come principale forza e principio la carità”, e che “permetterà di tracciare un processo di sviluppo umano integrale che coinvolga le profondità del cuore e raggiunga una più ampia umanizzazione della società”. Non si tratta, spiega il pontefice, di mettere in campo una “semplice conoscenza intellettuale”, ma serve “una saggezza che dia sapore e condimento, offra creatività alle vie conoscitive ed operative tese ad affrontare una così ampia e complessa crisi”.
Si contribuirà così ad accrescere la “diaconia della carità”, “propria dei fedeli laici”, che sono “chiamati a promuovere organicamente il bene comune” e ad essere “una nuova generazione di leader servitori”.
Tutto questo, nell’odierna società, collaborando con le istituzioni e le organizzazioni laiche, tuttavia stando attenti alla “pressione esercitata dalla cultura dominante, che presenta con insistenza uno stile di vita fondato sulla legge del più forte, sul guadagno facile e allettante, finisce per influire sul nostro modo di pensare, sui nostri progetti e sulle prospettive del nostro servizio, con il rischio di svuotarli di quella motivazione della fede e della speranza cristiana che li aveva suscitati”.
Tutto questo perché, seppur “tra tante istituzioni sociali al servizio del bene comune, vicine alle popolazioni bisognose, si contano quelle della Chiesa cattolica”, “bisogna che sia chiaro il loro orientamento, perché assumano un’identità ben evidente: nell’ispirazione dei loro obiettivi, nella scelta delle loro risorse umane, nei metodi di attuazione, nella qualità dei loro servizi, nella seria ed efficace gestione dei mezzi. La ferma identità delle istituzioni è un reale servizio, di grande giovamento per coloro che ne beneficiano”.
Il papa cita anche i campi d’azione più urgenti, e parla di “difesa dei diritti umani, attenti alla totalità della persona umana nelle sue diverse dimensioni”, sollecitudine verso i “meccanismi socio-economici e culturali che portano all’aborto e che hanno ben presenti la difesa della vita e la riconciliazione e la guarigione delle persone ferite dal dramma dell’aborto”. Tutto questo perché “le iniziative che hanno lo scopo di tutelare i valori essenziali e primari della vita, dal suo concepimento, e della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna, aiutano a rispondere ad alcune delle più insidiose e pericolose sfide che oggi si pongono al bene comune. Tali iniziative costituiscono – conclude il papa – insieme a tante altre forme d’impegno, elementi essenziali per la costruzione della civiltà dell’amore”.

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