La ‘Strada’ apre il Meeting di Rimini: a colloquio con la nipote di Federico Fellini

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Domenica 24 agosto alle ore 21.45 alla fiera di Rimini lo spettacolo inaugurale della XXXV edizione del Meeting dell’Amicizia tra i Popoli proporrà un grande omaggio a Federico Fellini: ‘Io, un sassetto tra le stelle’, con l’esecuzione della suite di Nino Rota tratta dal film ‘La Strada’, in occasione dei 60 anni del capolavoro felliniano.

Accompagnata da una selezione di immagini del film, protagonista indiscussa sarà la musica eseguita dall’Orchestra del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, diretta da Pier Carlo Orizio, in collaborazione con Emilia Romagna Festival. Francesca Fabbri Fellini, giornalista, introdurrà la serata, svelando alcuni aneddoti legati allo zio e alla pellicola. Un capolavoro più che mai attuale e centrale per questa edizione del Meeting, per le tematiche affrontate: la solitudine, il bisogno dell’altro e la certezza del valore infinito di ogni persona.

Infatti il film più fiabesco di Fellini, compie 60 anni ma sembra sia stato girato oggi, tale è l’attualità del suo significato: il dolore di essere soli, il bisogno che abbiamo gli uni degli altri, la certezza che ognuno di noi può servire a qualche cosa, per quanto umili, oscuri si possa essere.

Fellini spiegava così il film: “La parola ‘strada’ significa amore, malinconia, speranza, ma significa soprattutto quel dolce, delicato, buffo clown chiamato Gelsomina”. Gelsomina, il personaggio che ha reso celebre Giulietta in tutto il mondo, al punto da meritare l’appellativo di ‘Charlot in gonnella’:

“Credo che il film l’ho fatto perché mi sono innamorato di quella bambina-vecchina, un po’ matta e un po’ santa, di quell’arruffato, buffo, sgraziato e tenerissimo clown che ho chiamato Gelsomina e che ancora oggi riesce a farmi ingobbire di malinconia quando sento il motivo della sua tromba”. La serata è anche un omaggio anche a un irripetibile binomio tra arte e amicizia, quello tra Fellini e Rota, come ha sottolineato la nipote, Francesca Fabbri Fellini:

“Con il tema di Gelsomina, Nino, mi raccontò Federico, è riuscito anche a far piangere con grandi singhiozzi persino un gangster americano a New York. Questo era un tipo, un vecchione settantenne con una canizie che, invece di ingentilirne il volto, come succede di solito alle persone di una certa età, aggravava l’aspetto minaccioso, da bandito. Un uomo alto metri 1,90. Aveva un nome dolcissimo, che non posso riferire perché ho anche paura a riferirlo. Questo qui mi strinse la mano con forza e la prima cosa che mi disse fu: ‘Federico guardami’. E poi si mise lui a cantare il tema de ‘La Strada’. E dovete sapere che quella facciaccia infame da assassino mi disse: ‘Mi fa piangere’ e piangeva”.

Quindi la nipote di Federico Fellini ha spiegato i motivi per cui gli organizzatori della manifestazione hanno scelto questo film per lo spettacolo inaugurale: “Ritengo meritevole la decisione del Meeting di un concerto sulle note della suite di Nino Rota, con un corredo di immagini del capolavoro dello zio Federico, in omaggio ai 60 anni della pellicola ‘La Strada’, Oscar nel 1956. Chi più di Gelsomina  può essere l’icona della kermesse di quest’anno, intitolata: ‘Verso le periferie del mondo e dell’esistenza?’

Non si ricordano mai abbastanza questi due personaggi che tutto il mondo ci invidia: lo zio Federico e la zia Giulietta. E’ stato forse il film più amato di Federico, proprio per il suo linguaggio che non ha bisogno di sottotitoli, è in sostanza una storia senza fine. Allora nel momento stesso che Federico scrive e riesce a realizzare poesia allo stato puro, com’è questo film che ha 60 anni e non li dimostra, crea queste tre figure, che sono tre facce dello stesso uomo: Giulietta (Giulietta Masina), meravigliosa, fantastica, che parla solo con gli occhi; Zampanò (Anthony Quinn) il circense forte e brutale, e poi il clown il ‘clown’ (Richard Basehart) allo stesso tempo folle e filosofo.

Ecco, credo che in questo film sia racchiuso il tema del Meeting: ricordatevi che non siete qui per sbaglio, ricordatevi che avete un senso, perché anche questo sassolino ha un senso, altrimenti non ne avrebbero neanche le stelle lassù, non avrebbe più senso niente, anche voi, dovete solo trovare il vostro percorso, la vostra strada. In questo io trovo l’attualità straordinaria di questo film che ha avuto la colonna sonora di Nino Rota, una vita in simbiosi con Federico, due figure imprescindibili l’una dall’altra che si sono incontrate, così come accadono alcuni meravigliosi incontri nella vita”.

Quale è il messaggio che il maestro voleva sottolineare?
“La storia della redenzione di un uomo. Come si fa a dimenticare la scena finale del film con lo sguardo di Zampanò al cielo? Ricordiamo che è il film preferito da Papa Francesco”.

Perché, dopo 60 anni, il film mantiene ancora la sua forza narrativa?
“La pellicola è talmente espressiva, che a distanza di oltre mezzo secolo, non ha perduto nulla della sua attualità e riesce ancora a trafiggere i cuori  dei giovani che lo vedono per la prima volta”.

Però la critica cinematografica fu divisa e il film fu anche accusato di essere anche ‘immorale’?
“La Dolce vita non la Strada pose il mondo cattolico contro Fellini, fu poi un articolo del gesuita Virgilio Fantuzzi su Civiltà Cattolica a riconoscere il retroterra cattolico dello zio Federico”.

Allora il film può presentare ‘i tratti della redenzione cristiana’, come scrisse padre Fantuzzi su ‘Civiltà Cattolica?
“Certo l’ho detto prima. Sono pienamente d’accordo con quello che afferma  nel volume ‘Il vero Fellini’, padre Fantuzzi: La strada, Il bidone, Le notti di Cabiria vengono talvolta indicati come la ‘trilogia della Grazia’ , a indicare ‘un legame che si configura come tensione, all’interno di vicende umili e perfino sordide, verso un orizzonte di luce nel quale non è difficile percepire, anche se in maniera incerta e confusa, i tratti della redenzione cristiana’”.

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