Papa Francesco: essere infinitamente amati da Dio

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Dopo la celebrazione eucaristica, alla presenza di 1.000.000 di fedeli, in cui sono stati beatificati 124 martiri, ribadendo che “I laici sono stati i primi apostoli della Corea. Questa storia ci dice molto sull’importanza, la dignità e la bellezza della vocazione dei laici”, papa Francesco ha raggiunto il Centro di recupero di persone disabili di Kkottongnae  (circa 90 km.da Seoul), un comprensorio di istituzioni riabilitative, sanitarie, religiose e spirituali fondate da padre John Oh Woong Jin, accolto festosamente da migliaia di fedeli.

All’arrivo il Papa è stato accolto dal fondatore della comunità, P. John Oh, dal vescovo di Cheongju, mons. Gabriel Chang Bong-hun, e da alcune Autorità locali. Papa Francesco è stato accompagnato al Centro di Recupero per persone disabili ‘House of Hope’, accolto da 150 pazienti adulti e 50 bambini disabili venuti da un altro centro vicino, oltre ai 70 operatori sanitari e insegnanti del Centro. Mons. Gabriel Chang Bong-hun ha dato il benvenuto al Papa, raccontando di essere una ‘Chiesa povera per i poveri’: “La nostra diocesi di Cheongju, seguendo l’esempio del Signore, sin dall’inizio della fondazione ha svolto varie opere per i poveri, gli ammalati e gli emarginati.

In particolare, abbiamo messo in rilievo le opere educative per i bambini disabili: la Scuola della Madonna per i bambini ciechi; la scuola del Sacro Cuore per i bambini sordomuti; la Scuola dello Spirito Santo per i bambini con turbe emotive. Poi, nel 2001, i religiosi di Kottongnae hanno inaugurato la ‘Scuola di Kottongnae’ per l’infanzia abbandonata e per quei bimbi di ragazze-madri non desiderati per l’adozione a causa della menomazione innata. Qui, nella ‘Casa della Speranza’, visitata da Sua Santità, ci troviamo con una cinquantina di bambini disabili della ‘Scuola di Kottongnae’.

Questi hanno subito il dolore di essere abbandonati ben due volte: prima, abbandonati dai propri genitori perché erano nati disabili, e poi abbandonati perché non sono stati adottati. Infatti nella società coreana ancora si esita ad adottare i bambini disabili. Nonostante tutto ciò, ora questi bambini vivono felici a Kottongnae e godono anche la grazia d’incontrare lei”.

Le suore hanno spiegato al papa sorridente i servizi del centro e dopo il saluto di benvenuto gioioso i bambini si sono esibiti in una piccola coreografia musicale, donandogli alcuni lavori artigianali.  E dopo qualche selfie il papa ha baciato ed accarezzato con tenerezza alcuni bambini, scherzando con loro; poi ha donato al Centro un mosaico della ‘Natività’, tratto da un bozzetto a tempera realizzato da Emanuela Rocchi artista attiva presso lo Studio del Mosaico Vaticano: la Santa Famiglia è inserita in una stella splendente, in basso una folla di pellegrini è in cammino verso il Bambino.

Il disegno geometrico concentra l’attenzione verso il centro quasi a significare graficamente l’importanza e la centralità del Cristo che nasce per la salvezza del mondo intero. Soprattutto è sottolineato il tema dell’accoglienza dei più piccoli nella scia della stella, da Gesù che si è fatto bambino. Al termine della sua visita al Centro il papa è stato salutato con le parole ‘Viva Cristo;  Viva il Papa’, mentre il Coro dei Senza Tetto eseguiva alcune melodie locali. Dopo la visita al Centro di Recupero, ormai punto stabile dei viaggi del papa, si è recato tra due ali di folla al Training Centre ‘School of Love’ per l’incontro con le Comunità Religiose in Corea.

Durante il tragitto ha sostato in preghiera davanti al ‘Giardino dei bambini abortiti’ ponendo le mani sulla testa del missionario senza braccia e gambe, fratel Lee Gu-won. Al Training Centre, presenti 5000 religiosi e religiose che svolgono il servizio pastorale in Corea, è stato accolto da padre Hwang Seok-mo, copresidente maschile dell’Unione dei Superiori Maggiori degli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica di Corea, che lo ha ringraziato della visita:

“La Sua visita è un segno dello Spirito Santo, il quale vuole che i religiosi in Corea vivano nella speranza e con il senso della missione superando ogni frustrazione. Tutto il mondo si stupisce delle sue parole e dei suoi gesti, le porge volentieri orecchio, e si sta trasformando ormai. Anche noi i religiosi con la preghiera La guardiamo nel Suo cammino come pastore buono. Ci auguriamo che Lei sia una speranza, quella speranza, ponte tra la fede e la carità, per il nostro tempo. In Corea ci si augura che soprattutto i religiosi siano la speranza di questi tempi. Confessiamo, tuttavia, che, anche se abbiamo il dovere di essere la luce e il sale della terra con la nostra vita stessa, stiamo perdendo la luce e il sapore…

La speranza è sempre viva in tutti i tempi. Con questa speranza andiamo avanti con la fede e la carità, e sappiamo che proprio tale messaggio è il vangelo. Noi, i religiosi in Corea, vogliamo essere di nuovo la speranza per i nostri tempi per poter vivere come la luce e il sale. Vogliamo rinascere, perché tale speranza sia un motivo di coraggio per qualcuno, sia riflessione, e la vita di conversione sia aiuto per l’altro”. Anche suor Scholastica Lee Kwang-ok, copresidente femminile dell’Associazione delle Superiori Maggiori degli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica, ha rivolto il suo saluto al papa:

“La Chiesa coreana è cresciuta nutrendosi del sangue e della spiritualità dei martiri. Nonostante ciò, la società coreana odierna soffre in questi tempi di globalizzazione per il domino del capitalismo e del potere politico. Anche la Chiesa, essendo contaminata dal secolarismo aggravato dal neoliberalismo, ha bisogno di un rinnovamento. Dalla sofferenza e dall’oppressione in ogni parte della società sorge l’appello per un aiuto da parte della Chiesa. In tale situazione ci sentiamo consolati e rafforzati grazie alla Sua Esortazione apostolica Evangelii Gaudium… Come conseguenza di ciò è nata l’organizzazione ‘Talità kum, Corea!’. Ci auguriamo, Santo Padre, che il Suo pellegrinaggio in Corea possa essere un’occasione per incoraggiare il cammino concreto della Chiesa locale.

In tal modo la società e la Chiesa di Corea sentiranno la tenerezza della Chiesa universale, la ‘Madre e Maestra’, che accarezza le ferite del nostro popolo attraverso le Sue parole e la Sua visita. Al tempo stesso questa Sua visita potrà spingere i religiosi ad ‘uscire fuori’ per annunciare il Vangelo con coraggio”. Prima della celebrazione dei Vespri, per il ritardo accumulato precedentemente,  papa Francesco ha rivolto un saluto ai presenti, esprimendo la propria gratitudine per questo incontro: “La grande varietà di carismi e di attività apostoliche da voi rappresentata arricchisce la vita della Chiesa in Corea ed oltre, in modo meraviglioso.

In questa celebrazione dei Vespri, nella quale canteremo le lodi dell’infinita bontà e della misericordia divina, ringrazio voi e tutti i vostri fratelli e sorelle per l’impegno che ponete nell’edificare il Regno di Dio in questa amata Nazione”. Richiamando la sua esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ il papa ha ribadito la gioia di essere amati da Dio: “La ferma certezza di essere amati da Dio è al centro della vostra vocazione: essere per gli altri un segno tangibile della presenza del Regno di Dio, un anticipo delle gioie eterne del cielo.

Solo se la nostra testimonianza è gioiosa potremo attrarre uomini e donne a Cristo; e tale gioia è un dono che si nutre di una vita di preghiera, di meditazione della Parola di Dio, della celebrazione dei Sacramenti e della vita comunitaria…  L’esperienza della misericordia di Dio, nutrita dalla preghiera e dalla comunità, deve plasmare tutto ciò che siete e tutto ciò che fate. La vostra castità, povertà e obbedienza diventeranno una testimonianza gioiosa dell’amore di Dio nella misura in cui rimanete saldi sulla roccia della sua misericordia. Questo avviene in modo particolare per quanto riguarda l’obbedienza religiosa”.

Poi ha richiamato il valore della ‘povertà’: “Mediante il consiglio evangelico della povertà sarete capaci di riconoscere la misericordia di Dio non soltanto quale sorgente di fortezza, ma anche come un tesoro. Anche se siamo  affaticati, possiamo offrirgli i nostri cuori appesantiti da peccati e debolezze; nei momenti in cui ci sentiamo più fragili, possiamo incontrare Cristo, che si fece povero affinché noi diventassimo ricchi… Nella vita consacrata la povertà è sia un ‘muro’ che una ‘madre’. E’ un ‘muro’, perché protegge la vita consacrata, è una ‘madre’, perché la aiuta a crescere e la conduce nel giusto cammino.

L’ipocrisia di quegli uomini e donne consacrati che professano il voto di povertà e tuttavia vivono da ricchi, ferisce le anime dei fedeli e danneggia la Chiesa. Pensate anche a quanto è pericolosa la tentazione di adottare una mentalità puramente funzionale e mondana, che induce a riporre la nostra speranza soltanto nei mezzi umani e distrugge la testimonianza della povertà che Nostro Signore Gesù Cristo havissuto e ci ha insegnato”.

Ed ha concluso affidando i religiosi alle ‘amorevoli cure di Maria’:”Sia che vi dedichiate alla vita contemplativa, sia a quella apostolica, siate zelanti nell’amore per la Chiesa in Corea e nel desiderio di contribuire, mediante il vostro specifico carisma, alla sua missione di proclamare il Vangelo e di edificare il popolo di Dio nell’unità, nella santità e nell’amore”. Al terrmine è stato regalato al Papa un ventaglio coreano con 108.000 digiuni e un fondo di € 3014 per i poveri del mondo, riccavato dai digiuni settimanali dei consacrati e delle consacrate.

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