In due fuoriprogramma, il Papa in Corea parla di misericordia e consolazione

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Papa Francesco ha chiesto ai confratelli gesuiti di essere “ministri di consolazione”, ha deciso di accogliere la richiesta di battesimo del padre di una della giovani vittime dell’affondamento del traghetto Sewol dello scorso marzo e ha sottolineato ai giovani che il messaggio del Papa è prima di tutto per loro. In questi intensi giorni di viaggio in Corea, c’è tempo, per Papa Francesco, di due fuoriprogramma, e di un appuntamento tradizionale. Ed è in questi momenti informali che si delinea lo stile e anche il modo di pensare di Papa Francesco.

La visita del 15 ag0st0 del Papa all’università di Sogang, retta da gesuiti, è stato un fuoriprogramma. L’università di Sogang è stata stabilita a Seoul nel 1960. Ma già Pio XII, nel 1948, aveva promesso un istituto superiore di studi. Era l’anno in cui formalmente la Corea è stata divisa, dopo che – al termine della Seconda Guerra Mondiale – la nazione era stata divisa in un’area di influenza sovietica al Nord e statunitense/capitalista al Sud. Ed erano gli anni in cui cominciava la persecuzioni dei cristiani al Nord. Venne imprigionato anche l’allora vicario apostolico di Pyongyang Hong Yong-ho, e da allora non si sono più avute sue notizie. Descritto sempre solo come scomparso nell’annuario pontificio per sottolineare la sofferenza della Chiesa del Nord Corea, è stato dichiarato morto lo scorso anno, per poter aprire la sua causa di beatificazione insieme a quella di altri 80 martiri nord-coreani.

Papa Francesco – riporta il direttore della rivista gesuita Civiltà Cattolica Antonio Spadaro – ha preavvertito della sua visita nell’università appena 24 ore prima. E ha centrato tutto il suo intervento sulla parola consolazione, perché “nosto Santo Padre Sant’Ignazio sempre cerca di confermare la decisione della riforma di vita o della elezione di stato di vita attraverso il secondo modo di elezione: la consolazione”.

“Il popolo di Dio necessita consolazione, di essere consolato, il consuelo”, ha detto il Papa usando alla fine della frase una espressione spagnola. E ha poi ha ribadito la sua visione della Chiesa come “ospedale da campo”. “Il popolo di Dio ci chiede di essere consolato. Tante ferite, tante ferite che hanno bisogno di consolazione”. E, aggiunge, “non ci sono ferite che non possono essere consolate dall’amore di Dio”. “Ci sono molte ferite nella Chiesa. Ferite che molte volte provochiamo noi stessi, cattolici praticanti e ministri della Chiesa. Non castigate più il popolo di Dio! Consolate il popolo di Dio! Tante volte il nostro atteggiamento clericale cagiona il clericalismo che fa tanto danno alla Chiesa!” Ha concluso il Papa con una delle espressioni tipiche del suo vocabolario: “Essere sacerdoti non dà lo status di chierici di Stato, ma di pastore! Per favore, siate pastori e non chierici di stato. E quando siete nel confessionale ricordatevi che Dio non si stanca mai di perdonare!”

Concetti che il Papa aveva ripetuto poco prima, incontrando nel santuario di Solmoe i giovani asiatici arrivati per la Giornata Asiatica della Gioventù. Un incontro che deve averlo molto colpito, tanto che con i gesuiti ha parlato anche della ragazza cambogiana che gli ha ricordato che il suo Paese non ha ancora un santo canonizzato. A braccio, il Papa ha detto che si sarebbe preso cura di questa cosa, anche perché il primo vescovo è martire, e si sta facendo già il processo sulle sue virtù eroiche. E ai giovani ha ripetuto anche che Dio è misericordioso, parlando in italiano, prima di incontrare una rappresentanza di loro a pranzo.

Alexander John, 33 anni, coordinatore della gioventù a Karachi, Pakistan, era uno di quelli che hanno pranzato con il Papa. Ha detto ai giornalisti che “il Papa ci ha detto che il messaggio del Papa è per noi, per la gioventù, per il mondo intero. E che il suo messaggio è di evangelizzare con la Bibbia, evangelizzare con la parola di Gesù”.

John ha raccontato che il Papa ha chiesto ad ognuno di loro come si chiamassero e da dove venissero, e “ha ascoltato ciascuno di noi, qualunque cosa abbiamo detto”.

Commossa è Suen Ka-Pop, la più giovane del gruppo che proviene da Hong Kong. Suen ha chiesto al Papa se accetterebbe un invito ad andare ad Hong Kong, e questi le ha risposto che dipende dai suoi impegni. Ha chiesto anche al Papa quale lui considera la missione della Chiesa. “Svegliarsi e seguire i passi del padre e diventare un centro di Gesù Cristo, e brillare come una spada”; ha risposto il Papa. Suen ha poi dato al Papa un’immagine da lei disegnata della Vergine Madre Cinese, e il Papa ne è rimasto impressionato. “I love you Papa”, ha detto Suen. Il Papa ha risposto con “I love you Bobo”.

Al mattino, Papa Francesco aveva celebrato una grande Messa allo stadio della Coppa del Mondo di Daejeon, dove aveva avuto l’opportunità di incontrarsi con una rappresentanza di famigliari delle vittime del disastro del traghetto Sewol, affondato lo scorso marzo a causa, sembra, di una manovra azzardata. Il bilancio della tragedia è di 36 morti e 280 dispersi. Il padre di una delle vittime, Lee Ho-Jin, ha chiesto al Papa di essere battezzato. E il Papa, fedele al principio che la Chiesa è lì per consolare, ha acconsentito.

Lee ha 62 anni, ed è andato incontro al Papa dove aver fatto un lungo pellegrinaggio portando una croce e pregando per suo figlio che è morto sul traghetto. “E’ un uomo adulto e ha chiesto di essere battezzato. Ovviamente non era cristiano, e per questo lo ha chiesto, ma è chiaro che si è preparato con la preghiera per il momento, con questo pellegrinaggio, che possiamo dire è stato un viaggio spirituale”.

Il Papa lo battezzerà nella nunziatura apostolica di Seoul la mattina di domenica 17 agosto.

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