La Provvidenza della Casa Famiglia

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Il 15 luglio a Grottammare, nelle Marche,  per maltrattamenti e sequestro di persona sono stati arrestati dai carabinieri di San Benedetto del Tronto, cinque educatori in servizio nel Centro socio-riabilitativo per giovani disabili ‘Casa di Alice’, gestito dal Comune attraverso una cooperativa esterna. Il centro ospitava disabili affetti da autismo di età compresa dagli 8 ai 20 anni. Al suo interno è stata scoperta dalle forze dell’ordine, che hanno agito su mandato della Procura della Repubblica di Fermo, anche una ‘stanza di contenimento’ buia e stretta, dove i ragazzi erano denudati e rinchiusi, erano anche costretti a fare pipì, o spintonati e sgridati.

Il triste episodio non può però gettare fango sulle molte ‘case famiglie’ esistenti in Italia, che ospitano e curano molti bambini e molti disabili, come avviene nell’Oasi della Divina Provvidenza a Pedara (CT), accogliendo donne sole con figli, papà separati anche loro con figli a carico, disabili in sedia a rotelle, senza fissa dimora, persone che perdono il lavoro, immigrati.

Per capire come è ‘strutturata’ veramente una casa famiglia abbiamo intervistato il giornalista Riccardo Rossi, che con Giuseppe Messina (un missionario), Giuseppe Motta (un imprenditore), ha creato un giornale di buone notizie e volontario in questa casa famiglia, chiedendogli come possono succedere episodi come quello di Grottammare:  “Il problema di Grottammare nasce a monte; bisogna distinguere le motivazioni che portano a fare una determinata scelta: se per lavoro, per volontariato o per missione”.

Quale è il motivo vero per aprire una casa famiglia? “Chiunque può aprire una casa famiglia per motivi di lavoro; qualcun’ altro per accogliere bisognosi, lavorare e fare anche del volontariato. Completamente diverso è avere un lavoro e ad un certo punto della  vita, decidere di lasciare tutto e mettersi al servizio del prossimo, bisognoso o meno che sia. Non può essere certo una mera questione di filantropia, c’è ben altro: la meravigliosa, quanto mai appagante, ricerca di Cristo.

Il nostro responsabile ha aperto la casa famiglia ‘Oasi della Divina Provvidenza’ per seguire Cristo.  Giuseppe, questo il nome del fondatore, quando aveva circa 14 anni accompagna un sacerdote a portare le eucarestie alle persone anziane, malate. Questo servizio Giuseppe lo fece per diverso tempo fino a quando decise di portare quelle persone, sole e abbandonate, nella sua casa famiglia.

Il giovane Giuseppe non aveva ancora diciassette anni quando aprì la sua prima casa famiglia, per accogliere le persone in difficoltà. Ora Giuseppe ne ha 44 di anni e gestisce tre case famiglia, con più di sessanta accolti”.

Perché si chiama L’Oasi della Divina Provvidenza?
“Abbiamo in quantità industriale il frutto della Divina Provvidenza del Signore”.
Chi accogliete? “Semplicemente tutti coloro che tendono una mano, che si trovano in difficoltà materiali e spirituali, che vogliono incontrare un ‘Qualcuno’, comunque esso si chiami, ma sono soli e scoraggiati. Cerchiamo di accogliere Cristo in famiglia. La casa famiglia accoglie tutte le persone in difficoltà, le persone che nessuno vuole.

Da noi ci sono anziani, disabili mentali, disabili psichici, senza fissa dimora, malati terminali, ragazze madri con figli, padri separati con figli, intere famiglie, persone che fanno un percorso per uscire dall’alcool o dalla droga, uomini agli arresti domiciliari. Attualmente siamo più di sessanta accolti, in Sicilia abbiamo tre case famiglie e il nostro fondatore conta di aprirne ancora un’altra.

Il responsabile della casa famiglia ha un desiderio: ‘accogliere e reinserire socialmente tutte quelle persone che da anni vivono a causa di una invalidità fisica in strutture ospedaliere dando loro la possibilità di migliorare la qualità della loro vita  di lavorare; la nuova casa famiglia sarebbe dedicata a Nino Baglieri, un disabile in cammino verso la santità’. Inoltre c’è un importante ponte solidale con la Romania. Ogni anno dalla casa famiglia ‘Oasi della Divina Provvidenza’ da Pedara (CT) parte un pulmino carico di aiuti umanitari per le zone povere della Romania (Onesti e paesini limitrofi)) per supportare varie famiglie e delle case missionarie di suore che accolgono bambini”.

Dove reperite i finanziamenti per mantenere le case famiglia? “Viviamo di Provvidenza. Singoli cittadini, associazioni, negozi, ristoranti, ci regalano alimenti, vestiti, ci pagano le bollette, la benzina. Ogni cosa che ci serve ci viene donata. La casa famiglia ‘Oasi della Divina Provvidenza’ esiste da più di 27 anni e non ha mai chiuso, la Provvidenza non è mai mancata.

Ricordo un episodio di circa 10 anni fa, eravamo in quaranta accolti, non avevamo il pranzo. Era ormai mezzo giorno e cominciavamo a preoccuparci, ebbene arrivarono dei signori che non conoscevamo e ci portarono un pranzo proprio per quaranta persone. Episodi del genere, accadono spesso da noi”.

Quale storia di accoglienza resta ancora nel cuore?
“Tutte le storie restano nel nostro cuore, perché vissute in famiglia come fratelli e sorelle”.

 

 

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