I cento anni della “Casa di Dante”

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Si è celebrato quest’anno il primo centenario della fondazione della “Casa di Dante in Roma”. Cento anni sono trascorsi, infatti, dal 18 gennaio 1914 quando l’istituzione dantista sorse per iniziativa di Sidney Sonnino, allora Ministro degli Esteri. Sul piano giuridico “La Casa di Dante in Roma” fu costituita come Ente morale con regio decreto del 16 lug. 1914, n. 796 e poi – con regio decreto del 25 ag. 1920, n. 1470 – dichiarata «sotto l’alto patrocinio di Sua Maestà la Regina Margherita». 

Sul piano storico, Dante Alighierii – tra i padri fondatori dell’identità culturale italiana – fu a Roma nell’anno 1300 per il primo Giubileo e – come riferisce nella “Divina Commedia” – l’afflusso di pellegrini quell’anno fu tale che divenne necessario regolamentarne il senso di marcia sul ponte di Castel Sant’Angelo:

«come i Roman per l’essercito molto,l’anno del giubileo, su per lo ponte

hanno a passar la gente modo colto,

che da l’un lato tutti hanno la fronte
verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro,
da l’altra sponda vanno verso ‘l monte»

(Inferno XVIII, 28-33)

 

Come altre istituzioni del recente Stato unitario, la “Casa di Dante” si proponeva la costruzione – secondo le linee tracciate da Ludovico Antonio Muratori, ampliate da Francesco De Sanctis e quindi criticamente riformulate da Benedetto Croce – di quella “cultura nazionale della Nuova Italia” da rinnovare e preservare con la tutela del patrimonio letterario, artistico e paesaggistico italiano, da divulgare attraverso la scuola pubblica e da approfondire attraverso le accademie e le società di ricerca storica.

Nel 1920, nell’imminenza del sesto Centenario della morte di Dante Alighieri che cadeva nel 1921, il Comune di Roma – proprietario dal 1887 del Palazzetto degli Anguillara, costruito nel sec. XV, presso il Tevere a Ponte Garibaldi – deliberò la concessione dello storico edificio in uso gratuito e permanente alla “Casa di Dante”, nella persona del Presidente On. Sonnino. In quel cortile e tra quelle mura di forte aspetto medioevale, si sarebbero a svolte da allora qualificate letture e conferenze dantesche. Come ricorda la lapide marmorea esposta sulla parete del Palazzetto:

 

“… il Municipio di Roma

questo edificio già degli Anguillara …

affidò alla Casa di Dante

perché fosse in perpetuo consacrato

allo studio e alla divulgazione

delle opere e della vita del Divino Poeta”.

 

La convenzione fu ribadita dal Ministro dell’Istruzione Pubblica Benedetto Croce che indicò nell’attività di ricerca e di studio, di pubbliche conferenze, mostre e altre manifestazioni dantesche e di gestione della Biblioteca le finalità dell’Ente. Sulla qualità della “lectura dantis romana” non vi è stato mai dubbio per il livello e il rigore degli ospiti e della conduzione scientifica. Nel 1949 – in età repubblicana – la concessione gratuita fu revocata, ma il messaggio culturale e civile della Casa di Dante continuò ad essere dispensato nello storico Palazzetto degli Anguillara attraverso un dialogo costruttivo con il Comune di Roma. Su questa linea si colloca anche il nuovo Statuto che, con il coinvolgimento degli Enti territoriali di Roma e del Lazio, ha segnato una più marcata incidenza della “Casa di Dante” nella realtà culturale di Roma e degli studi danteschi italiani e internazionali. Attualmente la Casa di Dante in Roma è retta da un Consiglio direttivo di cui fa parte, fra gli altri, S.E. il Cardinale Gianfranco Ravasi, ed è presieduta dal
Prof. Enrico Malato.

Il programma dell’anno di studi 2013-2014 ha sospeso la sequenza ordinaria di letture dei canti di una sola cantica – per il biennio 2013-2015, il Paradiso – e ribadito gli aspetti più generali della cultura dantesca in seno al mondo contemporaneo. Ciò è avvenuto con la lezione di Quirino Principe, Dante e la musica e le prestigiose e suggestive letture critiche di Emiliano Bertin, Purgatorio, canto XXXII e degli ultimi canti del Paradiso ad opera di Marco Ariani, Paolo Falzone, Giorgio Stabile, Pasquale Porro ed altri che hanno tenuto aperti orizzonti storici e interpretativi di grande attualità configurando l’appuntamento pubblico domenicale come una sorta di “messa laica” nel nome della cultura e dell’umanesimo italiani.

Una voce così alta come quella della “Casa di Dante in Roma” – nel quadro della tutela e del rilancio della missione dei più tenaci e importanti istituti culturali italiani – va preservata anche, e soprattutto, in un momento di crisi economica delle istituzioni pubbliche. Infatti, nel rinnovamento degli orizzonti culturali e artistici italiani ed europei dell’epoca della globalizzazione, va perpetuata e approfondita quella specifica tradizione italiana di storia, arte e letteratura cui, più di ogni altra cosa, è legata l’identità del nostro Paese.

 

Nella foto. Il Palazzetto degli Anguillara (sec. XV) sede della “Casa di Dante in Roma”.

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