Quando la mafiosità si traveste, la Chiesa profetizza

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Ultimamente si parla molto e a sproposito di mafia, ‘ndrangheta, camorra ecc… come se fossero problemi emersi ieri e da risolvere domani. All’informazione non sempre limpida dei media si unisce l’omertà della gente e spesso l’eloquente silenzio di chi pur potendo parlare tace. Ma quello che più scandalizza è il misterioso rapporto Chiesa-mafia. Niente di misterioso tra l’altro visto i numerosi preti e laici impegnati in queste terre del meridione che senza paura possiamo definirle di missione. Però è sempre prudente e doveroso riaffermare il monito profetico della Chiesa senza il quale perde la sua missione diventando mera agenzia sballottata a volte a destra e a volte a sinistra. La Chiesa profetica ha il coraggio di combattere più che di parlare. Combattere cosa? La mafiosità! Che è uno stile, una mentalità, un modo di fare, quell’omertà che si insinua ormai fin nelle relazioni più quotidiane, quel continuo chiedere tramite favori ciò che spetta per diritto, quello scartare chi vale per premiare chi dice il potente di turno. I calabresi sanno che la mafia non veste più la stessa marca di decenni fa, ma si mette i panni delle persone impensate, della brava gente, dei politici di turno, per colmare ancora di più il vuoto dell’indifferenza e del degrado.

Ma lo stato attuale che somiglia molto ai decenni dell’ingiustizia sociale non chiede il conto soltanto alla malavita organizzata, ma alla massoneria e ad ogni associazione o lobby che non perseguendo il bene comune pensa solo ai propri interessi che seppur nobili la Chiesa profetica ha il dovere di condannare e soprattutto il dovere di starsene convenientemente alla larga.

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