A proposito di un’intervista: qualche domanda a Scalfari, al Papa e agli amici giornalisti

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Pomeriggio d’estate, Roma è sonnolenta, i giornali riportano le notizie drammatiche di guerra in Medio Oriente, di terrorismo, di dolore e di politica sempre più stanca. Anche i vaticanisti cercano tranquillità in attesa della tappa apostolica in Asia di Papa Francesco. Ma il Papa non li lascia dormire sonni tranquilli. Così una domenica mattina appare su un giornale romano una ennesima puntata di una telenovela che sembrava finita. L’ultra novantenne Eugenio Scalfari racconta il suo incontro con il Papa. E lo fa a modo suo. Tanto che dalla Sala Stampa della Santa Sede arrivano subito smentita e rettifica. E non è la prima volta. I temi sono delicati, difficili. E’ la seconda volta che succede. L’entourage del Papa parla di “colloquio privato”, ma Scalfari pubblica tutto e si vanta di non prendere appunti, di non avere il registratore, di non avere dato il testo da rileggere. Insomma sono parole e ricordi tutti suoi che però cita tra virgolette.

In attesa del temporale che si annuncia con nuvoloni neri dietro la cupola di san Pietro ne parlo con Gian Franco Svidercoschi. Il Vaticano lo conosce dai tempi del Concilio, è stato amico e biografo di San Giovanni Paolo II, e continua a scrivere libri nei quali si interroga su dove sta andando la Chiesa. 

“ Che ne pensi?” Gli chiedo davanti ad un caffè.

“Sono preoccupato, molto preoccupato. E non solo per l’etica giornalistica che finisce sotto la suola delle scarpe, ma per le conseguenze che potrebbe avere nel mondo cattolico questo ripetersi di affermazioni inesatte attribuite al Papa.”

“Insomma pensi che si potrebbe creare una confusione sui principi stessi della fede?”

“E’ un rischio reale. Questo dovere sempre smentire e correggere fa si che la notizia sbagliata arrivi subito e dovunque, mentre la rettifica non la nota nessuno e al lettore normale sfugge.”

“Allora se dovessi fare delle domande a Eugenio Scalfari che viene considerato un “guru” del giornalismo che gli chiederesti?”

“ Ah per prima cosa gli chiederei, se almeno per coscienza professionale non pensi di dover rispondere alla dura precisazione del direttore della sala stampa vaticana. E poi anche come giustifica il fatto che per la seconda volta si é permesso di riportare le parole del Papa (ma poteva essere una qualsiasi altra persona intervistata) non seguendo quello che il Papa ha effettivamente detto, ma secondo una sua personale interpretazione. E, tra l’altro, senza neppure far rileggere, questa sua personale interpretazione, al diretto interessato.”

“Magari Scalfari crede che sia normale riportare le frasi a memoria..”

“ Eh no, perché in molti lo accusano di aver tradito la cordialità e la buona volontà dimostrate da Papa Francesco, decidendo autonomamente di trasformare un colloquio che doveva ovviamente restare riservato, in una intervista pubblica, senza, anche qui, chiedere il previo consenso dell’altra parte.”

“ A questo punto qualche domanda potremmo farla anche al Santo Padre non credi ?”

“ Con grande rispetto mi viene da chiedere al Papa: Santità perché continua a ricevere Eugenio Scalfari? Si, d’accordo, è un giornalista molto noto, molto autorevole e anche molto interessante in quanto ateo dichiarato, e tuttavia aperto alla dimensione umana dell’evento Gesù. Ma non si è anche ripetutamente dimostrato persona inaffidabile?”

“ Ma il compito di un pastore è cercare la pecorella smarrita…”

“ Si, basta che l’intento risulti chiaro. Gli chiederei anche: Santo Padre, si rende conto delle gravi conseguenze che possono avere fatti del genere? Le sue affermazioni, manipolate da Scalfari, così come le intenzioni e le parole che il giornalista le ha falsamente attribuite, hanno avuto immediatamente una grande eco sui media a livello mondiale. Ebbene, non pensa che la pur severa precisazione di padre Lombardi, arrivando in un secondo tempo, non riesca a correggere le false notizie già messe in giro?”

“Insomma c’è anche un problema di mediaticità…”

“ Ovviamente. E per questo se potessi chiederei al Papa: non pensa che i credenti, specialmente quelli più lontani dai centri mediatici, finiscano per ritenere per vere, di quel colloquio, affermazioni che Lei aveva fatto in altro modo o addirittura non aveva neppure fatto? Non c’è già abbastanza confusione nel Popolo di Dio, per lasciare in circolazione notizie contraddittorie?”

“ Chissà, magari il Papa ci legge e ci risponde! Ma io direi che forse, a proposito di etica giornalistica qualche domandina si potrebbe fare anche ai colleghi della Federazione della Stampa Italiana…”

“ Eh si, direi di si. Possibile che nessuno abbia reagito a questa palese violazione delle prime regole della correttezza giornalistica? Non vorrei si incorresse nel rischio di un certo conformismo e nel timore di toccare un mito del giornalismo italiano. Magari per connivenza con lo scalfarismo. Magari una precisazione anche da parte loro sarebbe una buona cosa per le giovani generazioni di colleghi.”

Le domande si moltiplicano e si intrecciano con le risposte che tentiamo di darci uno con l’altra. Ma intanto la minaccia delle nubi è diventata un fatto. Piove. Restare al tavolino del bar è diventato poco piacevole. Torno al mio computer e butto giù queste righe. Prima però le mando via mail a Gian Franco. Non sono una discepola dello scalfarismo.

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