I vescovi della Calabria, un’unica voce contro la criminalità

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Il 17 luglio 2014 si è svolta a Paola una seduta straordinaria della Conferenza Episcopale Calabra  convocata per dibattere alcuni temi pastorali di particolare urgenza.

Fin da subito il Presidente Mons. Nunnari ha espresso, a nome di tutti i Vescovi della Calabria, un devoto saluto al Santo Padre Francesco, esprimendo la gratitudine dei Pastori delle Chiese calabresi per la  Visita nella diocesi di Cassano allo Ionio lo scorso 21 giugno.

In quell’occasione, lo ricordiamo, forte e chiaro è stato il  messaggio del Papa. Un invito alla conversione e alla rinascita  per i detenuti, un messaggio di speranza da dare ai giovani e a quanti si ritrovano feriti nella loro dignità per la mancanza di lavoro, sia, soprattutto, per esprimere il dolore della Chiesa per quanti –adorando il dio denaro ed esercitando una persistente e diabolica delinquenza– si pongono di fatto, con la loro pubblica  e peccaminosa condotta di vita, fuori dalla comunità ecclesiale.

E’ proprio quest’ultimo punto che ha spinto i vescovi calabresi a cercare di prendere delle “decisioni condivise”,  da offrire uno stesso stile di testimonianza cristiana perché venga vissuto ed incarnato all’interno di tutte le chiese calabresi. La discussione tra i Pastori ha portato alla determinazione della necessità di una Nota Pastorale, le cui linee progettuali, già concordate, vengono qui anticipate per essere ulteriormente approfondite e approvate nei prossimi mesi.  Si intende ribadire che, la ’ndrangheta è negazione del Vangelo

Molto è stato fatto in passato dalla Chiesa calabrese. Tuttavia, i Vescovi calabresi sono convinti dell’urgenza  di un intervento ancora più chiaro e deciso:  l’orologio della storia segna l’ora in cui – per la Chiesa – non è più solo questione di parlare di Cristo, quanto piuttosto si essere testimoni credibili di Cristo, luogo della sua presenza e della sua parola. Ciò dà ancor più forza al monito del Santo Padre: la mafia non ha nulla di cristiano ed è dunque fuori dal Vangelo, dal cristianesimo, dalla Chiesa. Nella Nota pastorale trovano spazio indicazioni concrete che accompagnano scelte e prassi pastorali. Sono indispensabili regolamenti più incisivi che prevedano preparazione remota e prossima ai gesti che si compiranno, soprattutto prevedano una formazione cristiana vera e permanente. E’ stata espressa con ferma chiarezza condanna assoluta della ’ndrangheta e di ogni altra organizzazione che si opponga ai valori del Vangelo: rispetto per la vita, la dignità di ogni persona e l’impegno per il perseguimento del bene comune.

C’è una necessità: che la carta diventi vita, che le parole si concretizzino, che le parole pronunciate come norma generale, poi devono essere vissute in un contesto particolare. Nessun sacerdote è a favore della mafia. Ma nel momento della processione o nella vita quotidiana, quel sacerdote deve essere sostenuto, difeso, protetto, perché il suo no ad ogni forma di inchino al male sia un no di tutti, stato, chiesa, istituzioni. Essere parroco in una comunità dove ci sono cosche mafiose è coraggioso.

Vogliamo concludere con le parole di Papa Francesco, «Dio mai condanna. Mai perdona soltanto, ma perdona e accompagna. ll Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il Signore sempre perdona, sempre accompagna, sempre comprende; a noi spetta lasciarci comprendere, lasciarci perdonare, lasciarci accompagnare». La chiesa deve dire sempre no al peccato e mai al peccatore. La chiesa deve poter dire, secondo quanto di racconta di San Francesco d’Assisi che rincorrendo dei briganti li esortava dicendo: “Fratelli briganti, tornate!” Ecco disegnato e definito il compito della Chiesa.

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