Verso il Papa in Corea. Gli appunti di viaggio del vescovo Toso

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È appena tornato da una settimana in Corea, dove ha trovato una Chiesa “viva e determinata”, specialmente nell’annunciare “Gesù Cristo ai più poveri”. Il vescovo Mario Toso, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, è arrivato in Corea del Sud il 21 giugno, e ha ha visitato l’arcidiocesi di Gwangju (24), Daegu (25) e Seoul (26). Invitato dalla Conferenza Episcopale Sud Coreana a parlare dell’Evangelii Gaudium, ha potuto così vedere da vicino le caratteristiche della Chiesa che Papa Francesco visiterà dal 13 al 18 agosto.

“Mi ha invitato la Conferenza Episcopale della Corea del Sud per parlare di Evangelii Gaudium. E debbo dire che è stata una scelta coraggiosa da parte di quella Chiesa che si è impegnata a rilanciare l’evangelizzazione in occasione della prossima visita del pontefice confrontandosi con le varie parti dell’esortazione”, ha detto Toso.

Il suo compito non è stato facile. Vero che la Corea del Sud vive una forte crescita cristiana, che le conversioni sono tantissime proprio in virtù del lavoro che fa la Chiesa in varie circostanze. Ma vero anche che si assiste ad una opinione pubblica quasi completamente polarizzata, e ad una stampa laicista che ama sottolineare come il clero sia a favore di un governo.

“A chi chiedeva se il papa sarebbe andato anche in città o in regioni colpite da gravi problemi o tragedie come quella della nave Sewol, ho avuto modo di sottolineare che i giorni della visita pastorale non consentivano di recarsi in molti luoghi. Alla presenza del papa va pensato soprattutto come ad un’occasione in cui egli giungerà per confermare la fede e per annunciare Gesù Cristo, colui che redime e salva. Egli incoraggerà la Chiesa coreana a guardare al Salvatore e a coloro che egli ha mostrato di prediligere, ossia i poveri. Se il pontefice non potrà incontrare molti poveri, tutti i poveri, tutte le famiglie, tutti i lavoratori, tutte le comunità, dopo la sua visita sarà compito precipuo della Chiesa coreana di farlo per portare la tenerezza di Dio, la sua grazia e consolazione”, racconta Toso.

E a quanti dipingevano la Chiesa coreana come conservatrice e vicina ai ricchi, “non è stato difficile far osservare – racconta Toso – che la Chiesa coreana è fortemente impegnata ad annunciare la Buona Notizia che è Gesù Cristo, che rappresenta una Nuova Umanità che, rispetto alla cultura oggi prevalente anche in Corea, ossia una cultura materialistica, consumistica, protesa all’immanentismo, prona ad adorare il dio denaro e disposta a considerare persone inutili i più deboli, è quanto di più anticonvenzionale e «rivoluzionario» si possa immaginare”.

Molte le situazioni difficili che hanno visto la Chiesa di Corea in prima linea: la costruzione di una base militare USA nell’isola di Jeju; il licenziamento di massa degli impiegati della compagnia automobilistica Ssang Yong Motor; la tragedia di YongSan, causata dalla repressione di gente che manifestava contro il magro risarcimento che avevano avuto per la demolizione delle loro case, buttate giù per un progetto urbanistico; la costruzione delle torri di MilYang nell’impianto nucleare di Sin Gori; e la distruzione di aree verdi per il progetto cosiddetto di Sviluppo dei Quattro Fiumi.

E in ogni circostanza, i sacerdoti della Corea del Sud hanno detto Messe, sono stati a favore degli emarginati. “Quando ho detto Messa con i disoccupati, alcuni di loro, atei, mi si sono avvicinati, mi hanno detto: ‘Ci colpisce quando a Messa si dice: di’ soltanto una parola ed io sarò salvato’. E quando abbiamo fatto la foto insieme, in molti mi cercavano, mi toccavano le mani. La Chiesa è presente, la Chiesa è cercata in Corea del Sud”.

E Toso ha voluto sottolineare davanti all’uditorio che ne è andato ad ascoltare le lezioni che “che l’impegno di annuncio e di testimonianza del Vangelo, come ha incisivamente sottolineato papa Francesco nella sua Esortazione Evangelli gaudium, possiedono una dimensione sociale che comporta lo sviluppo di una nuova evangelizzazione del sociale e della corrispettiva pastorale. In secondo luogo che l’efficacia dell’evangelizzazione del sociale dipende dalla comunionalità e dalla missionarietà di tutte le componenti ecclesiali. La mondanità spirituale, ossia quel male che sospinge una componente ecclesiale ad impadronirsi della Chiesa e di Cristo stesso per mettere al primo posto i propri interessi e non quelli di Dio, crea divisioni, contrapposizioni, guerre intestine, che indeboliscono l’azione evangelizzatrice e di umanizzazione. Così, il male del relativismo pratico, che colpisce gli operatori pastorali e che li induce a pensare che tutto dipende da loro, come se Dio non esistesse, spegne la fiducia in Dio, la gioia dell’evangelizzazione, il fervore e l’audacia, la stessa speranza”.

Certo, la situazione politica è anche difficile, perché – spiega Toso – la situazione è quella di una democrazia che, come in ogni parte del mondo, per varie ragioni storiche e contingenti, soffre di limiti, come forme di autoritarismo e di decisionismo”, e così “alcune attività di difesa dei diritti umani vengono, purtroppo, interpretate, presso l’amministrazione della giustizia e le autorità, per la particolare posizione geografica, come azioni contro la propria Nazione, a favore della Nazione «nemica» che è la Corea del Nord”.

Succede così – racconta Toso – che “nella stampa ha avuto rilievo il sospetto di interferenze governative nelle elezioni presidenziali. Si registrano pressioni perché la Chiesa coreana non si pronunci sulle cose politiche. Ciò determina una differente valutazione all’interno dello stesso mondo cattolico e, per conseguenza, si coltivano opinioni diverse circa la «lealtà» al governo. I cattolici coreani rappresentano il 12 % circa della popolazioni ma si distinguono per la loro vivacità e la loro incisività.” Per questo, il segretario di Giustizia e Pace ha incoraggiato i cattolici a “tenersi in rete e ad irrobustire un movimento sociale nella società civile in modo da poter essere influenti sulle grandi questioni che concernono il bene comune”.

Una rete tanto più necessaria per via della situazione socio-economica. Spiega Toso che “la Corea del Sud, dopo l’ultima guerra, ha avuto un impressionante sviluppo economico, che però non è uguale per tutte le Regioni. L’economia appare caratterizzata, sul piano industriale, dalla presenza di grandi imprese, mentre scarseggiano le medio e piccole imprese. In Corea c’è stata per motivi storici una forte influenza americana su un sostrato fortemente familistico. Questo ha portato ad una elevatissima concentrazione delle imprese in chaebol, gruppi industrial-finanziari di mostruose dimensioni (quelli più noti da noi sono Samsung, Hyundai e LG), con ramificazioni in tutti i settori e un forte appoggio dello Stato”.

Non è sempre un bene. Da una parte, la Corea è uscita fuori dalla sua storica arretratezza. Ma ci sono due costi, spiega il numero 2 di Giustizia e Pace: il primo, “un dualismo forte tra chi lavora per i chaebol (pochi) e il resto dell’economia, lasciata in uno stato di semi-arretratezza, con pochissime medie imprese competitive” e il secondo, “la compressione dello stato sociale (lo stato spende per appoggiare i chaebol, non per il welfare)”.

C’è però una legge approvata in Corea nel 2012, che il vescovo Toso ha sottolineato nei suoi contri, e che mira proprio a favorire lo stabilimento di piccole e medie imprese, secondo un modello di mercato più sostenibile. Un modello di mercato inseguito dalla viva Chiesa di Corea, la cui commissione Giustizia e Pace si occupa di temi fortissimi, come il problema delle basi militari e delle armi nucleari, ma anche la famiglia, l’aborto, i temi della vita.

È questo un primo accenno dello scenario della Chiesa che Papa Francesco va a visitare il prossimo agosto. “La visita di Papa Francesco – conclude Toso – è intesa, come dice il suo motto (Corea, alzati, rivestiti di luce, la gloria del Signore brilla sopra di te), a far risplendere la Chiesa della Corea”.

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