Il vescovo custode del gregge con un pò di umorismo

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Il vescovo ‘rimanga’ nel e con il suo gregge, ‘con affetto, con misericordia, con dolcezza del tratto e fermezza paterna, con umiltà e discrezione’ e sia capace di guardare anche ai suoi limiti e ‘di avere una dose di buon umorismo’: così papa Francesco ha indicato compiti e stile di vita del vescovo sottolineando di nuovo, con forza, il ‘restare in diocesi’, ‘non essere vescovi da aeroporto’ e non cercare ‘la carriera’.

“Camminare con il gregge. Accogliere tutti per camminare con tutti. Il Vescovo è in cammino con e nel suo gregge. Questo vuol dire mettersi in cammino con i propri fedeli e con tutti coloro che si rivolgeranno a voi, condividendone gioie e speranze, difficoltà e sofferenze, come fratelli e amici, ma ancora di più come padri, che sono capaci di ascoltare, comprendere, aiutare, orientare. Il camminare insieme richiede amore, e il nostro è un servizio di amore”.

Ed a Fonte Avellana è stato presentato un libro di Giovanni Panettiere, giornalista e blogger,  dal titolo ‘Non solo vescovi. La Gerarchia cattolica e le sfide della Chiesa’. Il Vescovo rimane persona con la sua storia e i suoi valori. Se così non fosse verrebbe a mancare l’elemento fondamentale per un aggancio interpersonale e di comunità. Al di fuori di questo percorso muore ogni comunicazione. E’ il pericolo da cui mette in guardia il card. Martini nella preziosa pagina che ci ha donato negli ultimi giorni della sua vita.

Bisogna evitare a tutti i costi di entrare a far parte di una casta. Il Vescovo, quando c’è, è con tutti e di tutti. Il Vescovo è una persona sgombra di sé e desiderosa di vita. Non sta con tutti perché deve dare a tutti qualcosa di preordinato, ma è una persona che vuol arricchirsi con gioia e spontaneità della vita altrui, perché vuol dire a tutti che la loro vita è preziosa e che quindi vale la pena di mettersi in cammino insieme.

Per potersi incamminare insieme non bisogna andar di fretta, non bisogna far vedere che si ha tanto da fare, che si è importanti… così si diminuisce l’altro bloccando la sua crescita comunitaria; si tratta invero di coinvolgere l’altro ad essere di tutti moltiplicando così, come in una ‘cariocinesi’, una comunità che cammina riconoscendosi e servendo. Il vescovo deve saper anche riconoscere nella direzione presa da qualche pecora l’indicazione di un buon cibo per tutto il gregge. Come il gregge è la vita per il pastore così è il Popolo per il suo Vescovo. Il dono della vita e il servizio non sono mai a ‘una’ direzione. Il suo ruolo è quello di ‘curare’ e ‘rassicurare’, in obbedienza al Maestro, cura per l’umanità.

Uno dei compiti importanti del Vescovo è anche quello di mantenere viva la ‘speranza’, la prospettiva e l’apertura ad un orizzonte di pace e di giustizia che davvero oggi, più di sempre, l’uomo avverte come una necessità ed un forte bisogno. In una ecclesiologia del ‘corpo’ e del ‘sangue’ di Cristo, il Vescovo appare come colui che, con carisma riassuntivo, fa circolare e vivifica il corpo sociale ed ecclesiale, promuovendo la circolazione e la interdipendenza dei carismi. Il Sangue versato nel periodo delle persecuzioni è una scuola di servizio e di ministero. E’ importante che ci siano Vescovi capaci di condurre e non di guidare.

La differenza tra ‘guidare’ e ‘condurre’ sta nel ‘con’ della parola condurre ‘ducere-cum’, tirare insieme il carro, far sprigionare le energie per raggiungere la meta. Più la meta è alta più le energie si moltiplicano e più il coinvolgimento di molti è spontaneo; e non c’è meta più alta della Giustizia del Regno di Dio… in essa nessuno rimarrà disoccupato. Il Vescovo è custode dell’identità cristiana e dell’unità attorno a Nostro Signore.

Così come ogni organismo vivente ha un codice genetico, un DNA, che lo caratterizza e lo identifica, anche l’Unica Chiesa di Cristo, cioè il Corpo mistico di Nostro Signore indicatoci da Paolo ha il suo DNA. Esso è come la ‘Parola d’ordine’ che permette al sistema immunitario di identificare ogni cellula per difenderla o combatterla. Ed il Vangelo è l’espressione di questo DNA.

Il Concilio Vaticano II, con i documenti ‘Lumen Gentium’ e ‘Unitatis Redintegratio’, indica ai vescovi ed a tutti noi che la centralità di Cristo deve venire prima della figura confessionale della Chiesa cattolica romana, così come di ogni altra Chiesa particolare. Ogni Vescovo, quindi, ha il dovere di promuovere l’identità cristiana prima dell’identità cattolica e, facendo leva su tale primaria identità che ci accomuna, ‘deve promuovere l’unità di tutti i cristiani sostenendo ogni azione o iniziativa … nella consapevolezza che la Chiesa è tenuta a ciò per volontà stessa di Cristo’.

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