Michelangelo tra classicità e cattolicesimo

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Allestire una mostra su Michelangelo Buonarroti (1475-1564) è molto complicato. SI tratta di uno dei massimi maestri del Rinascimento e le sue opere sono note in tutto il mondo. Ma “noto” – spiegava Hegel – non vuol dire “conosciuto”. Ciò significa che se una mostra è ben pensata e ben organizzata, quando si documenta su Michelangelo, c’è sempre qualche contenuto interessante che viene alla luce. È il caso dell’ottima mostra: “1564 – 2014 MICHELANGELO. Incontrare un artista universale”, in svolgimento ai Musei Capitolini fino al 14 settembre 2014. La mostra supera l’oggettiva impossibilità di esporre i più grandi ed “intrasportabili” capolavori scultorei, pittorici e architettonici realizzati da Michelangelo (gli affreschi della Sistina, primi fra tutti) e, con l’esibizione di opere poco viste, di calchi in gesso, di disegni ecc. riesce ottimamente ad introdurci in prossimità di Michelangelo e del suo tempo. È stata ideata e curata da Cristina Acidini, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, con Elena Capretti e Sergio Risaliti, storici dell’arte.

Visitare una mostra su Michelangelo Buonarroti è una grande esperienza. In questo caso, l’occasione è il 450° anniversario della morte di Michelangelo – avvenuta a Roma il 18 febbraio 1564 – e, nei Musei di piazza del Campidoglio, si vedono oltre centocinquanta opere “michelangioliste”. Di queste, una settantina, sono di certa mano del maestro toscano, arrivate da molte e importanti istituzioni culturali italiane e straniere. Altre, egualmente pregevoli e interessanti, attestano l’influsso dell’arte romana su Michelangelo e l’influsso di Michelangelo sugli artisti successivi. Statue in marmo e in bronzo, dipinti, disegni ci mostrano Michelangelo architetto, pittore, disegnatore, scultore in un percorso che ha un andamento storico e biografico, ma anche tematico. Un punto forte della mostra è che riesce a far cogliere al visitatore la realtà viva dell’arte michelangiolesca in un’età in cui con l’architettura e l’arte si tramandava la cultura e si plasmava la stessa realtà sociale. La mostra documenta tutto ciò con progetti e disegni, con foto e filmati, con calchi in gesso e con “copie” di grandi autori, riuscendo a darci una immagine concreta e vivida dell’artista che più di ogni altro ha saputo dare consistenza estetica e urbanistica a Roma e alla religione dei Papi.

 

La mostra è disposta in due ampi settori dei Musei Capitolini e la raccolta permanente non risulta uno sfondo estrinseco. L’arte romana diventa piuttosto il limpido e sontuoso contesto storico e artistico delle opere di Michelangelo. Il concetto che si impone è la trasposizione delle forme artistiche romane e classiche nelle figurazioni religiose: Michelangelo fu artista di transizione fra l’esperienza neoclassicista del Rinascimento e la nuova arte cristiana dell’epoca successiva al Concilio di Trento. La mostra racconta con dovizia di opere e documenti sia il rapporto di Michelangelo con i Papi – da Giulio II a Paolo IV, si vede anche il ritratto di Giulio II della Rovere di Raffaello Sanzio – sia quello con la città di Roma che – anche per suo merito – si trasformò in città simbolo della visione dell’arte propria delle istituzioni religiose del Cattolicesimo.

All’inizio del percorso espositivo si trovano la grande statua del “Cristo portacroce” e il bassorilievo della “Madonna della Scala”, capolavoro del Michelangelo adolescente e poi lo “Studio per la testa di Leda”, il modello ligneo della facciata di San Lorenzo a Firenze, e alcuni sonetti autografi. Si possono ammirare, inoltre, la “Caduta di Fetonte” dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, lo Studio di testa di “Sibilla Cumana” dalla Biblioteca Reale di Torino. A documentare il laboratorio classicista di Michelangelo c’è il busto di “Bruto” che è esposto accanto al “Bruto” in bronzo dei Musei Capitolini e al Caracalla dei Musei Vaticani. Oltre a disegni e progetti per la Cappella Sistina, per la Piazza del Campidoglio ci sono il calco in gesso dello “Schiavo morente” (la statua si trova al Louvre), il dipinto detto “La Pietà del Maestro di Manchester”, la “Madonna di Bruges” (calco in gesso). Opere che da sole riescono a commuovere il visitatore e che valgono l’intera mostra.

Ben documentato è anche il rapporto tra Michelangelo e Vittoria Colonna (1490-1547) poetessa e donna di illuminata ispirazione religiosa per la quale Michelangelo compose disegni e opere in versi. Anche qui viene in luce l’avventura epocale del pensiero cattolico sospeso fra gli influssi discordanti del Protestantesimo e del Rinascimento ancora vigoroso, appena prima che il Concilio tridentino desse avvio alla lunga stagione Controriformista.

Nella foto: Michelangelo Buonarroti, “Madonna della Scala”, ca. 1491.

 

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