In Albania si marcia per la Pace

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Operazione Colomba, il Corpo Nonviolento di Pace della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, sta facendo una Marcia Internazionale per la Pace in Albania, da Bajarani Curri a Tirana, intitolata ‘Un popolo si muove per la Pace, contro le ‘vendette di sangue’ che si svolge fino al 1 luglio per riaffermare, contro le ‘vendette di sangue’, il diritto alla vita e alla giustizia!

Gli organizzatori, che propongono l’iniziativa, hanno affermato: “Abbiamo pensato di organizzare una marcia per la pace che percorra l’Albania toccando le località più significative al fine di sensibilizzare e coinvolgere la società civile presente in tutto il territorio nazionale e contare anche sulla partecipazione di realtà (singoli, associazioni…) internazionali”.

Infatti, nel marzo dello scorso anno i volontari di Operazione Colomba hanno promosso una campagna di raccolta firme contro il perpetrarsi delle vendette di sangue, rivolta a tutti i cittadini, denominata ‘5000 firma për Jetën’, conclusasi nel settembre 2013, nella quale sono state raccolte e consegnate alle principali autorità albanesi, quasi 6000 firme, affinché fossero prese misure efficaci per contrastare il fenomeno della gjakmarrje, ossia vendetta di sangue’.

Valentina Rodofili, operatrice dell’Associazione, ha scritto delle donne che hanno vissuto questa esperienza: “Pur essendo escluse dalla spirale della gjakmarrje ne subiscono le conseguenze in maniera pesante. Ma nella forza e nella dignità che esprimono le donne ‘sotto vendetta’ ci sono i germogli per riconquistare i propri diritti… La gjakmarrja è la vendetta di sangue, per la quale, in seguito ad un omicidio, la famiglia del defunto ha il diritto di vendicarsi sui membri maschili, fino alla terza generazione successiva all’omicida, e affida invece alla donna, madre di famiglia, ma anche figlia, sorella, cognata, suocera… a caricarsi di tutte le responsabilità del menage famigliare. Le donne con cui facciamo questo percorso sono in attesa della vendetta quindi vivono chiuse in casa assieme alla propria famiglia, poiché come segno di rispetto alla famiglia che ha subito il lutto ci si auto reclude.

Gli uomini di casa non possono uscire altrimenti rischiano di subire la vendetta e vivono costantemente nella paura e, frustrati, si rifugiano spesso nell’ebbrezza alcoolica. Il sangue delle donne invece non è utile alla presa della vendetta, non vale, quindi l’esclusione dalla vendetta non è un riconoscimento della loro natura ma una mera accettazione dell’inferiorità di genere. Sono così ‘libere’ di uscire per lavorare e mantenere la famiglia, nei campi o con gli animali, ma anche in fabbrica, sfruttate dalle aziende che approdano in Albania per approfittare della manodopera a basso costo”.

Nella visita a questa nazione nel 1993 il papa san Giovanni Paolo II affermò: “Albania! Guarda al tuo futuro e non temere, giacché grandi sono le tue risorse di umanità! Sappile investire a piene mani per il bene di tutti. Non sarai lasciata sola nella difficile opera della tua ricostruzione materiale e spirituale. A nome tuo vorrei qui chiedere alla Comunità internazionale di rivolgere la sua attenzione fattiva alle esigenze del tuo sviluppo integrale. Solo così si potrà costruire la pace in questa regione dei Balcani, insanguinata da ignobili ed assurdi conflitti fratricidi”.

Dal 2010 Operazione Colomba è presente in Albania, a Scutari, con una presenza anche a Tropoja, per sostenere il lavoro che la Comunità Papa Giovanni XXIII svolge dal 2004 sul tema delle ‘vendette di sangue’. I volontari, insieme ai membri della Comunità e ai volontari del Servizio Civile internazionale, condividono la quotidianità con le famiglie in situazioni di vendetta, anche attraverso sostegni nell’assistenza medica e scolastica, con l’obiettivo di giungere a percorsi di riconciliazione (Pajtimi) e perdono fra queste famiglie, ma anche con l’intento di portare all’attenzione dell’opinione pubblica albanese ed internazionale questo fenomeno drammatico, al fine di contribuire ad avviare percorsi virtuosi tra i cittadini e con le associazioni, in vista di una riconciliazione a livello nazionale.

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